Produrre di più con minore impatto ambiente ma Pac sia politica economica
A fronte di una crescita demografica importante da qui al 2050 quando la popolazione mondiale si stima che raggiungerà i 10 miliardi di persone “tutti gli agricoltori dovranno produrre di più e questo significherà che dovremo produrre di più preservando le risorse naturali, una sfida impossibile ? Forse. Ma c’è anche una forte spinta da parte di chi ha interesse a entrare in maniera importante nel settore dell’alimentazione cercando di demonizzare il ruolo dell’agricoltura per dare un futuro a ciò che è sintetico e, quindi cercando di sostituirsi agli agricoltori, nell’esigenza di dare da mangiare ai cittadini del mondo che verranno. Questa è la sfida numero uno”. E’ il ragionamento fatto dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti all’assemblea di Unaitalia.
“Se non partiamo da questa valutazione è evidente che il nostro futuro sarà caratterizzato da una sfida che perderemo perché chi produce in laboratorio non ha quasi emissioni, non ha sistemi allevatoriali, non ha una filiera da tutelare ma nella contrapposizione tra un cibo perfetto rispetto a un cibo presentato come imperfetto tende a far scegliere al consumatore quel cibo” ha aggiunto.
“Questa è una partita che non possiamo perdere e allora abbiamo bisogno di una politica agricola con la P maiuscola che possa dare una direzione all’agricoltura europea. Abbiamo due sfide importanti davanti a noi: una è la definizione della Pac e l’altra è la strategia For Farm to Fork e sono due politiche economiche che devono essere scisse, non è pensabile che le risorse economiche del Green Deal vengano parzialmente utilizzate dalla Pac” ha sottolineato Giansanti raccomandando come “le risorse economiche della Pac del futuro sono meno dell’attuale programmazione, in Italia come Confagricoltura abbiamo previsto un taglio di 6 miliardi di euro in un quinquennio (quindi 1,2 mld in meno l’anno) che dovrà essere gestito perché andrà a colpire alcune filiere più di altre e la Pac deve mettere al centro una dimensione di politica economica con l’azienda agricola e la capacità di produrre. Poi è fondamentale la sostenibilità ambientale sociale ed economica. – ha detto – ma c’è una concorrenza sleale nella differenza del costo del lavoro tra i singoli Paesi europei, tra le diverse regole del mercato del lavoro”.
fonte Adnkronos