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Ven. Dic 27th, 2024

Le Società Benefit in Italia sono 400 di cui 26 in Piemonte mentre le B Corp italiane sono 76 di cui 4 in Piemonte
Un’azienda che restituisce all’ambiente più di quanto sottrae, il cui impatto sulla società e le persone con cui collabora è positivo, che stabilisce con i propri dipendenti un rapporto basato sulla fiducia, conciliando lo sviluppo del potenziale professionale con le esigenze di vita privata.

Sono questi alcuni dei principi che definiscono l’identità di Slow Food Promozione Srl SB, tra le prime realtà in Italia ad aver compiuto il passaggio da società for profit a Società Benefit, nel 2016, e recentemente entrata a far parte del movimento internazionale B Corp insieme ad altre 2800 realtà virtuose in 60 Paesi.

Altra novità che riguarda il quartier generale dell’associazione della chiocciola a Bra è l’introduzione del lavoro agile che coinvolge 154 membri dello staff di Slow Food Italia APS, Slow Food Internazionale, Slow Food Promozione Srl SB, Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, Fondazione Terra Madre e Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, che per un totale di 8 giorni al mese possono organizzare la propria giornata lavorativa senza stringenti vincoli di orario e di luogo di lavoro.

Da profit a benefit

Slow Food Promozione è diventata una Società Benefit a settembre 2016, secondo la legge introdotta solo qualche mese prima in Italia, primo Paese dopo gli Stati Uniti a dare la possibilità alle aziende di modificare la propria forma giuridica sviluppando, oltre agli obiettivi di profitto, attività nel settore sociale e ambientale, apportando benefici per la comunità e aumentando il livello di trasparenza delle proprie politiche. Una scelta volontaria che impegna l’azienda a operare per il raggiungimento di queste finalità.

Che cos’è B Corp


Slow Food Promozione è anche entrata a far parte del movimento internazionale B Corp, che ha l’obiettivo di far emergere le aziende “migliori per il mondo”, quelle che misurano e verificano rigorosamente il loro impatto a tutti i livelli e si impegnano per agire come forza positiva nella società. Slow Food Promozione è diventata una B Corp certificata con un punteggio di 82.7. Scopo del punteggio, più che un giudizio di merito, è innescare comportamenti virtuosi tra tutte le aziende, misurate e valutate nel loro operato secondo cinque parametri: governance, comunità, dipendenti, ambiente, clienti e fornitori. A oggi, su oltre 100.000 aziende che nel mondo si sono misurate con il protocollo B Impact Assessment delle B Corp, 2800 superano la soglia degli 80 punti per qualificarsi.

Nel percorso verso il movimento B Corp, fondamentale è stato il lavoro di affiancamento con Nativa, la prima B Corp in Italia e tra le aziende fondatrici del movimento in Europa, che ha collaborato con il Senato per l’introduzione della legge sulle Società Benefit. Obiettivo di Nativa è proprio accompagnare e sostenere le aziende italiane a impiegare correttamente tutti gli strumenti di misurazione e miglioramento verso un impatto positivo del business nella società.

Le Società Benefit ufficialmente registrate sono al momento 400 di cui 26 in Piemonte (quattro si trovano in provincia di Cuneo) mentre le B Corp italiane certificate sono 76, di cui quattro in Piemonte (due in provincia di Torino, una in provincia di Verbania Cusio Ossola e, appunto, Slow Food Promozione in provincia di Cuneo).

Chi è Slow Food Promozione
Slow Food Promozione è la società operativa di Slow Food Italia, Associazione di Promozione Sociale, e ne condivide le finalità realizzando attività di educazione e promozione per diffondere la cultura del cibo buono, pulito, giusto e sano per tutti. Tra i principali progetti realizzati da Slow Food Promozione citiamo gli eventi internazionali Terra Madre Salone del Gusto, Slow Fish e Cheese.

«Ci siamo resi conto di essere sempre stati una società Benefit e una B Corp, ancor prima che la nostra strada incrociasse questo nuovo modo di fare impresa. Si tratta di principi che l’associazione ha votato anche durante l’ultimo congresso internazionale a Chengdu, in Cina, nel 2017 e che rappresentano una guida nell’operato di ogni giorno» commenta Daniele Buttignol, amministratore delegato di Slow Food Promozione. «Adesso il nostro compito è migliorare di anno in anno i cinque indicatori con i quali siamo entrati nel movimento B Corp e quindi aumentare la trasparenza e l’eticità del nostro operato; la soddisfazione di clienti e fornitori; le ricadute delle nostre attività sulla comunità nella quale operiamo e sull’ambiente; il benessere dello staff».

Proprio su quest’ultimo punto si innesca l’ultima importante novità organizzativa che interessa il quartier generale di Slow Food a Bra: dal 1 marzo 154 membri dello staff delle società Slow Food Italia APS, Slow Food Internazionale, Slow Food Promozione Srl SB, Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, Fondazione Terra Madre e Università degli Studi di Scienze Gastronomiche possono usufruire di un massimo di 8 giorni di lavoro agile ogni mese. Secondo le norme introdotte dal decreto legge 81/2017, i dipendenti possono cioè organizzare la propria giornata lavorativa senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, disponendo di strumenti digitali adatti a lavorare in mobilità e rispettando l’accordo individuale sottoscritto dalle parti.

«Si tratta di un cambiamento importante della cultura aziendale che va verso un’organizzazione per obiettivi, permettendo di conciliare il tempo dedicato al lavoro con le esigenze di vita privata. Diverse sono le ricadute immediate, oltre naturalmente a una maggiore serenità del singolo individuo: il miglioramento dell’ambiente di lavoro e del sentimento di appartenenza, grazie a un rapporto basato sul dialogo, l’ascolto, la fiducia e la lealtà reciproche; il contributo al contenimento dell’inquinamento ambientale, grazie ai minori spostamenti e, a tendere, una riduzione dei costi di mantenimento della struttura» afferma Buttignol.

Secondo la ricerca dell’ottobre 2018 presentata dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nonostante l’Italia sia il fanalino di coda, più per una questione di diffidenza culturale che di difficoltà oggettive, nel 2018 gli smart worker sono stati 480mila, il 20% in più rispetto al 2017, pari al 12,6% del totale degli occupati che in base alla tipologia di attività potrebbero svolgere il lavoro agile.
I benefici economico-sociali potenziali sono enormi sia per i dipendenti che per l’azienda: basti pensare che anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare al dipendente in media 40 ore all’anno di spostamenti e per l’ambiente determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno. Per le aziende si calcola invece che l’adozione di un modello “maturo” di smart working possa produrre un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore.

Si tratta di un percorso che richiede il dovuto sostegno, soprattutto per l’universo Slow Food i cui numeri non sono da grande impresa e ogni componente dello staff risulta indispensabile. «Stiamo ridefinendo la nostra organizzazione aziendale per andare incontro agli obiettivi dell’associazione e alle sfide che il movimento vuole affrontare a livello globale. Il percorso verso il lavoro agile rientra in questa nuova ottica, ma come ogni piccola grande rivoluzione va accompagnata, innanzitutto a partire dall’analisi delle problematiche e dall’ascolto delle necessità» conclude Daniele Buttignol.

Ad accompagnare Slow Food in un lavoro sartoriale di applicazione della normativa in questi mesi di preparazione del progetto di smart working è stato Andrea Rapacciuolo del Dipartimento di Scienze giuridiche di CRS Laghi, Centro Ricerche e Studi dei Laghi.

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