L’Ufficio Studi Foodiestrip, l’app dedicata all’eating out fondata da Fabrizio Doremi e Alessio Poliandri, ha pubblicato oggi i dati relativi al terzo bimestre 2019 del Report sull’Eating Out in Italia. Contrassegnato da una torrida estate in anticipo che ha ribaltato le abitudini alimentari degli Italiani.
Tesoro, apri il frigo e preparati pure qualcosa. Io vado fuori e non aspettarmi.
I 18 mila intervistati (50% uomini, 50% donne equamente distribuiti tra Nord – Centro – Sud e di età compresa fra i 18 e i 65 anni) con i trenta gradi di questa estate 2019 arrivata in largo anticipo dicono bye-bye a fornelli e tavola domestica. La quota femminile che ha già chiuso il gas a casa si attesta infatti intorno al 62% (+7% rispetto al bimestre precedente) ed è omogenea da Trento a Palermo. Inoltre non va molto d’accordo con la controparte maschile che al nord per oltre il 60% preferisce mangiare a casa. Percentuale che scende di soli tre punti al centro e al sud. I padroni dell’eating out restano i millennial con quote che raggiungono il 50% al nord e al centro e salgono al 57% nella parte meridionale del Paese. Meno omogenea è la fascia tra i 37 e i 44 anni. I fan dell’eating-out si concentrano infatti al nord (42%) mentre al centro e al sud precipitano rispettivamente a quota 16% e 30%. “Le vacanze sono sempre più vicine – ha commentato Fabrizio Doremi, CEO e Founder di Foodiestrip. “e indagando più a fondo gli intervistati sono emerse motivazioni del tutto plausibili in reazione alle temperature climatiche torride di questo bimestre. L’atteggiamento (per oltre il 70% degli intervistati) è infatti compensativo. Il disagio della città e dell’ufficio porta infatti in primo piano l’esigenza di ritagliarsi momenti di vacanza interiore che si traducono nello stare fuori casa il più possibile. Il 22% afferma addirittura di approfittare di SPA cittadine o agriturismi non lontani dalla residenza non solo per il weekend, ma anche per una serata o una notte infrasettimanale da sfruttare appena chiusa la porta dell’ufficio. Insomma, anche se i portafogli non sono particolarmente ricchi, il fastidio di afa e zanzare supera ogni crisi e precarietà. Soprattutto di fronte a un’offerta ampia e accorta di strutture che offrono queste minivacanze a prezzi superscontati, spesso intorno ai 35 Euro a persona”.
Tanta voglia di Hawaii.
Se gli italiani, come hanno dimostrato nei primi quattro mesi dell’anno, sono abbastanza tradizionalisti in fatto di cibo, basta il primo sole per accendere la voglia di nuove avventure della gola. E quindi tutti pazzi per il poke, la ciotola che viene da Honolulu piena di pesce crudo e mille altre prelibatezze fresche, energetiche e sane. Oltre il 35% degli italiani afferma di averlo mangiato almeno due volte al mese e ha un successo senza pari non solo nelle aree metropolitane di Milano e Roma (dove la sensibilità a mode e trend è sicuramente elevata), ma anche al sud, in virtù di una ottima disponibilità di pesce freschissimo e di una cucina in cui l’elemento ittico è protagonista. “E’ un successo prevedibile e non solo in Italia”, afferma Doremi. “Il poke si presta infatti a infinite varianti e personalizzazioni a seconda non solo dei gusti dei “foodies” ma anche dei locali. Per questo è entrato dalla porta principale nei ristoranti non solo esotici, ma anche italiani, nelle pizzerie e nei chioschi da spiaggia. Senza tralasciare la crescita esponenziale delle “pokerie”, protagoniste del casual dining 2019. La prova? Ma perché piace così tanto questa, tutto sommato, semplice insalata di pesce? Per il 40% dei Foodies poke-addicted è un po’ come la pizza: sempre uguale e sempre diversa, adattabile a gusto e desideri del giorno. Ma oltre il 60% afferma che l’elemento vincente è l’equilibrio tra gusto e salute. Ritiene di poterne mangiare a sazietà senza mai sentirsi appesantito, ma anzi energico e attivo più che mai. Il 35 % invece ne apprezza principalmente la delicata raffinatezza”.
In zona Millennials dalle sei di sera a tarda notte si sta in giro (e non solo sui social)
L’apericena, al top delle preferenze dei Foodies under 35 nel secondo bimestre 2019, nel terzo si “scompone”. E quindi ci si concede un ricco “combo” di aperitivo, cena e afterdinner. Almeno una volta alla settimana. Una scelta che riguarda il 58% degli intervistati al nord, il 41% al centro e il 42% al sud. La spesa media del “trittico” oscilla in media tra i 37 (al nord) e i 50 Euro (al sud): quindi relativamente abbordabile e più conveniente della discoteca. Tutto questo però come si combina con l’assunto che vuole i giovani completamente assorbiti da una socialità intermediata da Facebook & affini? “Quello che solo cinque anni fa poteva essere una realtà oggi è stereotipo”, commenta Doremi. “Sicuramente il rapporto simbiotico con lo smartphone per gli under 35 è vitale, ma è normalizzato nel loro quotidiano ed è funzionale, non sostitutivo rispetto a una vita sociale nel mondo fisico. Su whatsapp o messenger ci si mette d’accordo su orari e modalità d’incontro. Su Tinder si cerca l’incontro “dal vero”. Facebook ci segnala gli amici nelle vicinanze. E anche Foodiestrip, di fatto, promuove lo stare insieme”.
Dove si esce di più?
La capitale dell’eating-out, in questo terzo bimestre, si trasferisce da Milano a Roma. Napoli guadagna posizioni aggiudicandosi l’ex-aequo con il capoluogo lombardo, seguita da Firenze e da Rimini-Riccione. “Chiaramente”, commenta Doremi, “Milano e Roma, se non altro in virtù delle dimensioni dell’offerta e della domanda, sono e saranno sempre le capitali del fuori casa in Italia. È però interessante che questo bimestre abbia fatto emergere la riviera romagnola e la città d’arte per eccellenza. Ormai l’estate si avvicina e cominciano a rendersi protagoniste le destinazioni turistiche”.
Concludendo
I dati del Report bimestrale Foodiestrip sull’eating-out in Italia (pur avendo carattere orientativo non essendo il campione sondato strutturato in base a criteri statistici), confermano la tendenza evidenziata dal Rapporto Ristorazione 2018 della FIPE. Secondo l’associazione di categoria infatti, i consumi alimentari fuori casa coprono ormai il 36% del totale e valgono 43,2 miliardi di Euro. La ristorazione quindi, sembra essere il timone della ripresa italiana confermandosi come settore leader della filiera agroalimentare.