Con l’avvento del mondo digitale, chiunque abbia in mano un cellulare e una connessione ad internet, può essere affascinato dalla possibilità di diventare un influencer.
Spesso si pensa solo ai nomi conosciuti e dai numeri di seguaci strabilianti; in realtà, il mondo digitale e le aziende si stanno scordando di chi riesce a conquistare una buona fetta della popolazione.
Sono coloro – spiega una nota Adnkronos – che trattano sulle loro pagine social un argomento più o meno di nicchia e con un prodotto preciso e ben pubblicizzato, interessando un target di clienti predefiniti. Dai libri allo sviluppo personale, dal giardinaggio al découpage, puntare le proprie carte su un influencer è una scelta molto saggia sia per i piccoli imprenditori che per le aziende di media grandezza.
Perché le aziende investono in questi micro-influencer e dove si possono trovare?
La legge del mercato è spietata ed è necessario seguirne l’evoluzione, che capita essere ad immagine di quelle tendenze che gli stessi influencer fanno prendere piede. Nell’anno appena concluso, vi sono state molte multe verso multinazionali che utilizzavano gli influencer in modo irregolare. Anche il mondo del digitale ha bisogno di seguire delle regole precise: è necessario che gli influencer abbiano un cachet fisso, per gli oggetti o esperienze che vanno a pubblicizzare, e che le aziende che lavorano con loro siano trasparenti nel dichiarare le loro collaborazioni.
Ma se questi micro-influencer sono così indispensabili, dove si possono reperire per cominciare delle collaborazioni?
I sono molti, ma quelli su cui gli esperti di marketing e comunicazione consigliano di puntare maggiormente, sono le piattaforme social in espansione o che hanno dei numeri tali da far pensare ad un’evoluzione anche nel prossimo futuro.
In quale social è meglio investire?
• YouTube è il canale mediatico per eccellenza: qualche giornalista lo ha paragonato alla TV via cavo, sia per la varietà di contenuti che per la qualità dei video. Nel tempo si è trasformato in un canale digitale adatto a chi propone e video che spiegano come svolgere una qualsiasi azione. Ha cominciato a vedersi inondato di tutorial quando i e gli hanno cominciato a caricare i propri video, classificandosi, dal 2009 in poi, come YouTube è un’ottima piattaforma per sponsorizzare anche un prodotto fisico: si può osservare l’oggetto tramite video e constatare l’utilizzo e, se ben sponsorizzato, è esposto al pubblico pagante esattamente come se fosse in una vetrina in centro città. Se non meglio, dato che il canale ha oltre due miliardi di utenti che lo consultano ogni giorno.
• Twitter è il canale che viene scelto e utilizzato per la brevità dei suoi messaggi e per la semplicità con cui lo si può utilizzare. Si possono esprimere più concetti, compresa la sponsorizzazione di un prodotto. Con frasi motivazionali, motti e slogan, è facile abbinare a un tweet un’immagine e un concetto che renda lustro all’azienda.
• Instagram è il social delle immagini per eccellenza. Non esclude le parole, che possono diventare cornice o contenuto della foto o galleria di immagini che si sta pubblicando. Questa piattaforma, dal 2014, ha conosciuto un boom di nuovi micro influencer, con risultati davvero notevoli anche sul mercato commerciale, con continua crescita di follower Instagram. Da qui le aziende hanno cominciato a notare il cambiamento della comunicazione con il pubblico e hanno cominciato ad adattarsi e imparare questo nuovo linguaggio. Anche se fatto di e , a volte non troppo lineari, è comunque una strategia efficace per trasmettere i messaggi voluti.
Assumere un influencer: quando e a quanto farlo?
Scegliere di all’interno della propria azienda è molto conveniente. Si ottiene un flusso di mercato incredibile e in poco tempo, grazie all’immediatezza dei canali social e delle diverse piattaforme. Le interazioni social per le aziende danno un coinvolgimento diretto che gli utenti possono avere con il micro influencer che sponsorizza il prodotto.
Il funzionamento è lo stesso del passaparola: si parla di quel prodotto a un amico perché è proprio quello che fa per lui, oppure perché lo si è acquistato dopo averlo visto sui social e ci si è trovati così bene da consigliarlo taggando gli amici. La rete della pubblicità si allarga e il gioco è fatto.
Ma quanto costano i servizi di un micro influencer per un’azienda?
Pensare di poter partendo dall’idea di un prezzo fisso, è già un errore. È meglio pensare all’influencer come ad un professionista freelance; il tariffario può variare in base al marchio e alla sua popolarità: più un brand è famoso, più la parcella dell’influencer sarà alta.
Si può basare anche sul tipo di campagna e alla piattaforma: il può variare molto rispetto ad una fatta su Instagram, in relazione anche alla frequenza della sponsorizzazione e al lavoro fatto dietro le quinte dal micro influencer.
Sotto i 50 mila follower, i prezzi medi, secondo un’indagine di mercato digitale, si aggirano dai 2 ai 3 mila euro. La cifra è da prendere sempre con le pinze: il prezzo viene concordato tra azienda e influencer, definendo man mano anche il servizio a cui l’influencer penserà.
fonte Immediapress/Adnkronos