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Ven. Nov 29th, 2024

Quanti di noi sono in grado di valutare l’efficacia e la qualità di un tappo quando aprono una bottiglia di vino? Non esiste ovviamente un indice percentuale in risposta a questa domanda ma, a parte i gradi esperti e gli intenditori, quelli con la maiuscola, che riescono a comprenderne la tenuta, la capacità di invecchiamento e, persino, il valore commerciale, possiamo affermare con una certa sicurezza che i parametri di giudizio, per i più, si limitano alla consistenza, all’integrità e poco altro.

Comunque la si pensi, bisogna ammettere che il tappo di sughero rimane il “re dei tappi”, talmente osannato da essere persino divenuto, nelle dovute e allargate proporzioni, un oggetto di arredo firmato da prestigiosi designer.

Una storia lunga quella che lo accompagna. Sembra, infatti, che la sua prima comparsa risalga addirittura all’età antica, quando veniva utilizzato dai Greci e dai Romani per sigillare ermeticamente le anfore di coccio. Poi, dopo essere sprofondato nell’oblìo per lungo tempo, per via dell’uso dei barili in legno, il nostro tappo di sughero ricompare in Francia nel XVII secolo e, a celebrarne il ritorno, è nientedimeno che un monaco, quel Pierre Pérignon che viene indicato (forse erroneamente!) come l’inventore del celebre champagne. Prodotto in diverse tipologie a seconda della destinazione, nel 1900 diventa infine, a pieno titolo, quell’oggetto cilindrico che noi tutti conosciamo. Una scelta ricca di perché. Prima di tutto per il materiale, impermeabile ed elastico, poroso e quindi perfetto per lasciar passare quelle minuscole quantità di aria che contribuiscono a trasformare l’aroma e il sapore del vino nel tempo e poi perché può essere definito anche più sostenibile per l’ambiente.

Certo, le alternative non mancano e, sul mercato, troviamo tappi di ogni tipo, in silicone, a vite, a corona e altro ancora ma quello che vi presentiamo oggi, utilizzato per alcuni vini da Fattoria Mantellassi, risponde perfettamente a quella linea green che è diventata il modello produttivo dell’Azienda toscana. Prevalentemente, le sue bottiglie vengono sigillate con il classico sughero di alta qualità ma, proprio in nome di un cammino sempre più importante verso la sostenibilità, alla tradizione si è voluto aggiungere un’innovazione quanto mai valida nel contenuto ma anche appetibile dal punto di vista estetico.

Si tratta dei tappi Green Line Nomacorc, una linea le cui peculiarità sono la rinnovabilità delle materie prime e la base vegetale. Piacevoli al tatto e nel design, sono privi di TCA (quel tricoloanisolo che conferisce il cosiddetto sentore di tappo) e di colla, elementi che li rendono affidabili al 100%. C’è da aggiungere poi che il loro nucleo è costituito da un filtro dell’aria traspirante che garantisce il trasferimento ottimale dell’ossigeno attraverso le loro pareti risultando così formati per il 70% di aria, una risorsa abbondante in natura. Questo passaggio di ossigeno nelle bottiglie assicura inoltre un invecchiamento dei vini rossi fino a 25 anni! La linea? Tradizionale ma con una sigillatura ermetica perfetta. E, per finire, i prodotti Nomacorc sono completamente riciclabili. Fattoria Mantellassi aderisce a “Green Care”, uno schema messo a punto dalle Camere di Commercio per valorizzare la competitività delle imprese di questo settore attraverso la leva della sostenibilità ambientale. Una garanzia non solo per il consumatore, ma anche per la vita del nostro Pianeta.

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