È quanto emerge dalla web convention del Gruppo Maurizi “Nuovi trend della sicurezza alimentare”. Tra i relatori, professionisti, associazioni di categoria, istituzioni e stampa.
Nel corso dell’evento sono state delineate le prospettive della filiera alimentare post covid. “La filiera alimentare è abituata a rigidi protocolli di sicurezza”, afferma Daniela Maurizi moderando i lavori, “è resiliente, pronta al cambiamento ed è in prima linea per un futuro più sicuro, digitale e sostenibile anche in un momento economicamente difficile”.
“La filiera agroalimentare rappresenta il 9% del PIL ed intercetta il 23% dei consumi”, dichiara Emanuele Di Faustino di Nomisma presentando i numeri del Rapporto sull’industria alimentare oltre il COVID-19, “ed il 62% delle imprese prevede di chiudere il 2020 con contrazione di fatturato”. “C’è stato un rallentamento delle linee, è stato necessario riorganizzare interi reparti e la riduzione dei consumi fuori casa ha ridotto le vendite nei canali HORECA del 25-30%, ma il settore si è dimostrato all’altezza della sfida”, spiega Lara Sanfrancesco di UNAITALIA. “Secondo una nostra indagine”, spiega Luciano Sbraga della FIPE, “il 58,4% degli italiani dichiara che non riprenderà subito le abitudini di consumo fuori casa pre-covid perchè la paura del contagio è ancora forte. Occorre dire, tuttavia, che sotto il profilo dei megatrend la dinamica del fuori casa tornerà ad essere strutturalmente in crescita”.
Le aziende hanno risposto ad una domanda online di prodotti alimentari che, come ricorda Luca Ferrazzi di Cipriani, è in alcuni casi decuplicata: la vendita a distanza degli alimenti è regolamentata in maniera precisa, spiega l’avvocato Ambanelli, ma i consumatori vogliono di più. “La percezione dei consumatori è difficilmente controllabile”, ricorda Riccardo Quintili de Il Salvagente, “e si può andare oltre i limiti normativi”, come dimostra la blockchain: “con un QRCode è possibile verificare le temperature dei dipendenti del laboratorio all’ingresso al lavoro, quella media dei furgoni per il delivery e le certificazioni di qualità” spiega Alessio Tesciuba di Daruma sushi.
Le certificazioni di qualità sono fondamentali per il sistema, già efficiente dei controlli. Antonio Iaderosa dell’ICQRF ricorda che la Commissione europea considera il sistema italiano dei controlli un esempio per il mondo. Per le certificazioni, “Un sistema di gestione implementato secondo lo standard Biosafety Trust Certification”, commenta Silvia Navarra Rina, “può rappresentare un valido strumento per la prevenzione e il controllo delle infezioni”.
Sono molte le realtà virtuose che stanno riscrivendo il futuro della filiera alimentare: CIRFOOD, per esempio, migliora i processi di lavorazione e di programmazione delle attività in base al monitoraggio degli scarti di lavorazione nelle cucine tramite intelligenza artificiale, inoltre “abbiamo attivato collaborazioni per vendere a prezzi ridotti i nostri piatti freschi invenduti a fine giornata, salvando 9 prodotti su 10” spiega Daniele Scotti.
Anche il consumatore è sempre più attento alla sostenibilità, per Giuseppe Palma di ASSOITTICA “bisogna coinvolgerlo e guidarlo verso scelte sostenibili”.
I dati presentati da Nomisma mostrano che nel post lockdown il 49% dei consumatori darà più importanza al made in Italy. È una buona base di partenza. “Dalla pandemia uscirà un sistema paese che non è stato a guardare ma ha risposto”, conclude Daniela Maurizi, “la crisi è cambiamento ma anche miglioramento.