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Dom. Nov 17th, 2024

La parola d’ordine del “Manifesto dei Giovani del Vino Italiano” è coesione. Coesione, tra tutte le figure professionali del mondo del vino – produttori, comunicatori e addetti al commercio – da realizzare attraverso un lavoro comune che sappia proiettare il settore nel futuro e gli consenta di vincere le sfide di un presente in continuo divenire. È questo il primo e più importante valore/impegno che fa da denominatore comune al Manifesto presentato oggi, sabato 9 novembre, al teatro Puccini di Merano in occasione del Merano WineFestival 2019. Alla presentazione sono intervenuti quattro dei principali fondatori del Manifesto, il presidente della Milano Wine Week Federico Gordini, la responsabile della comunicazione di AGIVI Chiara Giannotti, l’enologo Luca D’Attoma e il vicepresidente di AVIGI, Stefano Ricagno. Nato dalle proposte scaturite dal primo Wine Generation Forum tenutosi l’11 Ottobre 2019 in occasione della Milano Wine Week (MWW) e strutturato in collaborazione con AGIVI (Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani) presieduta da Federico Terenzi, il Manifesto si divide in quattro grandi macro aree d’intervento: politico-normativa, commercio, sostenibilità e comunicazione.

In particolare, sul tema normativo i giovani del vino hanno espresso l’urgenza di revisionare il sistema delle Denominazioni d’Origine (DO) nell’ottica di ridurre i numeri ed efficientare le denominazioni, oggi considerate molto complesse e poco chiare, e di individuare un ente nazionale che comunichi meglio all’estero il vino italiano e il sistema piramidale delle DO.

Dal punto di vista commerciale, invece, il Manifesto è intervenuto su più fronti: dall’esigenza di dare vita a marketplace italiani per dare spazio anche alle piccole imprese vitivinicole alla necessità di rivedere la norma sulle franchigie a livello europeo, uniformando l’e-commerce al commercio tradizionale, fino alla formazione specializzata del personale in sala.

Nel documento emergono anche alcune urgenze rispetto al tema della sostenibilità, come ad esempio quella di istituire vere e proprie scuole per la formazione dei tecnici che fanno assistenza vinicola, ma anche di comunicare meglio l’importanza di un confezionamento sostenibile dei prodotti e di sensibilizzare maggiormente la cittadinanza sulla tutela del territorio, proprio come accade già per aria e acqua.

L’ultimo tema trattato riguarda invece la comunicazione, da implementare attraverso le opportunità concesse dalle nuove tecnologie (social, app, blog, etc) ma senza incorrere nell’autoreferenzialità e in tecnicismi incomprensibili per i non addetti ai lavori. Da qui l’importanza di selezionare il giusto mezzo di comunicazione e affidarsi a professionisti specializzati nei diversi mezzi a disposizione. Per finire, è emersa la volontà di legare il vino alla terra, alla cultura, alla moda e a tutte le eccellenze del made in Italy per offrire nuove opportunità comunicative al settore, anche in ottica di fidelizzazione del consumatore.

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