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Sab. Dic 21st, 2024

Il cibo non è soltanto uno dei tre argomenti più discussi sui social, insieme a moda e automotive. E’ un’industria che, nelle sue innumerevoli declinazioni, in questi anni è cresciuta e continuerà a crescere. Basti pensare che nel 2018 la ristorazione mondiale ha raggiunto un valore pari a 2.563 miliardi di euro. Di questi, quasi la metà (il 46%) appartiene all’area Asia Pacific, che ha trainato la crescita del settore con un tasso medio annuo del 4,1% nel quadriennio 2014-2018, in testa a Nord America (+2%) ed Europa (+1,2%). Questo trend si prevede che proseguirà nel prossimo quadriennio (2018-2022), sebbene a un ritmo meno sostenuto (2,4%), generato in larga parte dalla performance di Asia Pacific (+2,7%) e del resto del mondo (+3,8%).

A scattare la fotografia è la ricerca “Italian cuisine market Monitor” sullo stato dell’arte del mercato foodservice a livello locale e globale realizzata da Deloitte in partnership con Alma, la Scuola internazionale di cucina italiana. L’indagine come ricorda il titolo, misura il giro d’affari della cucina italiana nel mondo che nel 2018 si è attestato a 229 miliardi di euro, in crescita del 10,6% rispetto al 2016. Di questi, solo 39 sono stati realizzati all’interno dei confini nazionali, rendendo di fatto l’Italia il terzo mercato dopo Cina e Stati Uniti. Con 71 miliardi, la Cina è il primo mercato per valore sul totale della ristorazione nel Paese, con una penetrazione pari al 15,8%. Sono invece gli Stati Uniti a riportare il tasso di penetrazione maggiore, pari al 35,7%, e un giro d’affari complessivo di 69 miliardi di euro. Seppure con valore totale più contenuto rispetto alla top 3, anche India e Brasile dimostrano un’alta penetrazione della cucina italiana (rispettivamente 24,9% e 28,2%). In Europa, invece, i principali mercati sono Regno Unito, Spagna e Francia, per cui la ristorazione italiana pesa tra i 4 e i 3 miliardi di euro. Sul fronte delle potenzialità della nostra cucina, il 50% del campione vede l’Italia al primo posto come cucina con le migliori prospettive, seguita dal Giappone (per il 40%) e infine la Francia che raccoglie solo il 13% delle preferenze.

“Le nostre ricerche confermano che la cucina italiana ha il maggiore potenziale di crescita all’estero – commenta Tommaso Nastasi, partner di Deloitte – Fattori come la qualità delle materie prime utilizzate ma anche la diffusione di abitudini e prodotti Slow Food vanno incontro alla sempre maggiore attenzione alla salute che caratterizza il consumatore di oggi”.

Andando ad analizzare un po’ più nel dettaglio il mercato della ristorazione mondiale, emerge che con il 50% di share di mercato, il full-service restaurant (che include stellati, trattorie e osterie), si conferma il primo canale della ristorazione mondiale. Tuttavia, sebbene continuino a guadagnare valore (+2,7% CAGR 14-18), i full-service restaurants hanno registrato un tasso di crescita inferiore rispetto a canali quali gli street stalls (chioschi e street food) che registrano un +3,7%, e i limited-service restaurant (fast food e fast casual restaurants) che conservano una velocità di crescita del 2,8%.

I primi dieci paesi per dimensioni di mercato rappresentano il 77% del valore della ristorazione full-service, trainati da Cina e India. (Fonte Yahoo Finanza)

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