Breaking
Lun. Dic 23rd, 2024

Una serata speciale che attraverso due documentari esplora le nuove frontiere del cibo, tra alimenti futuristici e ingredienti del passato da riscoprire, nuove abitudini di consumo e modalità innovative di produzione.

Il panel di scienziati incaricati dall’Onu di studiare i cambiamenti climatici non ha dubbi: un regime  alimentare con maggiore utilizzo di alimenti vegetali contribuisce a salvare il pianeta. Nella speciale serata, RAI Documentari ha raccolto le grandi novità dello scenario internazionale del food system, il rapporto tra uomo e cibo e i nuovi modi di produrre cibo sano e sostenibile.

Il rapporto col cibo è legato all’evoluzione stessa dell’essere umano: dalle prime popolazioni di raccoglitori e cacciatori, consumatori di carne cruda, all’uso fuoco che ha reso possibile cucinare i primi cibi, l’umanità è l’unica categoria di esseri viventi che cuoce sistematicamente il proprio cibo.

Le abitudini alimentari vegetariane e vegane, sono la risposta sostenibile per ridurre l’impatto ambientale legato al consumo di carne?

Due chef ci conducono in questo viaggio – che spazia dalla produzione di carne e uova vegetali, agli allevamenti d’insetti, fino ai prototipi di carne cellulare 3D e alla riscoperta dei cibi fermentati: Antonello Colonna, con la sua filosofia in cucina,e lo chef vegano Emanuele Di Biase.

Arricchiscono il documentario le voci dellafondatrice del Future Food Institute, Sara Roversi, dell’economista Raj Patel, autore de “I padroni del cibo” ed esperto di politiche alimentari, dello scrittore Jonathan Safran Foer, che nei saggi “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali” e “Possiamo salvare il mondo prima di cena” propone importanti riflessioni sulla produzione industriale di carne e sull’impatto delle nostre abitudini alimentari sull’emergenza climatica in atto.

Safran Foer, evidenzia i rischi sanitari, l’impatto ambientale e le tematiche legate al benessere animale degli allevamenti intensivi e sottolinea la necessità di pensare a produzioni che facciano bene all’uomo e all’ambiente, mentre l’economista Raj Patel definisce la polpetta di pollo l’emblema del capitalismo alimentare: 50 miliardi di polli consumati ogni anno sul pianeta. Sara Roversi ricorda che nel 2050 saremo 10 mld di persone e che l’umanità dovrà trovare  un nuovo equilibrio con le “proteine del futuro”.

Proteine del Futuro: Carne Vegetale e Carne Clonata

Il documentario analizza il crescente successo della carne vegetale e delle proteine alternative, con il caso di Beyond Meat, azienda nata nel 2009 nella Silicon Valley e sostenuta da personaggi come Bill Gates e Leonardo di Caprio, che con 25 milioni di hamburger vegetali venduti nel mondo, insieme a Impossible Meat, detiene il monopolio mondiale di questo prodotto. La carne vegetale –che riproduce esattamente consistenza, odore, colore e gusto della carne vera – si rivolge principalmente ad un pubblico di consumatori che mangia abitualmente carne, ma che è particolarmente sensibile alla sostenibilità di quello che consuma. il processo produttivo della carne vegetale, infatti, riduce notevolmente l’impatto ambientale, consentendo un risparmio del 99% di acqua e terreno e del 46% di energia.

Il viaggio nel cibo del futuro prosegue a Barcellona, dove i ricercatori studiano avanzatissimi prototipi di carne cellulare “stampabili” in 3D, per poi approdare a San Francisco, dove è in atto una rivoluzione nel modo di pensare alle uova. Queste vengono infatti ricreate in laboratorio a partire da essenze vegetali provenienti da più di 70 paesi del mondo: dai fagioli banchi del Perù a quelli della Thailandia, dalle noci del Guatemala fino al fagiolo mungo, cereale molto resistente alla siccità e perfetto come sostituto di prodotti animali grazie al suo apporto proteico. Anche la ricerca sulla carne in vitro fa passi da gigante: partendo da clonazione di cellule animali, un team di scienziati studia come riprodurre tutti i tipi di carne.

Insetti come cibo

Tra i nuovi scenari del cibo del futuro c’è anche chi prevede il consumo di insetti: già 2 miliardi e mezzo di persone, nel mondo, ne consumano abitualmente. In Danimarca – paese all’avanguardia nella ricerca di nuovi alimenti e ingredienti – si possono già acquistare al supermercato. Gli insetti sono ricchi di proteine, grassi buoni, calcio, ferro, zinco e fibre, si possono produrre in grande quantità e in modo sostenibile: per allevarli si consuma 100 volte meno acqua e 10 volte meno suolo rispetto ad un allevamento di bovini o suini.  Si stima che entro il 2025 la produzione europea di insetti da tavola arriverà a un milione e mezzo di tonnellate. Nell’alimentazione del nuovo consumatore “flexitariano”, flessibile nelle scelte ma sempre molto attento a sostenibilità e impatto ambientale, il consumo di insetti potrà diventare un elemento importante. In Europa sprechiamo 88 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, mentre le larve consumano le proteine, quel che resta viene usato come fertilizzante: un perfetto esempio di economia circolare.

Il Garum: il segreto della Fermentazione

Proteine vegetali, carne cellulare, insetti, ma non solo: per il cibo del futuro ci sono tante altre opzioni, partendo da antiche biodiversità dalle grandi potenzialità da riscoprire sulle nostre tavole. Ne è un esempio il Garum, lo storico impasto fermentato già in uso nell’antica Roma (realizzato con muffa, sale e scarti animali). Al Noitec Park di Bolzano, ad esempio, si studiano proprio i microrganismi delle fermentazioni, grazie a un macchinario che riproduce la digestione umana: lo studio della fermentazione offre inedite prospettive all’alimentazione del futuro.

I “grattacieli di verdura”

Il documentario esplora poi nuove modalità sostenibili di produzione di cibo, per affrontare la sfida globale del cambiamento climatico. Una soluzione, ad esempio, viene dall’agricoltura idroponica, punto di partenza per una vera economia circolare, in quanto permette di crescere le piante con il 95% in meno di acqua e senza il ricorso a fertilizzanti e pesticidi. La coltivazione idroponica rappresenta una delle chiavi per affrontare le sfide del cambiamento climatico. È il caso della più grande fattoria verticale del mondo (6.400 MQ, su 12 piani, fino a 9 metri di altezza) realizzata all’interno di una ex acciaieria in pieno centro a Newark, nel New Jersey. In questa fattoria verticale sono coltivate più di 700 varietà di frutta e verdura idroponica. I “grattacieli di verdura” corrispondono in tutto a circa mezzo ettaro di terreno coltivato, ma producono 900 tonnellate di verdura: l’equivalente della produzione agricola ordinaria di 150 ettari. Il viaggio prosegue poi in Svezia, a Malmo, dove l’agricoltura idroponica è parte integrante di un intero sistema sostenibile, in cui gli scarti della raccolta differenziata contribuiscono a produrre biogas.

Related Post