Oggi Findus mette inoltre in funzione un Seabin nel porto dell’Isola della Certosa e segna così l’ultima tappa del progetto “Un mare di idee per le nostre acque” di Coop, in collaborazione con LifeGate. L’azienda, leader in Italia nel mercato dei surgelati, garantirà il corretto funzionamento di questo moderno cestino “mangia-plastica” dispersa nel mare, che riesce a catturare fino a 500kg l’anno di rifiuti galleggianti, incluse plastiche e microplastiche.
Un’imbarcazione con un Capitano “speciale” al timone, salpata questa mattina da Campo SS. Giovanni e Paolo a Venezia. Un equipaggio composto da circa 50 volontari coinvolti dall’associazione Venice Lagoon Plastic Free. Destinazione della rotta? l’Isola del Lazzaretto. È partita così l’iniziativa di clean up del territorio, promossa da Findus e organizzata questa mattina in concomitanza con la Giornata Mondiale degli Oceani, con l’obiettivo di raccogliere quanti più rifiuti di plastica abbandonati possibili. Un evento dal duplice scopo: dare una mano concreta nel mantenere pulito il territorio e, allo stesso tempo, sensibilizzare i cittadini sul problema della plastica abbandonata in mare.
Nella mattinata dedicata al clean up, i volontari e Capitan Findus hanno raccolto circa 184 Kg di plastica abbandonata sull’Isola del Lazzaretto che, ben presto, sarebbe potuta diventare rifiuto galleggiante nelle acque di Venezia. Ma proprio durante la giornata dedicata alla tutela degli oceani e dei mari, Findus ha compiuto un ulteriore passo in avanti nel cammino di sostenibilità, di cui Capitan Findus si fa promotore: l’accensione di un Seabin – cestino “mangia rifiuti” capace di catturare circa 1,5 kg di detriti galleggianti al giorno – nelle acque del Vento di Venezia sull’Isola della Certosa.
«L’adozione di questo Seabin e degli altri 9 adottati finora – racconta Manuel Rubini, Brand Manager Capitan Findus – segna un ulteriore passo in avanti nell’ ampio percorso di sostenibilità ambientale intrapreso da Findus. Per noi la salute e la salvaguardia dei mari e degli oceani sono un valore fondamentale, per questo ci impegniamo quotidianamente per preservarli. Come dimostra un recente studio della Commonwealth Industrial and Scientific Organization, infatti, 14,4 milioni di tonnellate di microplastiche sono sedimentate sui fondali di tutto il mondo. Il Mediterraneo, inoltre, essendo un mare semichiuso, è particolarmente esposto al problema della plastica: si pensa che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno – continua Rubini – Nel Tirreno il 95% dei rifiuti galleggianti avvistati, più grandi di venticinque centimetri, sono di plastica, il 41% di questi sono buste e frammenti. Per questo adottiamo metodi di pesca sostenibile e di acquacoltura responsabile che minimizzino l’impatto sulla flora e sulla fauna marina e sempre più organizziamo e partecipiamo attivamente ad iniziative come questa – in partnership con Coop – che hanno un impatto positivo sull’ambiente e sul territorio italiano».
Questa accensione rappresenta l’ultima tappa di una speciale operazione di ‘adozione’ – intendendo con questa parola il recupero, la messa in funzione e la manutenzione – di 10 Seabin in 10 diverse località lungo le coste italiane, prendendo parte così alla campagna “Un mare di idee per le nostre acque” promossa da Coop. L’obiettivo? Installare, in collaborazione con LifeGate PlasticLess®, centinaia di Seabin in Italia nei prossimi anni.
Proprio nell’ambito della campagna e nella ricorrenza della Giornata mondiale degli Oceani, questa mattina Coop ha installato un nuovo Seabin a Sanremo, nel corso di un evento che ha visto anche la partecipazione della barca a vela Anywave, la prima ad aver istituito la figura del responsabile ecologico (Reco).
Alberto Sonino, Amministratore Vento di Venezia dichiara«Quello della Laguna è un ecosistema unico, chiuso, dove gli effetti della marea amplificano ulteriormente il problema dei rifiuti e delle plastiche, specialmente dei periodi estivi. Per questo siamo felici di essere stati scelti per ospitare il Seabin, un grande contributo al nostro impegno per tutelare la nostra preziosa Laguna».
«Siamo orgogliosi di essere qui a Venezia insieme a Findus, e in collaborazione con Coop, per dare un contributo concreto alla salute di questo prezioso ecosistema grazie al Seabin, in funzione all’Isola della Certosa, che sta togliendo plastiche e microplastiche dall’acqua – dichiara Simona Roveda, Co-founder, Direttrice Editoriale e Comunicazione di LifeGate – Siamo in una delle città più belle e amate al mondo ed è un piacere per noi vedere la partecipazione della società civile impegnata nella pulizia del territorio. Diffondere la sensibilità nelle persone è infatti il principale obiettivo del nostro progetto LifeGate PlasticLess®».
Prima dell’accensione del Seabin nel porto dell’Isola della Certosa, erano stati attivati – nei mesi scorsi – cestini “mangia-plastica” in Romagna nei porti di Ravenna, Cattolica e Cesenatico; nel Lazio nelle acque del porto di Gaeta; In Liguria a Varazze; in Campania a Capri; In Toscana a Viareggio e Capraia; in Puglia a Gallipoli.
Ma come funziona un Seabin? Come detto, è in grado di catturare circa 1,5 kg di detriti galleggianti al giorno, ovvero oltre 500 Kg di rifiuti all’anno (a seconda del meteo e dei volumi dei detriti), comprese le microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm, invisibili all’occhio umano. Il Seabin può inoltre catturare molti rifiuti comuni che finiscono nei mari come i mozziconi di sigaretta, purtroppo anch’essi molto presenti nelle acque. Grazie all’azione spontanea del vento, delle correnti e alla posizione strategica del cestino, i detriti vengono convogliati direttamente all’interno del dispositivo. I rifiuti vengono catturati nel filtro, che può contenere fino a un massimo di 20kg, mentre l’acqua scorre attraverso la pompa e torna in mare; quando il filtro è pieno, viene svuotato e pulito. Può funzionare 24 ore al giorno e quindi è in grado di rimuovere molta più spazzatura di una persona dotata di una rete per la raccolta. Il dispositivo risulta straordinariamente efficace in aree come i porti, darsene e anse fluviali poiché sono naturali “punti di accumulo”, in cui convergono la maggior parte dei rifiuti in mare.