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Sab. Dic 21st, 2024

Foradori: “L’anno prossimo conquisteremo il mercato arabo”.

Il mercato corre più velocemente della burocrazia. Mentre in Europa si discute da mesi sulla normativa per disciplinare la deacolizzazione del vino, con tutte le polemiche annesse e le resistenze dell’Italia, sui mercati i prodotti alcol free stanno conquistando significative fette di consumatori. Le industrie europee che praticano la tecnica della dealcolazione stanno acquisendo nuovi clienti. Uno studio del 2019 dell’Oiv mostra come nel 2018 nel mondo siano state prodotte 100 milioni di bottiglie di vino dealcolato. Una tendenza in crescita negli ultimi due-tre anni. E anche le aziende vitivinicole italiane iniziano a darsi da fare. Ne è un esempio Martin Foradori Hofstätter, patron dell’omonima cantina altoatesina, che ha appena lanciato sul mercato la bollicina Steinbock Alcohol Free Sparkling, da uve Riesling, dealcolate, della cantina tedesca di proprietà Dr Fischer, situata in Germania lungo il fiume Mosella, al confine con il Lussemburgo. «Per questa prima annata abbiamo prodotto 20mila bottiglie e non ho dubbi che le venderemo tutte entro dicembre – spiega Foradori – I ristoratori stanno dimostrando grande interesse. Lo stesso vale per le piattaforme digitali: abbiamo fatto una prova con un sito di vendite e in due ore abbiamo venduto 120 bottiglie”. Ma anche Sandro Bottega, produttore  trevigiano “big” del Prosecco Dogc e dei distillati, ha lanciato due prodotti: un succo d’uva sparkling dal vitigno Glera e un altro rosé da Malvasia rossa, non dealcolati ma realizzati “senza togliere nulla all’uva”, come dice lo stesso produttore. “In Nord Europa e Canada le due bollicine alcol free stanno spopolando – spiega Bottega – abbiamo venduto 100mila bottiglie in sei mesi, da gennaio”. E il produttore veneto si prepara per il lancio nelle autostrade italiane. Il fenomeno: chi li produce e chi li beve Il primo brevetto di un vino dealcolato è datato Germania 1908, ma solo negli anni Ottanta il fenomeno ha assunto dimensioni significative. Non ci sono dati precisi sulla produzione totale, ma uno studio mirato del 2019 della Oiv, Organizzazione internazionale della vigna e del vino, ha rilevato che nel 2018 la produzione globale di vini alcol free toccato i 100 milioni di bottiglie, registrando la tendenza in aumento. Il lockdown legato alla pandemia può aver dato una spinta sull’acceleratore al fenomeno, come  sostiene Foradori della Hofstätter, perché ha spinto i produttori a studiare le nuove tendenze e a lanciarsi in nuovi progetti, partendo dal cambio di abitudini connesso al momento delicato che ha vissuto l’umanità.  Da studi europei inoltre emerge che i principali consumatori di vini dealcolati sono persone che si trovano a vivere periodi particolari: donne incinte, persone che stanno seguendo delle cure o che hanno avuto dei disagi con l’alcol, autisti o gente che deve guidare, consumatori che non bevono alcol per scelta, per gusto, per dieta o per motivi religiosi. Molti produttori guardano infatti con interesse al mercato arabo.  (…)
Fonte La Stampa

Nasce “Steinbock Alcohol Free Sparkling”, una bollicina dealcolizzata prodotta da uno dei più attenti e tradizionali vignaioli italiani: Martin Foradori, proprietario della cantina Hofstaetter. Un’idea nata diversi anni fa che oggi prende vita con un nuovo prodotto, per la prima volta in Italia, ottenuto dal vino.

Steinbock Alcohol Free Sparkling, una bollicina innovativa ottenuta da vino dealcolizzato. A lanciare sul mercato questa nuova etichetta, frutto di un’attenta selezione della materia prima, non è un produttore qualsiasi. Si tratta dell’ultimo progetto di Martin Foradori Hofstätter, eclettico e poliedrico viticoltore dell’omonima tenuta altoatesina. Il primo italiano a spingersi e a investire acquistando vigneti lungo la Saar, in Germania.

Non si tratta certo del primo spumante senza alcol sul mercato. In questo caso si tratta di un vino dealcolizzato che nasce da un’apposita tecnica per mantenere intatti i delicati aromi della materia prima. A fare la differenza, inoltre, è che a lanciarlo sia un produttore di questo calibro, alla guida di una maison raffinata. Un produttore che conosce bene il Riesling – varietà alla base di questa novità – e le potenzialità di quest’uva che sa esprimersi nobilmente anche in versione “Alcohol Free”.

Anche questa volta Foradori Hofstätter dimostra di avere le idee ben chiare: «Non è un succo d’uva ma una bollicina ottenuta da vino – ci tiene a puntualizzare –. Steinbock Alcohol Free Sparkling nasce da un’attenta selezione in vigna e poi in cantina. Un’innovativa tecnica preserva i delicati aromi del vino, togliendo l’alcool contenuto. All’interno di un’apparecchiatura viene ridotta la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e con ciò abbassato anche il punto di ebollizione dell’alcol da circa 78° C a circa 25-30° C. Alla fine del processo, si ottiene una bevanda con un contenuto alcolico inferiore a 0,25 Vol %».

A determinare la qualità del prodotto, secondoForadori Hofstätter, è proprio l’uva da cui nasce e la tecnologia adottata: «Rispetto al passato oggi si sono fatti passi da gigante. I sentori e le caratteristiche del frutto rimangono praticamente inalterate – spiega il produttore di Tramin – Termeno –. Merito del processo che viene utilizzato ma anche dell’eleganza e della finezza della materia prima. Così come è accaduto per la birra, anche il mondo del vino deve guardare ai prodotti analcolici con standard di alto livello e, come si sa, a me piace essere all’avanguardia».

L’obiettivo è creare un’elegante alternativa per tutti coloro che non bevono o non possono bere alcolici ma non vogliono rinunciare al piacere di un brindisi o all’abbinamento ideale dall’aperitivo al dolce.

L’etichetta debutterà sul mercato in queste settimane con il marchio “Steinbock Selection Dr. Fischer” creato da Martin Foradori Hofstätter nel 2017 e già presente in Italia con una selezione di Riesling.

«Che un produttore “vecchia scuola” e “testardo” come me si metta a produrre una gamma di questo tipo è significativo – spiega Martin Foradori Hofstätter -. Chi mi conosce sa che non sono uno che insegue le mode ma non mi manca lo sguardo per guardare al mondo in cui viviamo e al futuro: oggi un insieme di persone che non possono o non vogliono bere alcolici sono alla ricerca di prodotti di alta qualità che permettano loro di poter condividere il piacere dei sentori che emergono dal calice e di non sentirsi esclusi durante un evento, un brindisi, un momento conviviale. Dare a queste persone un prodotto all’altezza è il motivo per cui mi sono imposto questa nuova sfida». Un progetto accolto con favore dagli addetti ai lavori e dal mondo della mixology che vede in questa bollicina senza grado alcolico anche l’ingrediente ideale per cocktail senza o con un contenuto inferiore di alcol.

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