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Lun. Dic 23rd, 2024

Nata negli Stati Uniti, la Giornata della Zuppa celebra tradizione e gusto della pietanza più antica al mondo, le cui origini risalgono addirittura al 20.000 A.C. Un piatto semplice e gustoso, nato dalla saggezza popolare, amato da Cristiano Ronaldo e consigliato da professori universitari, nutrizionisti e food blogger: gli americani ne consumano a milioni e in Italia il mercato è aumentato del 28% nel 2018.

Un sano pasto caldo nato dalla saggezza popolare, le cui origini antichissime risalgono al 20.000 A.C., nutriente e gustoso, e dotato di estrema versatilità. Queste le caratteristiche della zuppa, pietanza che ogni 4 febbraio viene celebrata negli Stati Uniti con il “National Soup Day” e di cui nel corso degli anni il consumo è aumentato a dismisura. Basti pensare che secondo una ricerca della United States Soup Industry e pubblicata su The Daily Meal gli americani mangiano oltre 10 milioni di zuppe all’anno, mentre in Italia secondo i dati dell’Osservatorio Nielsen il mercato delle zuppe fresche è aumentato del 28% nel 2018. L’amore per questa pietanza ha colpito anche personaggi illustri come Albert Einstein, che muto fino a 9 anni esclamò rompendo il silenzio “La zuppa è troppo calda”, e il mondo delle celebrities: da Cristiano Ronaldo, che ha posizionato la zuppa di fagioli tra le sue preferenze culinarie per rimanere in forma, a Kristen Stewart, assidua consumatrice di zuppe, da Blake Lively a Meghan Markle, che secondo Hello Magazine l’ha inserita nella sua dieta personalizzata, fino ad arrivare a Gwineth Paltrow, che predilige la zuppa wonton, ricetta orientale molto diffusa in Cina e Giappone. E ancora, secondo quanto riportato da People Magazine, Olivia Wilde ha inviato a Jennifer Lawrence, conoscendo la sua passione per la pietanza, una zuppa per aiutarla a risolvere i suoi problemi di salute. Una popolarità così forte da spingere gli organizzatori dei Golden Globe di quest’anno a servire alle celebrities un menu vegetariano dove la pietanza principale era rappresentata dalla zuppa. Ma non è tutto, perché la passione per questo alimento ha contagiato anche il mondo dei social: basti pensare che su Instagram l’hashtag #Soup conta quasi 8 milioni di post.

Ecco quanto emerge da uno studio condotto sulle testate internazionali da Espresso Communication per Marco Roveda – Il pioniere del biologico, brand che ha lanciato sul mercato la prima linea di zuppe pronte confezionate in pack con carta proveniente da filiera sostenibile, PEFC. La ricerca, con lo scopo di conoscere le ragioni del successo di questo alimento ha coinvolto un panel di 20 esperti tra docenti, nutrizionisti e food blogger. “Le zuppe rappresentano da sempre una delle pietanze più amate dagli italiani ed è per questo che ci vuole cura e amore nella loro realizzazione – spiega Marco Roveda – Non ritenendomi soddisfatto di quelle in commercio, ho deciso di cimentarmi in una nuova sfida biologica realizzando una linea di zuppe già pronte, ideate con ricette di alta qualità da me studiate e con ingredienti provenienti da filiera bio certificata, pronte da consumare. Ma il vero punto di forza che le contraddistingue è rappresentato dalla grande attenzione all’impatto ambientale essendo confezionate in pack con carta certificata PEFC, gestita in maniera sostenibile”.

Ma non è tutto, perché la zuppa è entrata di diritto nella cultura popolare e nell’immaginario collettivo, ispirando registi, cantanti e artisti. Dall’iconica scena della zuppa di fagioli consumata da Bud Spencer e Terence Hill ne Lo chiamavano Trinità alla zuppa di farro consumata da Russel Crowe ne Il Gladiatore, dalla zuppa di porri cucinata da Renée Zellweger ne Il diario di Bridget Jones,

fino

ad arrivare alla canzone di David Bowie “Cactus”, che sottolinea la nostalgia della pietanza, e al proverbio sempreverde “Se non è zuppa è pan bagnato”. E ancora, dal dipinto di Annibale Carracci, Mangiafagioli, realizzato intorno al 1584, alla celebre opera d’arte del 1962 Campbell’s Soup Cans di Andy Wharol, che decise di raffigurare su tela il suo amore per le zuppe della catena americana.

Ma quali sono le ragioni culturali della popolarità delle zuppe? “Uno degli interessi di questo piatto dipende probabilmente proprio dalla sua duttilità. La zuppa evoca innanzitutto il piatto quotidiano delle classi meno fortunate, ma esistono anche quelle “da ricchi”, attestate fin dal Medioevo – ha spiegato Antonella Campanini, docente di Storia della cucina e delle Culture alimentari presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Cuneo – La nobiltà arricchiva le verdure con spezie e ingredienti pregiati, lontani dalle prospettive del popolo, apprezzando un piatto per loro inusuale. In ogni caso non si tratta di un fenomeno italiano, come il termine stesso soupe c’insegna, ma nella zuppa finiscono normalmente ingredienti freschi del territorio. Solo in questo senso possiamo parlare di italianità della zuppa, ma riferendoci alla nostra”.

Per quali motivi le zuppe si possono collegare ai benefici sul benessere fisico e mentale? Secondo una ricerca della Pennsylvania State University pubblicata su CNN Health il consumo di questa pietanza, grazie alla massiccia presenza di verdure, contribuisce a eliminare le tossine che si accumulano nell’organismo e facilitano la funzione naturale di fegato e reni. Ma non è tutto, perché secondo una ricerca della American Journal of Epidemiology e pubblicata sulla BBC, l’inclusione delle zuppe all’interno di una dieta sana ed equilibrata stimola le attività cerebrali e ne previene il decadimento. Per queste ragioni la zuppa fa parte quasi indistintamente della tradizione gastronomica di ogni Paese: dalla Miso giapponese alla Tom Yum indonesiana, dalla Cullen Skink scozzese alla Artsoppa svedese, fino ad arrivare alla Locro de Papas ecuadoriana.

Le peculiarità della zuppa a livello biologico e nutrizionale sono evidenziate anche dal dott. Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista presso l’Università Campus Biomedico di Roma: “Le zuppe rappresentano una delle più salutari pietanze e uno dei modi più gustosi di assumere verdure, e questo può essere lo strumento migliore per consentire l’assunzione di vitamine, sali minerali e fibre (il cui consumo è abitualmente al di sotto della quantità consigliata) anche ai ragazzi e giovani che non seguono una dieta vegetariana. Il segreto della zuppa sta nel garantire l’assunzione anche di quelle vitamine e di quei sali minerali che essendo idrosolubili si perderebbero nell’acqua di cottura e che invece in questo modo rimangono disponibili nella parte liquida. Non esiste un’ora migliore per assumere la zuppa, anche se la tradizione vuole che si consumi la sera per saziare senza eccedere in calorie e quindi consentire un sonno tranquillo.”

Dello stesso avviso è la dott.ssa Valentina Schirò, biologa nutrizionista specializzata in scienza dell’alimentazione: “La zuppa, oltre a essere il piatto ideale per la stagione invernale, è un cibo gustoso e nutriente perché è facilmente digeribile oltre a rappresentare un’importante fonte di fibre che aumenta il senso di sazietà, regola la motilità intestinale e rallenta l’assorbimento di grassi e zuccheri. Le zuppe sono l’integratore ideale di vitamine e minerali e la presenza dei legumi, abbinati ai cereali, permette di creare un piatto fonte di tutti gli amminoacidi essenziali per la sintesi delle proteine necessarie per il buon funzionamento del nostro organismo. Possono essere gustate sia a pranzo sia a cena, condite sempre con dell’olio extravergine di oliva a crudo”.

Ma non è tutto, perché le zuppe si sposano perfettamente anche con la degustazione dei vini: “Con una zuppa di farro alla toscana si può abbinare un aromatico Gewürztraminer, magari lo Joseph della Tenuta J. Hofstaetter, un vino che ha molta struttura e corpo – rivela Francesca Negri, giornalista e scrittrice fondatrice di Geoshagourmet.com e di Sabrage Academy, l’unica accademia italiana per imparare l’antica arte del sabrage – La vellutata di funghi con porcini è perfetta da gustare con un Lugana, magari un I Frati di Ca’ dei Frati oppure il Menasasso di Selva Capuzza. Infine,

con una zuppa di verdure, un grande classico delle minestre, abbinerei uno Chardonnay, magari La Fuga di Donnafugata dai toni speziati e dai profumi di pesca, crema pasticcera e zafferano; oppure un rosato, il Rosamati di Fattoria Le Pupille, che profuma di piccoli frutti, pepe, gerani e fiori rossi, e in bocca lascia un’aromatica acidità che dovrebbe risultare perfetta con questo genere di ricette”. (Fonte Tuttojuve.com)

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