«Il tempo nella cucina s’identifica con le stagioni e utilizzare prodotti di stagione è una delle prime cose che mi ha insegnato mia mamma, la mia prima maestra». Davide Oldani, tra gli «chef più pop» del momento, è tra gli speaker del primo TEDx dell’Università Cattolica intitolato “TIME 2.0” e organizzato domenica 7 marzo da un team di 27 giovani tra laureati e studenti di diverse facoltà della Cattolica, in collaborazione con il Centro di produzione multimediale dell’Ateneo, Cabinaa e in media partnership con il Sole 24 Ore.
«Cucinare bene nel tempo vuol dire utilizzare le stagioni, ma vuol dire anche tradizione e innovazione», ha detto il cuoco stellato, allievo di Gualtiero Marchesi, esponendo le sue teorie sul tempo visto in relazione al mondo culinario. «Non si può fare innovazione se non si conosce la tradizione, che bisogna apprenderla a bottega, praticarla, assorbirla e poi studiarla». Pertanto «per fare innovazione» il passaggio importante è quello della «conoscenza perfetta della tradizione». E questi, ha continuato lo chef, «sono due punti fermi per quanto riguarda il mio modo di vedere la cucina e il mondo che mi circonda».
In cucina, ha osservato Oldani, si parla di arte, di talento. «Credo a tutte queste cose ma su alcune non sono d’accordo: la cucina è il risultato di un cammino, di una passione e di tante esperienze di una persona». Quindi «il tracciato di un cuoco, di una persona che ama alimentare altre persone, deve essere fatto con una linearità e coerenza estremi». Inoltre, «il talento è fondamentale e non è per pochi, solo se collegato a un filo di umiltà. Vedere il talento senza umiltà è come vedere il tempo senza il giorno»