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Gio. Dic 19th, 2024

Anche se l’82% del pubblico ha accolto con favore il divieto del 2019 dell’autorità che si occupa del trasporto pubblico nella capitale britannica sulla pubblicità di alimenti ricchi di grassi, zucchero o sale, la Greater London Authority ha dovuto affrontare una forte opposizione da parte delle grandi aziende alimentari e degli inserzionisti che gestiscono le loro campagne. Le piccole imprese alimentari e quelle non principalmente coinvolte nella produzione di alimenti ultralavorati, per contro, si sono dimostrate in gran parte favorevoli al divieto, introdotto per creare un ambiente alimentare più sano per i bambini di Londra. È quanto emerge dai dati acquisiti attraverso richieste di Freedom of Information e analizzati dai ricercatori dell’Università di Bath, GB, e pubblicati su “PLOS Medicine”.

I ricercatori hanno scoperto che gli oppositori al divieto lo hanno contestato per più motivi, hanno cercato di aumentare il loro ruolo nel processo di decisione politica e hanno condiviso le proprie prove con i funzionari delle amministrazioni locali, cercando di minare le prove indipendenti che supportavano il divieto. Nonostante la significativa opposizione, il divieto è andato avanti, cosa che i ricercatori considerano un precedente positivo per altre autorità pubbliche che stiano pianificando azioni simili. Alcune città, tra cui Bristol, hanno già seguito l’esempio di Londra e hanno introdotto restrizioni pubblicitarie sugli spazi di loro proprietà. Da un punto di vista di ricerca, i tentativi delle aziende di far deragliare le normative sul marketing per tabacco e alcol sono ben documentati e questa ricerca suggerisce che molte delle tattiche utilizzate dalle aziende alimentari siano state prese dallo stesso “playbook”. Queste includono il lobbying diretto, l’utilizzo di coalizioni per portare avanti le proprie posizioni, minimizzare i benefici delle politiche avversate ed esagerarne i potenziali effetti negativi.


Fran Bernhardt, coordinatrice della campagna alimentare per bambini per Sustain, un ente senza fini di lucro, ha dichiarato: “Questa ricerca rivela gli enormi sforzi delle aziende per minare e bloccare questa politica di divieto. Se solo quelle risorse e quella creatività potessero essere reindirizzate in pubblicità più salutari, si potrebbe dedicare più tempo a migliorare gli spazi in cui tutti i bambini possano crescere”. Caroline Cerny della Obesity Health Alliance ha aggiunto: “È chiaro da questa ricerca che le aziende mettono in atto sforzi e risorse fenomenali per opporsi a una politica di salute pubblica. Preoccupante è quanto di questo sforzo di lobby sia condotto sotto la superficie. È probabile che le pressioni pubbliche a cui stiamo assistendo dall’industria contro i nuovi piani del governo per limitare la pubblicità di cibo spazzatura in TV e online siano anche solo la punta dell’iceberg ed è fondamentale che il governo si attenga fermamente ai suoi piani per proteggere i bambini dalla pubblicità legata a cibo malsano.”

Fonte AGI

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