Nell’annus horribilis del Covid Mondodelvino accelera il proprio percorso di integrazione verticale tra vigneto e cantina, valorizzando le Tenute e l’identità territoriale dei propri vini. Una scelta che premia il gruppo, guidato da Alfeo e Marco Martini insieme al Consiglio di Gestione, portandolo ad un incremento del +8,5% e una quota di fatturato che raggiunge i 120,5 milioni di euro.
“L’esperienza Covid ci ha spronato ad accelerare nel percorso di valorizzazione della nostra verticalità vigneto-bottiglia, scelta che è stata premiata dai risultati del bilancio di questo anno difficile” – dichiara Enrico Gobino direttore marketing del gruppo – “un dato che conferma la nostra convinzione su quanto il valore identitario dei vini prodotti dalle Tenute, fondato sul legame con i territori, le peculiarità dei vitigni e la cultura delle famiglie di viticoltori che li producono, rappresenti una leva strategica di marketing vincente che, oggi più che mai, dobbiamo giocarci anche come ‘sistema paese’ nelle strategie di rilancio del vino italiano nel mondo. In questo senso ci siamo orientati verso una ‘nuova verticalità’ delle nostre Tenute, dove il rapporto con il produttore viticolo è diventato il fulcro di un originale modello di organizzazione produttiva che supera il dualismo tra ‘conduttore diretto’, del viticoltore/trasformatore proprietario, e “conferitore” del sistema cooperativo”. L’originaria ispirazione marketing oriented impressa dai fondatori del Gruppo, rimasto elemento caratterizzante del branch agro-industriale MGM, si è evoluta nel corso di circa trent’anni di attività, verso un “partenariato” con le imprese vitivinicole che collaborano attivamente e sono parte integrante dell’eco-sistema Mondodelvino, realizzato con diverse formule economico-organizzative. “Nelle nostre Tenute abbiamo costruito un nuovo modo di essere verticali” – spiega Enrico Gobino. “Indirizziamo e valorizziamo i vigneti insieme alle migliaia di nostri ‘vignaioli partner’, attraverso un lavoro costante di formazione, supporto, monitoraggio e consulenza, creando una relazione di scambio attivo nel rispetto dell’autonomia imprenditoriale di ognuno di loro. In questo modo, nel nostro nuovo modello abbiamo riunito il controllo della produzione fin dall’impianto della vigna e in tutte le sue fasi, con la valorizzazione della cultura e dell’autonomia imprenditoriale del vignaiolo insieme al quale definiamo un piano di sviluppo, coinvolgendolo direttamente in progetti di crescita qualitativa del vigneto e quindi del vino prodotto – modulati anche sulla base delle evoluzioni del consumatore, che ci hanno permesso in questi anni di arrivare al successo sui principali mercati internazionali”. Portare la cultura del mercato in vigna e il frutto della vigna sui mercati con un percorso condiviso che si reinventa ogni anno: è in questa dinamica il segreto di rapporti di partnership instaurati dal gruppo Mondodelvino e che durano da oltre 10 anni forti di una solidità basata sulla convinzione di obiettivi comuni che sono alla base del progetto di verticalità del gruppo. I viticoltori infatti non sono vincolati da contratti pluriennali, ma sono liberi di scegliere ogni anno se rinnovare il ‘patto della qualità’, un sistema che attualmente porta ai conferitori che fanno parte del progetto di filiera una remunerazione delle uve che è superiore rispetto alla media delle quotazioni di mercato. E il fatto che la base produttiva aziendale non registri defezioni da almeno 20 anni ma anzi, cresca continuamente di numero, sta ad indicare che la strada è quella giusta. Per questo le Tenute del Gruppo (Cuvage e Ricossa in Piemonte, Poderi dal Nespoli in Romagna e Barone Montalto in Sicilia) sono da ritenersi a tutti gli effetti ‘aziende verticali’. Esse rappresentano il 15% dei volumi (con 9,5 mln di bottiglie su un totale del gruppo di 62 mln provenienti da 1350 ettari), ma quasi il 30% del fatturato, cresciuto di oltre il 7% grazie soprattutto alle Tenute piemontesi di Cuvage (+14%) e Ricossa (+18%). Oltre al progetto di filiera, a premiare Mondodelvino nel 2020 è stata la scelta di una strategia distributiva basata sulla multicanalità che il Gruppo attua già da anni. Una buona presenza nella ristorazione e nelle enoteche, ma anche sugli scaffali della grande distribuzione e sulle piattaforme e-commerce ha permesso di compensare le perdite registrate nel canale horeca.
Questa la formula alla base del successo della più giovane tra le prime 20 aziende del vino italiano per fatturato e quella che ha registrato i più elevati tassi di crescita tra le big italiane del settore: da zero a oltre 120 milioni di fatturato in quasi trent’anni, una performance unica.