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Gio. Nov 21st, 2024

Gli imballaggi a base di carta e cartone, realizzati con materie prime certificate e provenienti da foreste gestite in modo sostenibile, rappresentano una scelta lungimirante ed ecologica da parte delle aziende, al contrario di quelli in plastica, responsabili del 4% della produzione petrolifera globale. Gli imballaggi in carta e cartone sono del resto ai vertici delle preferenze tra i consumatori per diversi indicatori di sostenibilità, tra cui compostabilità (72%), migliore scelta per l’ambiente (62%) e facilità di riciclo (57%)*.

È quanto emerso nel corso del primo webinar #TheTalkingForest organizzato da PEFC Italia, associazione senza fini di lucro che promuove la gestione forestale sostenibile attraverso la certificazione. Insieme a Slow Food, intervenuta in rappresentanza della rete dei piccoli produttori legati al mondo dei Presìdi Slow Food, e a tre importanti aziende che hanno scelto imballaggi certificati PEFC (Findus, Granarolo e Unilever Italia), PEFC ha fatto il punto su come la filiera agroalimentare si stia impegnando a convertire in chiave sostenibile il proprio processo produttivo proprio a partire dal packaging, ad esempio scegliendo di sostituire vaschette e contenitori in plastica con quelli in carta o cartone certificato.

“Nel 2020 la crisi sanitaria e i lockdown hanno accelerato una serie di fenomeni tra i quali l’eCommerce e il delivery, che hanno come diretta conseguenza l’aumento esponenziale di utilizzo di imballaggi. Per questo le scelte intraprese da filiere così importanti quali quella dell’agroalimentare sono cruciali per dare il buon esempio, costruendo un mondo più sostenibile e attuando in modo sistematico una strategia plastic free al di là dell’emergenza sanitaria”, ha dichiarato Francesco Dellagiacoma, presidente di PEFC Italia.
 

La scelta del packaging in carta si deve però accompagnare al controllo della filiera di produzione: i traffici e le attività illegali nel settore foresta-legno fruttano alla criminalità mondiale tra 30 e 100 miliardi di euro ogni anno e almeno il 20% delle importazioni di prodotti di origine  forestale nella Ue sono senza tracciabilità**. L’Italia è un grande importatore di legno e di cellulosa, anche da Paesi dove sono in atto fenomeni di degrado delle foreste, connessi con i tagli illegali: la certificazione è uno strumento in grado di garantire che il legno e i suoi derivati vengano esclusivamente da foreste e piantagioni gestite in modo sostenibile. Il fenomeno dell’illegalità non rappresenta solo una perdita economica per il paese esportatore (il mancato pagamento delle tasse) e una minaccia per le foreste e le condizioni di vita dei popoli e delle comunità che le abitano; crea anche un effetto “dumping” abbassando i costi di produzione, rendendo poco competitiva la gestione sostenibile delle foreste e la certificazione delle operazioni forestali, che risultano più costose rispetto al materiale senza garanzie.


Per questo diventa fondamentale scegliere prodotti di carta e cartone certificati dal marchio PEFC, che garantisce al consumatore che la foresta e le piantagioni da cui deriva la materia prima siano tutelate e preservate per il futuro perché gestite secondo i più severi requisiti ambientali, sociali ed economici. In questo modo si contribuisce inoltre al sostentamento di quasi 1,6 miliardi di persone in tutto il mondo, dalle popolazioni indigene che vivono nelle foreste primarie alle comunità montane delle aree interne del nostro Paese.


Valori aggiunti che vengono effettivamente apprezzati anche da parte dei consumatori italiani: nel 2020, secondo una ricerca commissionata da Two Sides, il 55% dei consumatori riconosce e cerca il logo PEFC sui prodotti e sul packaging, percentuale salita del 21% nell’arco di tre anni (nel 2017 era il 34%, secondo un sondaggio PEFC).

“La riduzione del consumo di plastica è una delle sfide di oggi per il futuro del nostro pianeta. La carta e i prodotti forestali sono stati individuati giustamente come una delle alternative possibili per ridurre il consumo di plastica aumentando la richiesta di materia prima forestale”, ha dichiarato Giovanni Tribbiani, Responsabile della segreteria tecnica per la catena di custodia e dell’uso del logo PEFC. “La carta e le materie prime forestali devono però essere certificate PEFC per la gestione sostenibile delle foreste di provenienza per escludere tagli illegali e degrado forestale”.

Attraverso la certificazione PEFC si è infatti in grado di monitorare il materiale dalle foreste fino al prodotto finale, seguendo tutta la catena di fornitura. Oltre a garantire che il materiale proviene da una foresta certificata, il marchio PEFC tutela anche i diritti dei lavoratori lungo tutto il processo di produzione. Inoltre, adottare prodotti con certificazione PEFC è fondamentale per le aziende che possono così contribuire a raggiungere non solo il Goal n.12 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo) ma anche altri tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’Agenda 2030, considerato il ruolo fondamentale delle foreste per la salute del Pianeta.

“Il tema del packaging sostenibile è di grande interesse per i produttori di piccola scala. In molti casi, si tratta di realtà che operano con metodi biologici o biodinamici, per i quali è importante ridurre l’impatto ambientale in tutte le fasi di produzione e trasformazione. Al momento del confezionamento però le opzioni a disposizione sono scarse o nulle, soprattutto per aziende di così piccole dimensioni che si scontrano con i limiti dell’approvvigionamento, l’insostenibile costo e la difficoltà di trovare anche nel packaging una scelta coerente con la filosofia produttiva”, ha sottolineato Cristiana Peano, referente scientifico della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus che da diversi anni accompagna i produttori dei Presìdi anche nella scelta del packaging. “Ben vengano dunque queste occasioni di confronto, nelle quali come Slow Food siamo e saremo sempre disponibili a confrontarci con gli addetti ai lavori, cercando di rappresentare quel mondo di piccoli produttori che si identifica nei valori della nostra associazione. Il lavoro avviato assieme a PEFC sui Presìdi Slow Food è un buon esempio in questo senso” ha concluso Peano.


Tra le aziende dell’agroalimentare che hanno scelto di intraprendere un percorso di sostenibilità e certificare il proprio packaging secondo standard PEFC, Findus ad esempio nell’autunno 2020 ha presentato la linea de “I Gratinati” con una vaschetta in carta riciclabile da foreste gestite in modo sostenibile certificate PEFC. La novità sta anche nella rimozione della busta di plastica finora posta intorno al prodotto: una scelta che nel 2020 permetterà all’azienda di ridurre di circa 5.000 kg il consumo di plastica rispetto all’anno precedente.

“Findus è da sempre impegnata nella gestione sostenibile delle risorse, sia che provengano dal mare che dalla terra. Scegliere per la linea ‘I Gratinati’ un packaging in carta ottenuta da foreste gestite in modo sostenibile e certificate PEFC è un gesto di responsabilità verso il consumatore e il pianeta; un prodotto con questo marchio garantisce infatti che le foreste da cui deriva la materia prima dell’imballaggio siano tutelate e preservate per il futuro a beneficio di tutti”, ha spiegato Lorenzo Menozzi, Brand Manager Pesce Ricettato di Findus. “Inoltre, supportando il progetto di certificazione di gestione sostenibile PEFC di 3.000 ettari di foreste nel Lazio, più precisamente nel viterbese, ci attiviamo ancora più concretamente in questa direzione. Il progetto, oltre a voler essere un ulteriore passo del nostro percorso di sostenibilità, conferma anche la volontà di migliorarci di continuo, investendo risorse per lo sviluppo sostenibile del  territorio che ospita la nostra azienda”.


Granarolo ha invece reso più green la sua linea di yogurt Yomo Natura grazie ad un nuovo vasetto in cui la plastica è stata sostituita con la carta, certificata PEFC. Granarolo passa così da una vasetto in polistirene (PS) – materiale che non ha una sua filiera di riciclo pur essendo conferito nella plastica – con un impatto ambientale di 301g di CO2 eq /Kg di prodotto a un vasetto di carta con un impatto ambientale di 196g di CO2eq /Kg di prodotto e che può essere recuperato attraverso la filiera del riciclo della carta.

“La sostenibilità del packaging rappresenta un valore importante e un percorso di miglioramento continuo, rendicontato annualmente nel Bilancio di Sostenibilità. Uno dei tre obiettivi di sostenibilità che Granarolo si è data, ispirato dal goal 12 Consumo e Produzione Responsabile, è la riduzione significativa dell’utilizzo della plastica.  L’utilizzo di materiali alternativi e il passaggio a materiali riciclabili sono due delle strategie messe in campo. A maggio 2020 abbiamo lanciato una novità assoluta per il mercato italiano ossia Yomo Natura, il primo yogurt in vasetto di carta, realizzato con una confezione 100% riciclabile. La carta del vasetto e del cluster è certificata PEFC, utilizzando materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate. Fino a oggi, il mondo dello yogurt è sempre stato legato e condizionato dal vasetto di polistirene (polistirolo), che non ha una sua filiera di riciclo, pur essendo conferito dai consumatori nella plastica. Lo sviluppo di questa nuova confezione rappresenta un impegno concreto del Gruppo, sempre più orientato anche dalle importanti indicazioni del Grean Deal europeo”, ha commentato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo.

Unilever Italia ha infine avviato un importante processo di conversione del proprio packaging con la produzione di vaschette Carte D’Or Algida in carta certificata PEFC, che vanno ad aggiungersi agli oltre 20 milioni all’anno di confezioni di Cafè Zero Algida già certificati PEFC. Il cambio di pack coinvolgerà circa 11 milioni di confezioni in un anno e ogni vaschetta passerà da un peso di 47,5 grammi a uno di 36,5 grammi, con un risparmio del 23% sul peso finale del prodotto. Il risultato è una riduzione di circa 520 tonnellate di plastica in un solo anno. La nuova vaschetta è compostabile e riciclabile, accoppiata con uno strato di Pla (acido polilattico, ossia bioplastica ottenuta da scarti di mais) che consente di essere impermeabile e quindi adatta al gelato. La nuova confezione può così essere sia riciclata nella carta che smaltita nei rifiuti organici.

“La sostenibilità è al centro della strategia globale di Unilever, ridefinita nel 2010 con l’Unilever Sustainable Living Plan (USLP), il nostro piano di crescita responsabile che mira dimezzare l’impatto ambientale aumentando al contempo quello sociale positivo. A questa missione risponde anche il progetto ‘No, less, better plastic’ in cui Unilever si impegna a dimezzare entro il 2025 l’uso di plastica vergine – incrementando l’uso di plastica riciclata e riducendo l’uso complessivo di imballaggi in plastica – e raccogliere e trasformare più imballaggi in plastica di quelli che vende. E in questa importante rivoluzione anche l’Italia fa la propria parte con vari progetti tra cui quello sviluppato da  Carte d’Or Algida”, ha affermato Giorgio Nicolai, Direttore Marketing Ice Cream di Unilever Italia. “Ci siamo impegnati a trovare delle soluzioni innovative di packaging come sostitutive della plastica e siamo molto orgogliosi di questa innovazione, dei risultati ottenuti e della certificazione PEFC. Speriamo dunque, con le nostre innovazioni, di poter guidare e inspirare tutti i nostri consumatori a un cambiamento di abitudini che è ormai necessario per la salvaguardia del nostro pianeta”.

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