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Lun. Dic 23rd, 2024

“Il drastico cambiamento che sta interessando l’allevamento da latte – dichiara Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo – sta ridisegnando i profili dei principali distretti produttivi: il mondo agricolo saprà essere il vero protagonista di questo processo quanto più saprà evolversi nella responsabile consapevolezza del proprio ruolo strategico. Come Granarolo vogliamo promuovere un’offerta alimentare di qualità, che sostenga la crescita dei produttori, preservando le nostre risorse naturali”.

Questo l’assunto di base di Granarolo, che ha aperto oggi una riflessione sulle politiche di sostenibilità legate alle filiere agricolo alimentari, valore e patrimonio del territorio italiano, alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio, con i contributi del Prof. Enrico Giovannini, Portavoce di Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile nata il 3 febbraio del 2016, su iniziativa della Fondazione Unipolis dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Fulvio Guarneri, Presidente Unilever Italia, e Ettore Prandini, Presidente Nazionale Coldiretti.

L’iniziativa è nata dalla consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dall’urgenza di decisioni importanti da parte delle aziende alimentari e delle istituzioni attraverso interventi sistemici sulle filiere produttive. Concretamente questo può essere raggiunto attraverso leggi che favoriscano la durabilità dei prodotti e il loro mantenimento, insieme a una tassazione che non colpisca il lavoro, ma l’energia e i materiali utilizzati. L’obiettivo è quello di creare attori responsabili lungo tutta la filiera. Per tale ragione l’iniziativa è stata allargata a imprese agricole e lattiero-casearie e a istituzioni nazionali e regionali.

Nel dettaglio relativamente ai tre obiettivi Granarolo che fanno riferimento al 12° goal dello sviluppo sostenibile, Consumo e Produzione Responsabili.

1 PIU’ BENESSERE ANIMALE ALLA STALLA

Obiettivo: raggiungere un punteggio minimo di 70/100 di benessere animale per tutte le stalle della filiera Granarolo-Granlatte già certificate, accompagnato da una più attenta gestione dell’uso dei farmaci finalizzata alla riduzione degli stessi e alla migliore efficacia terapeutica.

Azioni:
Sono stati pianificati incontri di formazione con gli allevatori di tutte le Regioni in cui Granlatte-Granarolo è presente e incontri con crediti formativi con i veterinari aziendali.

Dal 2017 la Cooperativa Granlatte, costituita dagli allevatori della filiera Granarolo-Granlatte, ha avviato con CSQA un programma sul miglioramento del benessere animale, che ha portato nel corso del 2018 alla certificazione sul Benessere Animale in allevamento CSQA DTP122 n. 53024 tutti gli allevamenti. Le stalle certificate sono state valutate mediante indicatori specifici di benessere animale in allevamento per verificare le condizioni della mandria, delle strutture e delle attrezzature e della gestione dell’attività zootecnica.

Il nuovo obiettivo che Granlatte-Granarolo si è data per il prossimo triennio consiste nell’alzare lo standard portando tutte le stalle a punteggi di benessere animale superiori a 70/100 (questo punteggio è stato raggiunto oggi da 336 stalle pari al 63% del latte conferito).
In parallelo si lavorerà con i veterinari aziendali per introdurre pratiche preventive ed una gestione dell’uso dei farmaci orientata alla migliore efficacia terapeutica e alla riduzione degli stessi.

“Per raggiungere questi obiettivi – continua Gianpiero Calzolari – investiremo affinché i nostri allevatori siano sempre più parte attiva del cambiamento. La Cooperativa Granlatte ha già avviato una riflessione importante con i soci allevatori finalizzata a mettere a punto il proprio Piano Strategico partecipativo che va verso la direzione di una agricoltura 4.0 e una sostenibilità a 360° (riduzione dell’impatto ambientale alla stalla, benessere animale, riduzione del consumo di acqua e di energia)”.

2 RIDUZIONE DELLA PLASTICA

L’obiettivo: -3.787 t di CO2 eq. in 3 anni corrispondente all’illuminazione annua di una città di 54.726 abitanti.

Azioni:

a. riduzione drastica del peso degli imballaggi primari e secondari,
b. uso di plastica riciclata sulle bottiglie di latte e sulle confezioni dei formaggi,
c. recupero degli imballaggi del latte reso da mercato,
d. sperimentazione materiali alternativi alla plastica.

In parallelo Granarolo vuole creare dei meccanismi premianti con consumatori e retailer che possano incentivare la raccolta e il riciclo di plastica.

Molte le iniziative già attuate di riduzione del peso degli imballaggi in plastica primari e secondari di latte e latticini. Già dallo scorso marzo il Gruppo ha lanciato sul mercato la prima bottiglia di latte in Italia con il 20% di plastica riciclata, da giugno si arriverà a 25% ed entro fine anno al 50% su tutte le bottiglie. Da inizio anno è partito il recupero delle bottiglie in plastica rese dal mercato, prima destinate a termovalorizzatore o discarica, e in parallelo sono in corso sperimentazioni su materiali alternativi alla plastica, anche in sinergia con giovani start-up.

“La vera sfida – continua Calzolari – sarà coinvolgere i consumatori nella raccolta di plastiche alimentari che noi utilizzeremo per fare altre bottiglie, senza passaggi intermedi”.

3 UN PIANO ANTI-SPRECO

Granarolo ha avviato un piano anti-spreco su latte e latticini lavorando in sinergia con istituzioni, clienti e consumatori. Obiettivo a cui ambire insieme è -10% di resi da mercato italiano (stimando in 123.000 tonnellate il reso da mercato di latte e latticini freschi in Italia) che corrispondono a -1.400 t di CO2 eq cioè all’illuminazione annua di una città con circa 20.000 abitanti.

Azioni:
a. allungamento delle shelf-life dei prodotti,
b. campagna per una gestione più sostenibile dei prodotti in casa,
c. campagna sui nuovi usi per i prodotti in scadenza,
d. campagna per un corretto smaltimento.

Latte e derivati contribuiscono in larga parte allo spreco alimentare. Possono rappresentare fra il 4 e l’8% del venduto della categoria. Attualmente nella migliore delle ipotesi il prodotto ritirato dai punti vendita, nel rispetto della catena del freddo, pur essendo ancora integro, può essere recuperato come sottoprodotto da indirizzare all’alimentazione animale. Un allungamento della shelf-life potrebbe garantire una riduzione dello spreco alimentare, in considerazione del grande lavoro fatto, a partire dalla stalla per migliorare la qualità del latte in origine e lungo la catena del freddo per preservarne le caratteristiche organolettiche, anche grazie alle nuove tecnologie disponibili.
Una vita residua più lunga dell’attuale consentirebbe alle famiglie alto consumanti di fare un minimo di scorta, acquistando pur con una sola visita settimanale al supermercato la quantità di prodotti necessari per coprire i bisogni di una settimana. Un virtuoso processo competitivo di miglioramento continuo gioverà a tutte le parti interessate, consumatori, produttori, trasformatori e ambiente.

“Stiamo allungando il periodo di vita dei nostri prodotti – conclude Calzolari. Ora servono leggi che favoriscano la durabilità degli stessi, il loro mantenimento e una tassazione che non colpisca il lavoro, ma l’energia e i materiali utilizzati”.

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