«Come medico, non posso guarire l’obesità e il diabete nel mio studio. Bisogna guarirli nelle aziende agricole, nei negozi di alimentari, nelle nostre cucine, scuole, luoghi di lavoro e comunità religiose». Così dichiara Mark Hyman[1], medico e comunicatore statunitense, tra gli speaker dell’evento organizzato da Fondazione Barilla e Food Tank dal titolo: “Resetting the Food System from Farm to Fork – Setting the Stage for UN 2021 FOOD Systems Summit”. Il dibattito parte da una premessa: sul Pianeta oltre 690 milioni di persone soffrono la fame[2], mentre il 20% delle morti sono legate a malattie croniche causate, in buona misura, da regimi alimentari scorretti[3]. Il cibo, quindi, diventa uno strumento per prevenire numerose malattie.
Moderato dal giornalista della CNN Health, Ben Tinker, il panel dedicato al “Cibo come prevenzione” il panel vede la presenza di ospiti internazionali come: Sandro Demaio, Fondatore della Sandro Demaio Foundation, il già citato Mark Hyman, Peggy Liu, Presidente del Joint US-China Collaboration on Clean Energy (JUCCCE), Filomena Maggino, Consigliere del Presidente del Consiglio e Presidente della Cabina di regia Benessere Italia, e Walter Ricciardi, rappresentante italiano all’interno del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel mondo, ogni anno 11 milioni di persone muoiono per le conseguenze di una cattiva alimentazione, e oltre un miliardo sono in sovrappeso e malate perché mangiano troppi cibi ricchi di zuccheri, grassi e sale, e non abbastanza alimenti freschi e integrali[4]. La causa principale di questi decessi è anche la carenza di frutta, cereali integrali, frutta secca[5], e per ogni aumento della quota di cibi ultra-processati nella dieta, il rischio di morte aumenta d[6].
Una dieta scorretta è infatti un principale fattore di rischio delle più importanti malattie croniche non trasmissibili, che sono responsabili, nel mondo, della morte di 41 milioni di persone all’anno, pari al 71% dei decessi totali[7]. Fra queste, al primo posto ci sono le malattie cardiovascolari, che rappresentano il 31% di tutti i decessi[8]. Seguono tumori (9,0 milioni di decessi annui), malattie respiratorie (3,9 milioni) e diabete (1,6 milioni)[9]. E, qualora non si invertisse la rotta, lo scenario tenderà a ripetersi in futuro: si prevede che nel 2030 le malattie non trasmissibili causeranno 52 milioni di morti (il 75% dei decessi)[10].
Le malattie non trasmissibili rendono più vulnerabili chi si ammala di COVID-19. Il rischio di contrarre l’infezione e quello di morirne sono infatti più alti fra le persone con malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete di tipo 2: in Italia, per esempio, il 65,6% dei deceduti per COVID-19 era iperteso e il 29,3% aveva il diabete di tipo 2[11]. E anche in questo caso, obesità e malnutrizione sembrano fare una differenza, visto che un cattivo stato nutrizionale aumenta di per sé i rischi per i malati di COVID-19[12].
Eppure, abbiamo in mano il potere per ridurre il rischio scegliendo attentamente quello che mettiamo nel piatto e facendo una maggiore attività fisica per contrastare il dilagare di sovrappeso e obesità.
OBESITA’ E VITA SEDENTARIA: DUE FATTORI DA COMBATTERE
I numeri confermano questo trend: in Europa, oltre il 50% della popolazione è in sovrappeso e oltre il 20% è obesa[13]. A questo si aggiunge che dal 1975 nei giovani europei, fra i 5 e i 19 anni, l’obesità è cresciuta costantemente, a ritmi che nell’ultimo decennio hanno toccato lo 0,3% all’anno[14]. Ed è un problema serio anche perché oltre il 60% dei bambini che sono in sovrappeso prima della pubertà lo saranno anche agli inizi dell’età adulta[15]. In Germania, per esempio, si è stimato che, se si riportassero i livelli di obesità infantile ai valori del 1999, si risparmierebbero 835 milioni di euro[16]per le spese sanitarie legate alle cure di chi ne soffre.
Oltre che da un’alimentazione inadeguata, le malattie non trasmissibili e il sovrappeso sono favoriti dalla vita sedentaria: l’OMS raccomanda agli adulti fra i 18 e i 64 anni di svolgere ogni settimana 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata, o almeno 75 minuti di attività aerobica vigorosa[17]. Eppure, fatta eccezione per Finlandia e Svezia, con rispettivamente l’83% e il 77% della popolazione fisicamente attiva, la gran parte delle popolazioni dell’Unione Europea non raggiunge questi livelli. I valori più bassi si registrano in Portogallo (57%), Cipro (56%), Germania e Malta (58%) e Italia (59%)[18].
ITALIA: DIETA MEDITERRANEA COME GUIDA PER STARE BENE
Venendo al nostro Paese, secondo le stime più recenti, un minore su quattro è in sovrappeso o obeso e tra gli adulti la quota quasi raddoppia (46,1%)[19]. Attualmente il 91% dei decessi[20] è dovuto a malattie non trasmissibili causate, tra i vari fattori, anche da scelte che facciamo a tavola (oltre 3 milioni[21] di persone convivono col diabete, mentre il 44%[22] dei decessi dipende da malattie cardiovascolari). Un trend ancora in crescita, visto che si prevede che nel 2030 i malati cronici saranno 25 milioni. Quanto ai costi, per curare queste malattie, in Italia si spendono circa 66,7 miliardi di euro, che diventeranno 70,7 nel 2028, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione[23].
Eppure, i problemi causati da un’alimentazione inappropriata sono seri, ma un modo per invertire la tendenza ci sarebbe: aumentare all’interno della nostra dieta il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi e frutta secca, può avere notevoli benefici per la salute, sia in termini di prevenzione che di cura delle malattie croniche. Si tratta degli alimenti alla base della Dieta Mediterranea, che vede d’accordo esperti di tutto il mondo nell’affermare che sono cibi che influiscono sulla qualità della vita e sulla longevità, garantendo una vita lunga e in salute.
Come ha dichiarato ancora Hyman: «dopo anni di ricerche, e dopo aver parlato con decine di esperti, scienziati e decisori politici, mi resta una sensazione di speranza e di possibilità. Capire i problemi e le sfide che abbiamo davanti getta le basi per risolverli».