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Mer. Dic 25th, 2024

La corsa di BUN non si ferma perché il segreto per reagire alla crisi è uno solo, crescere. È una filosofia vincente che, al netto dell’emergenza degli ultimi mesi, ha creato ottime premesse per continuare a fare della positività degli intenti non solo un punto di arrivo ma un obiettivo. È così che, al punto vendita fisico di Arese, si è aggiunto a maggio l’accordo con la dark kitchen di Glovo e oggi il primo di una serie di opening di ristoranti “reali” che, nel giro di poco tempo, interesseranno le città di Milano e di Torino. 

Tutto questo è stato possibile anche grazie all’iniezione di 700 mila euro di capitale avvenuta nei scorsi giorni a cui hanno partecipato tutti i soci del brand, tra i quali si annoverano importanti esponenti del mondo food – provenienti da realtà quali McDonald’s, KFC, Cioccolati Italiani, Poke House, Dispensa Emilia –, la famiglia Marzotto e lo stesso Danilo Gasparrini, Ceo di BUN. 

Era necessario supportare velocemente l’espansione dei ristoranti, secondo un business plan che porterà a 4 milioni di euro le performance entro il 2021 grazie a opening strategici” ha commentato proprio Gasparrini. “Noi, come altri imprenditori italiani, non ci siano tirati indietro e abbiamo continuato a investire puntando su un cambiamento necessario, il segmento delivery, che non ha stravolto la nostra essenza ma l’ha arricchita e ci ha traghettato  oggi verso un nuovo capitolo”. 

Nuovo capitolo che intende la ristorazione in chiave ibrida, vale a dire promuovendo, accanto alla formula tradizionale del ristorante, quella del servizio di delivery per  assecondare le esigenze del consumatore e, soprattutto, quelle di uno scenario in continua evoluzione che richiede flessibilità e grande adattamento. 

Esattamente come l’ultimo nato di casa BUN, uno store all’interno del Bicocca Village che si presenta come un chiosco d’oltreoceano, con il suo concept essenziale, dominato da tonalità forti e illuminato in maniera calda che, grazie alle postazioni previste,  consentirà anche di vivere l’esperienza fisica del ristorante gustando il proprio hamburger comodamente seduti. Un’apertura che è stata accelerata proprio dalla richiesta dei clienti che, dopo aver premiato la versione delivery del brand, chiedevano a gran voce un vero ristorante che andasse a replicare a Milano l’esperienza del locale di Arese. 

Questa rapida rimodulazione dei confini della ristorazione tipica di BUN tiene sempre presenti le evoluzioni dello scenario sociale ed economico ed è favorita proprio dalla natura digitale del suo business model, che fa della velocità e dell’adattamento i suoi atout principali. Proprio in virtù di questo, nelle intenzioni di BUN c’è l’opening, entro dicembre, di altri due ristoranti (uno a Milano e uno a Torino) e di un terzo, sempre nel capoluogo lombardo, nei primi mesi del 2021. Si dovrebbe trattare- il condizionale è d’obbligo- di locali in senso classico, per i quali sono stati studiati dei concept speciali. 

La sola cosa che non è destinata a cambiare è il focus sul prodotto in cui l’eccellenza ruota intorno al tipico hamburger newyorkese cucinato con la tecnica smash, e alla sua versione vegetale e 100% proteica, ovvero il beyond meat – il panino più apprezzato dai consumatori – comprensiva del protein burger, senza tralasciare il dog lover menu dedicato ai 4 zampe. Anche qui l’anima digitale è fondamentale perché consente, seguendo le indicazioni provenienti dalle vendite e dai feedback dei consumatori, di modulare il menu e di apportare cambiamenti, mettendo sempre al centro della food experience il cliente stesso. 

Tutto questo senza prescindere da una filiera sicura e tracciabile, garanzia di una materia prima di qualità, di lavorazioni in cucine asettiche e sanificate in cui è d’obbligo l’uso di dispositivi di protezione e di tutto quanto si rende necessario per essere in linea con le ultime normative governative 

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