Il settore risente della crisi e delle difficoltà dell’Horeca, ma crede nel suo modello di sviluppo, basato su sostenibilità, dialogo con la filiera e ascolto costante del mercato.
Carlo Tampieri confermato alla presidenza del Gruppo oli da semi di ASSITOL, l’Associazione italiana dell’industria olearia aderente a Confindustria. L’imprenditore faentino è amministratore delegato della Tampieri spa, azienda leader nella produzione di oli vegetali, non confezionati, grezzi e raffinati, da semi di girasole, germe di mais e vinacciolo.
Il secondo mandato giunge in un momento delicato per il settore, colpito dagli effetti del Covid 19 e dal calo dei consumi. Le cause sono da ricercarsi non soltanto nella crisi economica generale, ma anche nella situazione di difficoltà in cui versa il comparto dell’Horeca, da sempre essenziale per il mercato degli oli da semi.
“I problemi ci sono e non serve negarli – afferma il presidente Tampieri – ma lavorare con tanto impegno per risolverli presto e bene. Durante il lockdown, facendo parte della filiera alimentare, non ci siamo mai fermati, nonostante il blocco delle frontiere ed i problemi della logistica. Ciò è stato reso possibile grazie al lavoro instancabile dei dipendenti e di tutto l’indotto del settore, che ringraziamo pubblicamente. Le aziende del comparto potranno così sfruttare al meglio i primi segnali di ripresa, contando sul nostro modello di sviluppo, basato su sostenibilità, dialogo con la filiera e ascolto costante del mercato, per coglierne le esigenze”.
L’industria degli oli da semi resta un settore sano: lo dimostrano i dati ASSITOL relativi al 2019, presentati in occasione dell’assemblea. In Italia, lo scorso anno le aree destinate ai semi oleosi (colza, soia e girasole), hanno interessato 460.000 ettari, in crescita dell1,0%. La produzione nazionale risulta però ancora insufficiente. Anche laddove l’agricoltura nazionale sia in grado di produrre quantitativi importanti, come nel caso della soia, di cui l’Italia è il primo produttore europeo con 1 milione di tonnellate l’anno, le aziende sono costrette ad importare.
Nonostante il deficit proteico, lo scorso anno le aziende hanno confezionato 712.000 tonnellate di oli, registrando una crescita dell’8,3%, mentre per le farine destinate alla mangimistica l’incremento è stato del 13,5% (2.424.300 ton). Bene anche l‘export (+6,1%).
Per il presidente del Gruppo oli da semi, la vocazione alla sostenibilità può rappresentare lo stimolo migliore per l’intero comparto. “Per noi l’economia circolare non è una frase alla moda, ma rappresenta il nostro modo di lavorare – spiega – Del seme si impiega tutto, per produzioni che vanno dagli oli vegetali per l’industria alimentare e l’imbottigliamento alle farine, sia quelle proteiche per la zootecnia sia quelle per pane, pasta e pizza, per approdare infine alle bioenergie e all’oleochimica”. Inoltre dagli scarti, si ottiene energia “verde”, sia per l’autoconsumo sia per la rete elettrica esterna.
Con un 2020 ancora difficile da decifrare, è necessario seguire con attenzione il mercato e le richieste del consumatore. In tal senso, il dialogo con gli altri componenti della filiera può aiutare la ripresa. “Le difficoltà logistiche che abbiamo dovuto affrontare a causa delle frontiere chiuse per pandemia – commenta il presidente del Gruppo oli da semi – hanno confermato che dobbiamo implementare la produzione italiana. Inoltre, è ormai evidente a tutti che uno dei temi all’ordine del giorno è la garanzia dell’approvvigionamento alimentare, che in Italia è stato assicurato dal lavoro costante delle imprese anche in tempi difficili”. C’è tanto lavoro da fare, e per questo, conclude il presidente Tampieri, “contiamo anche sulla collaborazione della filiera dei semi oleosi per riuscire a coniugare crescita ed efficienza, necessarie per superare questo periodo complesso”.