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Lun. Dic 23rd, 2024
Italian Taste Summit

 La forza del brand Italia rappresenta senza alcun dubbio un enorme valore aggiunto, ma per crescere sui mercati esteri e trarre il meglio dalle nuove opportunità di un contesto internazionale profondamente modificato dalla pandemia, il vino italiano deve saper cogliere il passaggio epocale rappresentato dall’Experience Design.

Il trauma vissuto a livello globale negli ultimi 18 mesi ha, infatti, prodotto un senso di disorientamento, di paura e di mancanza di fiducia nei consumatori, influenzando profondamente i trend  e le modalità di consumo nel mondo del vino. Di fronte a questo nuovo quadro il semplice storytelling non basta più, come non basta che un vino sia buono o di qualità. Quello che serve è creare rituali ad hoc che siano disegnati su misura del singolo consumatore, che ha l’esigenza di essere rassicurato e coinvolto dal punto di vista emotivo attraverso una serie di esperienze che lo rendano partecipe di una visione aziendale autentica, sobria e capace di dare certezze in una fase di grande insicurezza. In altre parole, quello che serve è l’Experience Design, un concetto per certi versi olistico che ora in Italia viene per la prima volta abbinato al mondo del vino.

È la grande novità emersa dalla quarta edizione di Italian Taste Summit, il primo appuntamento strategico B2B di questa portata dopo la fine delle restrizioni che dall’11 al 13 luglio ha proposto una serie di eventi diffusi tra la Rocca Visconteo Veneta di Lonato del Garda e la Tenuta Borgo la Caccia di Pozzolengo (Brescia). L’evento, che è stato organizzato da Joanna Miro, marketing manager e AD del Gruppo Wine Global Aspect, ha riunito oltre oltre 50 cantine e i più importanti operatori e critici internazionali, con l’obiettivo di facilitare la conoscenza e il business tra una selezione dei migliori produttori italiani e i professionisti stranieri provenienti da Giappone, USA, Messico, Canada, Russia, Ucraina, Gran Bretagna, Svizzera e altre nazioni europee (incluse quelle dell’Est).

“A causa della pandemia tutti noi abbiamo subito un trauma immane, di fronte al quale siamo in cerca di certezze e valori stabili. Questo crea un’opportunità unica per le imprese del mondo del vino, a patto di sapere cosa è necessario fare: la risposta si chiama Experience Design”, ha spiegato Joanna Miro introducendo i due seminari con cui si è aperto l’Italian Taste Summit. Nel corso dei due incontri il Professor Vincenzo Russo, docente di Neuromarketing all’Università IULM di Milano, Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, il Professor Daniele Cavicchioli, docente di Economia agroalimentare all’Università degli Studi di Milano, e Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento turismo del vino della Lombardia, coordinati da Emanuele Bottiroli, giornalista ed esperto di marketing del vino, hanno analizzato la situazione attuale e si sono confrontati sulle strategie per far crescere l’export e approfittare della ripresa globale dei consumi prevista già da quest’anno.

“Rispetto al passato c’è una profonda voglia di socialità di ritorno e la ricerca di sicurezza”, ha sottolineato il professor Vincenzo Russo. “Questi per le aziende diventano indirizzi importanti, perché bisogna sempre stare attenti ai trend di consumo e declinare le strategie in base a quello che emoziona maggiormente il nostro cervello. Le persone che vengono più coinvolte dal punto di vista emozionale creano legami più profondi con l’azienda e con i suoi prodotti, al punto da diventarne spesso addirittura ambassador”.

Trovare le giuste strategie per conquistare nuove quote di mercato all’estero, dove nel 2020 il valore dell’export del vino italiano ha sfiorato quota 6,3 miliardi di euro, è quindi più importante che mai.

“La pandemia ci ha insegnato che i cambiamenti sono inevitabili e ci ha dimostrato che le abitudini di consumo e acquisto possono cambiare molto rapidamente”, ha confermato Ettore Prandini“Noi dobbiamo investire, guardare al futuro, pensare agli aspetti strategici, perché la qualità del prodotto deve essere necessariamente accompagnata da strategie di marketing ben organizzate, oltre che declinate pensando di volta in volta quali sono i mercati di destinazione. In questo l’Experience Design rappresenta sicuramente uno strumento prezioso”.

In quali condizioni? Il Report Vino e Spirits realizzato da Mediobanca con Sace e Ipsos prevede per il biennio 2021/2022 una ripresa del 3,5% all’anno dei consumi di vino italiano e addirittura un incremento del 4,6% all’anno dell’exportPer i due principali mercati di destinazione, gli USA e la Germania, si prevede una crescita dei consumi rispettivamente del 2% e del 3,1% all’anno. In Russia l’incremento sfiorerà il 3% annuo, mentre in Canada e Giappone si arriverà a un +5,9% annuo e in Lituania addirittura a un +23,3% di consumi nel biennio.

Non solo. Nel 2020 il vino italiano ha retto meglio dei concorrenti francesi e spagnoli gli effetti del Covid sull’export, con un calo del 2,4% nel 2020 contro il -3,4% della Spagna e il -10,8% della Spagna (dati Wine Monitor Nomisma), ed è tornato primo negli USA, con 1,77 miliardi di euro di valore, dopo un biennio dietro a quello francese (dati UN Comtrade). Un primato che riguarda anche il mercato tedesco, dove il nostro vino con 1 miliardo di euro di export precede di gran lunga quello francese, il mercato svizzero, con un valore di 408 milioni di euro (e un controsorpasso ai danni dei francesi proprio nel 2020), e il mercato russo (l’ultimo dato UN Comtrade è riferito al 2019 ed è di 301 milioni di euro).

Le parole chiave in questa fase? Riscoperta dell’essenziale, ricerca dell’autenticità e recupero dei valori umani che caratterizzano il settore agroalimentare in generale, e quello vitivinicolo in particolare.

Concetti che chiamano in causa tantissimi aspetti diversi. Dall’estetica e contenuti del sito internet aziendale, alla comunicazione dei propri valori su social network e media tradizionali. Dall’offerta multicanale, al commercio online. Dalla gestione della logistica, a quella dell’accoglienza in cantina. Fino alla progettazione della bottiglia e dell’etichetta, passando per la valorizzazione di esperienze uniche e indimenticabili, che stimolino positivamente tutti i nostri sensi, che puntino sui target in crescita come i Millennials, da proporre sia di persona, sia attraverso i canali virtuali. Il tutto nell’ottica di un customer engagement coerente con la visione aziendale, ma traslato sui bisogni del cliente target.

Sono questi i temi che hanno caratterizzato la quarta edizione di Italian Taste Summit, che ha contato centinaia di incontri B2B, degustazioni per la stampa estera, per quella italiana e per gli operatori. Un evento che ha evidenziato l’importanza delle piccole e medie imprese vitivinicole, il cui ruolo è fondamentale non solo per la tutela e valorizzazione del patrimonio enologico italiano, ma anche per la sua crescita a livello internazionale.

Proprio per sottolineare questo aspetto, tra le novità di questa edizione c’è stato il Premio Nobili Terrae, nato per valorizzare l’impegno delle cantine nella difesa e nel recupero dei vitigni autoctoni, autentici ambasciatori dell’identità territoriale italiana. Il riconoscimento è andata alla cantina Ronco Margherita, azienda vitivinicola di Pinzano al Tagliamento (Pordenone).

La Cena di gala

Uno dei vini di punta di Ronco Margherita, lo spumante metodo classico Arginum 2017 a base di Ucelut e Sciaglin, due vitigni autoctoni a bacca bianca che sono stati valorizzati al meglio in questa versione che prevede 40 mesi di affinamento sui lieviti, è stato tra i protagonisti della Cena di gala che si è svolta alla Rocca di Lonato.

È stato lui, in abbinamento a un Macaron salato con composta di fichi e foie gras d’oca, ad aprire la cena, precedendo il Lugana Inanfora Doc 2020 di Borgo la Caccia, valorizzato dall’abbinamento con una Variazione di coregone, nelle versioni confit e tartare con pan brioches ed erbette, e lo Schioppettino Doc Cru 2016 di Monviert, proposto in abbinamento a Fusilloni di grano matt con ragù bianco di coniglio, fave e porcini.

In chiusura di cena, infine, spazio al Masetto Nero 2018 di Endrizzi, perfetto con la Guancetta di vitello fondente, mousseline di patate alla vaniglia e porro fritto. È stato lui ad accompagnare la cena al dessert, dove i vini hanno lasciato spazio a una Pinacolada con mousse al cocco, composta di ananas e sorbetto al lime.

La Tasting Room e le degustazioni

Non solo. I giornalisti che hanno partecipato alla Tasting Room in anteprima per la stampa, hanno  avuto modo di degustare altri cinque grandi vini italiani: l’Oltrepò Pavese Metodo Classico 1865 Doc 2014 di Conte Vistarino, I Giganti Tharros – Isola dei Nuraghi Bianco Igt 2019 di Contini, il Terre di Rosazzo Scacco al Re Sauvignon Blanc Doc 2008 di Cantarutti Alfieri, il Matan Pinot Nero Riserva Alto Adige Doc 2018 di Pfitscher, il Contrada Villagrande Etna Rosso Doc 2017 di Barone di Villagrande e il Franco Pacenti Brunello di Montalcino Docg 2016 di Franco Pacenti.

Protagonisti delle degustazioni per la stampa, i critici, i buyer e gli operatori internazionali sono stati i vini delle seguenti cantine: Bossi Fedrigotti, Canevel, Le Morette, Farina, Borgo la Caccia, Bocale, Monviert, Ronco Margherita, Amastuola, Cuffaro, Di Ruscio, Nettare dei Santi e Tenuta Tre Gemme.


I Partner dell’evento

Cantine che hanno contribuito all’ottima riuscita della manifestazione, che ha schierato anche tre Partner di alto livello come Rastal Italia, Acqua Lauretana La La Wine Magazine. Quest’ultimo ha garantito due dirette streaming al giorno condotte Giordana Talamona, nel corso delle quali sono stati approfonditi i temi dell’Italian Taste Summit.

“Dalle interviste di La La Wine alle cantine, ai buyer, ai critici e ai brand ambassador internazionali ospiti dell’Italian Taste Summit sono emersi dei trend molto interessanti per l’export del vino italiano”, ha spiegato Giordana Talamona, giornalista e consulente enogastronomica. “Due, in particolare, i mercati più ricettivi in questo periodo per i vini italiani: l’Ucraina e il Messico. Il primo è il nuovo Eldorado per le nostre aziende, con un buon target di consumatori curiosi, che probabilmente crescerà nei prossimi anni per cultura del vino e potere d’acquisto. Il secondo, il Messico, è un mercato ancora giovane, ma in fermento. Se ad oggi vanno per la maggiore i vini rossi per un target maturo, i Millennial messicani sembrano essere sempre più incuriositi dal mondo delle bollicine. Ci si aspetta, dunque, che questo Paese possa aprirsi alle bollicine italiane, sia metodo classico, sia Martinotti, da consumarsi lungo la costa messicana, che conta su non meno di 11 mila chilometri di spiagge”. 

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