Il gruppo Conad conquista le attività italiane di Auchan e diventa leader incontrastato del settore della grande distribuzione organizzata, sopravanzando la rivale Coop. L’accordo, già in dirittura d’arrivo nei giorni scorsi, è stato chiuso in mattinata con Auchan Retail: oggetto la quasi totalità dei 1600 punti vendita del gruppo nel nostro paese, tra cui una cinquantina di ipermercati; restano fuori dalla transazione 33 supermercati in Sicilia, che potrebbero andare a un operatore locale, e 50 drugstore a marchio Lillapois.
Prezzo della transazione una cifra non comunicata ma che le indiscrezioni vogliono appena inferiore al miliardo di euro; della partita anche l’imprenditore-finanziere Raffaele Mincione con la Wrm group, società specializzata nel real estate commerciale. Bdc Italia, il veicolo che avrebbe concluso l’operazione, sarebbe controllata da Conad al 51% del capitale e da Mincione con il 49%. All’imprenditore inoltre andrebbe la proprietà degli immobili commerciali, che poi verrebbero affittati a Conad.
Il sorpasso su Coop
In attesa dell’ok dell’antitrust che dovrà passare al vaglio l’operazione, Conad inizia a fare i conti sull’accresciuto peso del gruppo nel settore. La quota di mercato, che era del 12,9%, dovrebbe salire intorno al 16,5%, mentre l’aggregato del fatturato con Auchan passerebbe da 13,4 a 17,1 miliardi di euro. Conad, che pure è una società cooperativa, diventerebbe così leader davanti alla Coop che ha una quota del 14,2%.
“Siamo soddisfatti di aver acquisito e riportato nelle mani di imprenditori italiani una rete di distribuzione di grande valore, che sta attraversando un periodo di difficoltà ma che ha grandi potenzialità ed è complementare a quella di Conad – è il commento dell’a.d. Francesco Pugliese – oggi nasce una grande impresa italiana, che porterà valore alle aziende e ai consumatori italiani”.
Il vero problema per il gruppo bolognese sarà semmai quello di risanare i conti del conglomerato francese, che sono pesantemente deficitari. Nei cinque anni che vanno dal 2013 al 2017 Auchan italia ha perso un totale di 874 milioni di euro, 275 milioni nel solo 2017. Una situazione ben diversa rispetto a Conad, che nello stesso periodo ha guadagnato 871 milioni. Nell’arco di tempo Auchan ha accusato una variazione negative media annua del 5% del fatturato e un calo del 14,4% dei dipendenti, che ora sono poco sotto le 15.000 unità.
Le apprensioni dei sindacati
Proprio l’occupazione è naturalmente al centro dell’attenzione dei sindacati, che dopo l’operazione hanno subito chiesto un confronto con la nuova proprietà. Secondo il segretario nazionale della Fisascat Cisl, Vincenzo Dell’Orefice, “il disimpegno di un primario gruppo europeo come Auchan è un segnale inquietante per il nostro Paese. Il notevole salto di qualità delle politiche di acquisizione portate avanti da Conad e dalle tante entità societarie che operano sotto la sua insegna, di contro, inevitabilmente modificherà la struttura del comparto. È necessario non disperdere il patrimonio di professionalità e di esperienza rappresentato dalle migliaia fra lavoratici e lavoratori dipendenti da Sma Simply e da Auchan col passaggio di mano degli asset aziendali a Conad”.
“Già in occasione dell’incontro convocato presso il ministero dello Sviluppo Economico per il prossimo 28 maggio – ha concluso Dell’Orefice – occorrerà chiarire tempi, modalità e condizioni sia della cessione nel suo complesso che del trasferimento delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Secondo Filcams Cgil “è assolutamente prioritario attivare rapidamente un confronto con tutti gli attori di questa operazione commerciale per ottenere garanzie sul futuro degli addetti interessati dal passaggio. Non è accettabile che questa acquisizione possa determinare esuberi e licenziamenti o anche sensibili peggioramenti delle condizioni attuali di lavoro. Il sindacato vuole conoscere il piano industriale di Conad e le intenzioni dell’impresa rispetto al mantenimento del perimetro della rete vendita acquisita dalla multinazionale francese. Anche il Ministero dello Sviluppo economico può e deve giocare un ruolo importante per impedire che i costi di questa operazione si scarichino sui dipendenti determinando una crisi occupazionale dal forte impatto sociale”. (Agi)