Estati confuse, primavere rigide, e autunni eccessivamente miti: i cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti e hanno un’immediata influenza sulla durata e sulle caratteristiche delle stagioni e, di conseguenza, su tutto ciò che ci riguarda.
“Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di cambiamenti climatici, dalla metà del XIX secolo il clima sulla Terra ha subito un processo di riscaldamento – dice Mattia Gussoni de iLMeteo.it – la temperatura media sulla superficie terrestre è aumentata di circa 0.6 °C solo nell’ultimo secolo.” In particolare l’Europa e l’Italia, secondo l’esperto, hanno subito un forte aumento delle temperature negli ultimi 30 anni e gli effetti iniziano già a farsi sentire in modo drammatico. “Pensiamo ad esempio ai ghiacciai dell’arco alpino (patrimonio naturale e risorsa idrica non rinnovabile) – continuano da iLMeteo.it – che hanno già perso circa il 50% della loro estensione nel corso degli ultimi 100 anni, oppure alle ondate di calore sempre più frequenti con valori oltre ai 40°C. L’estate del 2019 passerà alla storia come la più calda mai registrata nell’emisfero settentrionale”.
La responsabilità di questa crisi climatica che apre scenari del tutto inediti, secondo l’esperto de iLMeteo.it, è principalmente legata alle attività dell’uomo con l’immissione in atmosfera di ingenti quantità di CO2 (anidride carbonica) derivante dai processi di produzione di energia, gas di scarico e riscaldamenti. Più caldo vuol dire anche maggior evaporazione e quindi più umidità ed energia in atmosfera. “Questo significa un aumento degli eventi meteo estremi come alluvioni lampo e nubifragi – continua Gussoni – specie in un territorio fragile come quello italiano. Una stagione particolarmente a rischio in questo senso è proprio quella che stiamo vivendo, l’autunno, quando masse d’aria fredda in discesa dal Nord Europa vanno ad interagire con i mari ancora molto caldi del nostro Paese. Ed è proprio quello che sta accadendo nelle ultime settimane in Italia dove abbiamo registrato un caldo anomalo da una parte e l’elevata probabilità, per il futuro prossimo, di fenomeni estremi in concomitanza con il sopraggiungere dei fronti instabili atlantici”.
Questi mutamenti hanno un effetto a catena su quello che mangiamo e sulla sicurezza alimentare. Secondo il Global Hunger Index 2019, infatti, il riscaldamento globale mette in pericolo la sicurezza alimentare in particolare nelle zone più povere e vulnerabili, portando la fame e la denutrizione a livelli ancora più “seri” e “allarmanti”.
Diversa, ovviamente, è la situazione nei paesi come l’Italia, dove comunque i cambiamenti climatici impattano su ciò che mangiamo. Come cambia o come dovrebbe cambiare, allora, il nostro modo di fare la spesa? “Fermo restando che la dieta alimentare varia da persona a persona, è indubbio che anche territorio e clima facciano la loro parte” – spiega Evelina Flachi, specialista in scienza dell’alimentazione e nutrizionista. “Sicuramente le temperature influenzano la scelta degli alimenti che compriamo e delle nostre ricette e – prosegue l’esperta – autunni più miti prolungano la presenza sulle nostre tavole degli alimenti tipici dell’estate, come frutta e verdura da consumare volentieri ancora crudi. Non dimentichiamo però che la stagionalità dei prodotti si lega alla nostra tradizione culinaria e influenza la dieta mediterranea; il rischio è che cambiamenti climatici così importanti e cruenti ci portino a perdere, o quantomeno a modificare, le nostre abitudini che tutto il mondo ci invidia”. E conclude Evelina Flachi: “Non ci resta che aspettare il freddo, dunque, per consumare piatti più conditi e sostanziosi, purché in porzioni moderate, e abbinate a una quotidiana attività motoria”.