Just Eat (www.justeat.it), app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, prosegue nel suo percorso di sostenibilità e lancia la prima Guida per un food delivery sostenibile in collaborazione con LifeGate, punto di riferimento sui temi della sostenibilità in Italia. La guida vuole essere un supporto concreto per i consumatori e i clienti che ordinano a domicilio, con l’obiettivo di promuovere e sensibilizzare ad un utilizzo consapevole del servizio e generare un impatto positivo sull’ambiente, grazie a una più efficace e oculata gestione di tutte le sue fasi, dall’ordine fino allo smaltimento delle confezioni di cibo. La Guida affronta i filoni chiave del ciclo di vita del food delivery e mette a fattor comune l’esperienza di Just Eat e quella di LifeGate con indicazioni, linee guida e suggerimenti per gestire al meglio ogni aspetto dell’esperienza del food delivery. Il manuale, disponibile online sul blog di Just Eat nella sezione Food Delivery Sostenibile, si declina di due aree principali, “Ordinare: consapevolezza e sostenibilità” e “Smaltire: attenzione all’ambiente e al pianeta”, ripercorrendo tutte le fasi della consegna a domicilio.
In particolare:
- Ordinare consapevolmente, i consigli per evitare lo spreco alimentare e ordinare cibo a domicilio avendo cura di scegliere anche ingredienti bio o di stagione, rispettando una dieta bilanciata.
- Fruizione intelligente, consigli pratici su come godersi il momento del food delivery in modo sostenibile, ad esempio apparecchiando e utilizzando le stoviglie che si hanno in casa.
- Fornitore sostenibile, l’importanza di scegliere fornitori sostenibili attenti all’ambiente e al sociale.
- Attenzione agli sprechi, preziosi suggerimenti su come conservare qualcosa che può avanzare e dare loro nuova vita con le ricette di Lisa Casali.
- Smaltire con la raccolta differenziata, “Dove va cosa”, la Guida spiega nel dettaglio come smaltire le diverse confezioni del food delivery, guidando nella raccolta differenziata.
- Riconoscere la plastica, significato di numeri e sigle per conoscere le diverse plastiche e facilitarne il riciclo.
“Noi, come Just Eat, vogliamo contribuire e dare l’esempio e a sensibilizzare per agire in modo consapevole e rendere il food delivery un’esperienza gratificante e sostenibile allo stesso tempo. Per questo abbiamo realizzato insieme a LifeGate la Guida per un food delivery sostenibile, invitando tutti a condividere la nostra missione di rendere il settore sempre più consapevole, grazie a consigli pratici e piccole scelte quotidiane che possono però avere un grande impatto sul nostro futuro e su quello del pianeta” spiega Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia.
La Guida nasce in un contesto in cui gli Italiani si stanno rivelando sempre più sensibili alle conseguenze che le azioni individuali possono avere sull’ambiente, ma sicuramente con la necessità di un maggior supporto su determinati temi. L’Osservatorio di Just Eat, attivo dal 2016 sui temi del digital food delivery, rileva infatti che il 74% degli Italiani è attento a non sprecare cibo quando ordina online, riflettendo sulle quantità in base al numero di persone previste per il pasto. La ricerca, svolta su un campione di oltre 12.000 clienti del servizio rivela inoltre come le scelte di cosa ordinare ricadano su piatti e cucine di cui si ha voglia (74%), soddisfacendo così un momento di piacere e benessere, cercando solo in parte di equilibrare tra cibi golosi e qualcosa di più sano (17%) o di scegliere anche ingredienti di stagione e a chilometro zero (7%). L’attenzione nel momento dell’ordine fa sì che non capiti quasi mai di avanzare cibo a circa il 44% degli intervistati, mai al 35%, a volte (19%) e spesso solo al (2%). Se si presenta la possibilità di conservare eccedenze, la scelta è di conservarle prevalentemente in contenitori di vetro o plastica (48%), piuttosto che in frigo con la pellicola (34%) o incartato nella confezione originale (18%).
L’indagine rivela inoltre come il 33% dichiara di ordinare dai ristoranti più vicini per ridurre gli impatti ambientali e sostenere le piccole realtà locali, di non usare posate o piatti di plastica (32%), di bere l’acqua del rubinetto e non in bottiglie di plastica (29%), e di ordinare dai ristoranti che utilizzano confezioni eco sostenibili (28%) e da piattaforme che hanno comportamenti sostenibili (28%).
Smaltire: attenzione all’ambiente e al pianeta
Un aspetto a cui la guida dà ampio spazio è lo smaltimento dei rifiuti e delle confezioni del food delivery che vede gli italiani talvolta disorientati. Se per il 73% è chiaro che lo scontrino del ristorante si butti nell’indifferenziata, c’è più confusione quando si tratta della vaschetta in alluminio che va smaltita nella raccolta metalli se pulita (41%), nella plastica (35%) o nell’indifferenziata (18%). Le confezioni compostabili vanno smaltite nell’umido (60%) ma il 36% decide dove buttarle in base ai residui di cibo. C’è confusione anche sulle sigle che identificano le diverse plastiche sulle confezioni (PE, PLA, PET), infatti non è facile ricordarle tutte e capire dove smaltire i vari materiali (38%), dovrebbero essere più chiare (33%), confondono (16%).
Per fare chiarezza e guidare nella raccolta differenziata, la Guida al food delivery sostenibile spiega nel dettaglio dove buttare correttamente tutti i contenitori per facilitare lo smaltimento e il riciclo. Ad esempio, il cartone della pizza, se è pulito, si getta nella raccolta carta, se invece è sporco nel bidone dell’umido oppure in quello dell’indifferenziato, a seconda delle indicazioni del proprio Comune. I contenitori per hamburger in polistirolo, se puliti, vanno gettati nel bidone della plastica mentre quelli in bagassa nell’umido. Le vaschette di alluminio vanno smaltite nel bidone della plastica o del vetro a seconda del Comune, mentre il coperchio in poliaccoppiato nell’indifferenziato. La vaschetta multimateriale delle patatine fritte, realizzata in cartoncino e rivestita in polietilene, va gettata nell’indifferenziato. Il gelato arriva nella vaschetta di polistirolo che, opportunamente sciacquata, si butta nella raccolta della plastica. Vanno gettati nell’umido sacchetti di carta e carta antiunto, utilizzati per confezionare i panini, le bacchette in legno, contenitori in bagassa e quelli in carta erbacea se sporchi, se puliti nella carta. Le bustine porta condimenti se vuote, vanno nella plastica, altrimenti nell’indifferenziato. Le bottiglie di birra o le bibite in vetro svuotate, si buttano nel vetro, mentre le lattine nel bidone della plastica o in quello del vetro, a seconda del Comune.
Come riconoscere le plastiche
Per il Corepla, Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, in Italia ricicliamo e trasformiamo in nuovi oggetti solo il 43,5% della plastica buttata, il 40% finisce nei termovalorizzatori per la produzione di energia mentre il 16,5% va invece in discarica. Da qui, rischia di finire dispersa nell’ambiente, nei corsi d’acqua e infine anche nel mare. Per questo è importante riconoscere le plastiche e smaltirle nel modo corretto e nella Guida c’è un’intera sezione che aiuta a fare chiarezza e decifrare numeri e sigle. Ad esempio, il PLA è il materiale con cui sono realizzati i bicchieri compostabili e i contenitori delle zuppe e possono essere gettati nel bidone dell’umido, mentre il PET con cui si realizzano le vaschette utilizzate per il sushi o i contenitori per le insalate, si smaltiscono nella plastica. Differenziare meglio e ridurre a monte il consumo di plastica è fondamentale, ed è per questo che Just Eat ha reso il suo e-shop dedicato ai ristoranti completamente plastic-free, con nuovi pack eco-compatibili, 100% compostabili, biodegradabili e riciclabili in cellulosa, grass paper e scarti di canna da zucchero, prodotti a basso impatto sull’ambiente.
Per scaricare la guida e contribuire a rendere il food delivery sostenibile vai al link.