Il capitale dormiente estero può avere un duplice ruolo per il F&B: rappresentare un supporto alla ripartenza dell’Italia, oppure un mezzo per assumere il controllo di alcune imprese sfruttando la difficile situazione economica provocata dalla pandemia. E’ quanto emerge dall’analisi condotta da Nomisma con la finalità di approfondire gli aspetti economici e finanziari che derivano dalla circolazione di flussi di capitale estero nel settore alimentare.
Nomisma ha analizzato la struttura finanziaria delle aziende di capitali nel settore F&B in Emilia-Romagna, circoscrivendo il campo di analisi a quelle dove è riscontrabile la presenza di apporti finanziari stranieri. L’indagine empirica, basata sui bilanci depositati dalle società presso le CCIAA italiane, ha rilevato che il 3,3% delle imprese F&B sono sotto il controllo di capitali esteri, ma in alcune regioni (Lombardia) si arriva anche quasi al 10%. Il peso dell’estero scende invece all’1% se si allarga la base di rilevazione a tutti i settori dell’economia.
I flussi di risorse realmente movimentati sono però superiori, perché comprendono anche gli investimenti di minoranza. Si tratta di capitale dormiente (<50%), allocato in imprese con eccellenti performances economico-finanziarie, tra cui molte Srl. In Emilia-Romagna la presenza di investitori esteri in Italia nel settore F&B è articolata e interessa l’intero territorio. Le imprese F&B controllate da capitali esteri sono 86 e gli investimenti di controllo si concentrano nei settori dei prodotti da forno (34%), della carne e derivati (15%) e lattiero-caseari (10,4%).
Le imprese con presenza di capitale estero su valori <50% che non danno il controllo dell’azienda e quindi responsabilità dirette nella gestione (investimenti dormienti) sono una trentina (35), cioè circa i 2/5 delle altre.
Dall’analisi condotta da Nomisma sulle aziende emiliano-romagnole con capitale dormiente si evince che queste, nel periodo 2013-2018, hanno performato meglio rispetto alle loro omologhe soggette a controllo diretto estero (>50%). Lo stato di salute delle aziende in cui la presenza di capitale estero è minoritaria (<50%) si evince chiaramente dall’andamento comparato dei principali indici economico finanziari, primi fra tutti l’EBITDA e i dipendenti.
In una situazione dell’economia condizionata dagli effetti negativi della pandemia, sono quindi potenziali «target» per i soggetti esteri in esse già presenti. Il monitoraggio di intensità e direzione dei capitali dormienti è dunque utile per capire se il loro apporto sarà positivo per il F&B e ne supporterà la ripartenza oppure se, nella situazione contingente, serviranno agli investitori esteri per assumere il controllo di imprese italiane. Un quadro, quello dell’’Emilia-Romagna che – secondo Nomisma – potrebbe essere anche una miniatura, una trasposizione a livello territoriale di un più generale trend nazionale del F&B.