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Mer. Nov 20th, 2024

“Il rallentamento dei mercati a livello mondiale richiede una riflessione da parte di tutto il settore, dopo un 2018 difficile per via della scarsa vendemmia 2017 e gli inizi di un 2019 che, invece, si annuncia problematico dopo l’abbondante produzione dell’ultimo anno. In questo contesto, è necessario agire rapidamente e mettere a disposizione delle imprese italiane, per le quali l’export rappresenta una fetta consistente del fatturato, strumenti che aumentino la loro competitività. Il mondo del vino auspica, quindi, che il Ministro Gian Marco Centinaio renda operativo il decreto promozione e dia un’accelerata al lavoro di coordinamento con ICE per un utilizzo efficace e completo dei fondi previsti per la promozione internazionale. Queste misure sono fondamentali per il settore, per far sì che l’Italia del vino superi l’attuale frammentata e disordinata attività promozionale, proponendosi all’estero con una sola voce. A breve UIV incontrerà i nuovi vertici di ICE e il sottosegretario Geraci per un confronto su questi temi”.

Così Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, commenta la situazione del mercato mondiale del settore vitivinicolo, che ha registrato una diffusa riduzione delle importazioni. I numeri delineano un quadro generale in calo, che deve fare riflettere il comparto: il volume globale importato nel 2018 dagli 11 grandi Paesi monitorati dall’Osservatorio ha registrato un -4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una quota di poco superiore ai 39 milioni di ettolitri tra vino fermo e spumante, per un valore di circa 22 miliardi di dollari, in aumento del 3% rispetto al 2017.

I vini fermi confezionati sono quelli che hanno vissuto l’anno più difficile: oltre allo stallo patito sul continente americano (-1% in volume tra Usa, Canada e Brasile), si è aggiunta la novità del rallentamento della piazza cinese (-8% a volume). Questa situazione ha dunque generato un saldo dell’aggregato attorno a -5% a volume (34 milioni di ettolitri), controbilanciato solo in parte dal debole aumento del 2% a valore (18 miliardi di US$).

Il 2018 è stato un anno parzialmente positivo per gli spumanti: il valore aggregato delle importazioni degli 11 Paesi monitorati è aumentato del 7% (4 miliardi di dollari), mentre a volume i 4,8 milioni di ettolitri di prodotto assorbiti equivalgono a un aumento del 2%, il più debole dal 2013, determinato soprattutto dal rallentamento registrato sui mercati tedesco (-8%), inglese (-1%) e giapponese (-1%), solo in parte controbilanciato dal +8% statunitense.

In un contesto simile, in termini di volumi generali (vini fermi, frizzanti e spumanti), le esportazioni di quasi tutti i grandi Paesi produttori hanno sofferto: gli unici segnali positivi, seppur contenuti a un magro +1%, sono stati registrati da Paesi minori, come Sudafrica e Portogallo. Per i big, segno meno del 2% anche per l’Italia, da raffrontarsi con -5% dell’Australia, -6% della Francia e -10% della Spagna. Per quanto riguarda i risultati in valore, invece, i recuperi sono compresi fra il +6% sudafricano e il +1% tedesco. L’Italia si accontenta di un +3%, pareggiando di fatto la performance francese, fortemente penalizzata dalla Cina, mentre sono riusciti a migliorare i propri risultati gli australiani, con una crescita del 5% dovuta alla piena entrata in vigore dell’accordo di libero scambio concluso recentemente con Pechino, primo sbocco commerciale per Canberra.

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