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Ven. Dic 27th, 2024



Vini rossi Dop della Toscana leader nel mercato europeo. Un valore complessivo delle esportazioni nel 2018 pari a 518,6 milioni di euro, contro i 273,7 del Veneto e i 242 milioni del Piemonte in tutti i principali mercati, in particolare in Germania, Uk, Francia, Paesi Bassi e Belgio. È quanto emerge dalla ricerca Wine Monitor Nomisma per Consorzio Vino Chianti
In particolare, in Germania l’export di rossi Dop della Toscana nel 2018 è risultato pari a 63 milioni di euro contro i 36 del Veneto, secondo vino rosso Dop italiano più esportato. Mentre nel Regno Unito è risultato di poco superiore a 28 milioni di euro, contro i 21 milioni dei rossi del Piemonte.

“Numeri e valori che descrivono bene il peso che i vini Dop toscani hanno sul mercato internazionale – ha detto Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti – e su cui lavoriamo costantemente per promuovere e valorizzare la qualità della Denominazione. Un lavoro che parte da lontano e che è frutto di investimenti e strategie mirate e di lungo periodo. Oggi grazie ai risultati raggiunti e al rinnovo dei vigneti possiamo tranquillamente dire che entro il 2025 la produzione di Chianti raggiungerà un milione di ettolitri”

Sono stati infatti ristrutturati mediamente 850 ettari di vigneti atti a produrre Vino Chianti all’anno tra il 2001 e il 2018, il 75% del totale, per un investimento da parte delle Aziende di oltre 600 milioni di euro. A ciò dobbiamo aggiungere tutti gli altri ulteriori investimenti fatti nell’ammodernamento delle Cantine e delle attrezzature per innalzare il livello qualitativo del Vino Chianti DOCG quale segnale di vitalità del settore.


Un contesto che asseconda l’aumento delle esportazioni in mercati come il Regno Unito. Tendenza che però si scontra con le preoccupazioni legate alla Brexit. Nel primo trimestre di quest’anno, secondo la ricerca Nomisma, l’export di vini rossi Dop della Toscana è aumentato in UK del 36% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

“Un dato quest’ultimo molto positivo, ma che fa crescere le preoccupazioni negli importatori inglesi che vedono un futuro meno roseo con eventuali restrizioni commerciali e barriere tariffarie derivanti dalla fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea”, osserva il presidente Busi

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