Immaginate di riempire il Colosseo di acqua e poi immaginate, accanto alla monumentale cisterna, un secondo Colosseo e di riempire anche quello fino all’orlo. Avrete ottenuto una mole di acqua di 270.000 m3. A tanto equivale il risparmio idrico che sono riuscite a guadagnare le aziende del settore dolciario e pastario italiano tra il 2013 e il 2019. E ancora, 69.000.000 Kg di emissioni di CO2 risparmiate, pari al consumo di circa 36.300 autovetture; 19.500.000 Kg di rifiuti recuperati in più, quasi quanto la produzione annuale di scarti di un comune di 39.000 abitanti.
A rivelarlo è Unione Italiana Food, la più grande associazione di categorie alimentari in Europa, che riunisce 450 aziende dell’agroalimentare, con 20 settori merceologici rappresentati, e pubblica, sette anni dopo la prima edizione, il suo nuovo Rapporto di Sostenibilità.
L’atteggiamento pionieristico e innovativo di Unione Italiana Food aveva portato l’associazione a intraprendere già oltre 20 anni fa un percorso dedicato alla sostenibilità, creando un modello che, grazie alle competenze delle aziende che ne fanno parte, ha permesso di organizzare, tra le altre cose, workshop formativi e linee guida tecniche informative specifiche sui temi della sostenibilità (come, ad esempio, le Linee Guida sui Sottoprodotti Alimentari).
In questo ambito si inserisce il primo Report di Sostenibilità di Unione Italiana Food che risale al 2013, quando ancora in pochissimi se ne occupavano concretamente che rimane il primo esempio di report di sostenibilità a cura di un’associazione di categoria. Oggi il numero di aziende che presentano il proprio rapporto di sostenibilità è aumentato esponenzialmente e il modello di Unionfood è stato anche d’ispirazione per altre realtà associative, che hanno deciso di intraprendere esperienze simili. Questo a dimostrazione della natura stessa di Unione Italiana Food e delle sue ambizioni, della volontà di rappresentare un punto di riferimento e un think tank per il mondo del food e non solo, uno spazio di confronto e condivisione di best practice capaci di far progredire l’economia e la società.
Il report 2020 nasce dunque in continuità con il passato e compie uno step in avanti, analizzando i trend e i risultati concreti raggiunti in questi 7 anni da cinque diverse categorie merceologiche simbolo del Made in Italy che fa qualità e la porta nel mondo: pasta, prodotti da forno, cacao e cioccolato, gelati, confetteria. Settori produttivi, questi, capaci di generare nel nostro Paese un valore complessivo di circa 20 miliardi di euro l’anno.
I dati contenuti nel report, raccolti ed elaborati da Unionfood, provengono da 36 stabilimenti produttivi situati su tutto il territorio nazionale che fanno capo a 10 delle principali aziende dell’alimentare in Italia: Barilla G. e R. Fratelli S.p.A., Bauli S.p.A., Ferrero S.p.A., Froneri S.R.L., Nestlé Italiana S.p.A., Pastificio Lucio Garofalo S.p.A., Perfetti Van Melle S.p.A., Sammontana S.p.A., Sperlari S.R.L., Unilever Italia Mkt. Operations S.R.L. Realtà, queste, fortemente rappresentative della produzione Made in Italy, con punte del 90% e del 70% nel settore dei gelati e in quello del cacao e cioccolato.
“Questo rapporto – ha dichiarato Mario Piccialuti, Direttore Generale di Unione Italiana Food– racchiude tutto ciò di cui oggi il mondo discute, dalla lotta all’emergenza climatica, alla stretta correlazione tra sistemi alimentari globali e salute umana e ambientale, alla necessità di mettere in atto la sostenibilità e non lasciare che resti solo una promessa non mantenuta alle nuove generazioni. Le realtà presentate in questo Rapporto sono fortemente radicate nei propri territori di origine e al contempo capaci di portare nel mondo lo stile di vita italiano, ma rappresentano solo la punta dell’iceberg del settore alimentare italiano, per il quale la sostenibilità si è ormai affiancata a qualità e sicurezza come uno dei fattori di crescita e competitività”.
Il calcolo degli indicatori ambientali analizzati (Energia, acqua, rifiuti, CO2, Sottoprodotti, Produzione) mostra che il percorso di miglioramento sia trasversale a tutti i settori analizzati. Se, per esempio, la produzione di prodotti da forno – e da ricorrenza, come Pandoro e Panettone – spicca per gli importanti risparmi nelle emissioni di anidride carbonica (circa il 42,7%, dal 2013 al 2019) e il settore della confetteria per quelli di acqua (si calcolano almeno 14,51 m3 di acqua risparmiati per ogni tonnellata di prodotto), il settore del cacao e cioccolato eccelle in materia di utilizzo di energia elettrica rinnovabile, tanto da essere passato dal 7% nel 2013 al 100% nel 2019.
Dietro ai numeri ci sono anche storie e soluzioni eterogenee che in questi anni le associate di Unione Italiana Food hanno adottato per creare valore sostenibile: dalle innovazioni tecnologiche per contenere consumi ed emissioni, a progetti locali per la tutela dei territori e delle comunità d’origine delle materie prime di cui si servono, fino alle esperienze di food innovation, in linea con i modelli più virtuosi di economia circolare (v. focus).
È anche in virtù di questa condivisione valoriale che le aziende si riconoscono in Unione Italiana Food, che a livello associativo si occupa di crescita sostenibile da oltre 20 anni, come conferma Piccialuti: “La creazione di valore sostenibile per tutti gli stakeholder è la principale mission strategica di Unionfood e questo report ne è la dimostrazione. Continueremo a ispirare i nostri associati, affinché possano realizzarsi sinergie tali da imprimere un cambiamento concreto e duraturo in materia di sostenibilità”.
L’Associazione ha condotto un’intensa attività tesa al raggiungimento degli obiettivi strategici delineati nel primo Rapporto di Sostenibilità promuovendo, tra le aziende consociate, il progetto Life Magis sul Made Green in Italy (lo schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti[ii]), dando vita a nuove Linee Guida, tra cui quelle relative all’efficientamento energetico, in collaborazione con ENEA, e quelle sulla valorizzazione dei sottoprodotti alimentari per l’economia circolare. Tutto questo con l’intento di supportare le aziende, fare in modo che producano non solo alimenti buoni, ma anche sicuri per il consumatore e sostenibili per l’ambiente.
UNA SINTESI DEI RISULTATI
CARBON NEUTRALITY, ENERGIE RINNOVABILI, MATERIE PRIME E PACKAGING SOSTENIBILI:
ECCO L’IMPEGNO PER IL PIANETA DELLE AZIENDE ALIMENTARI ITALIANE
Tra le sfide globali che la Comunità Internazionale ha messo in luce anche in occasione del recentissimo vertice di Glasgow, molte sono collegate agli attuali modelli alimentari globali, non sempre sostenibili. Il modo in cui il cibo viene coltivato, prodotto, distribuito e consumato ha un forte impatto sull’ambiente: i sistemi alimentari odierni contribuiscono fino al 37%i delle emissioni di gas serra e al 92%ii dell’impronta idrica dell’umanità, ovvero del consumo di acqua dolce.
Se è vero, dunque, che serve uno sforzo corale per contrastare gli effetti dell’emergenza climatica, in Italia il settore dolciario e quello pastario hanno già intrapreso questa strada da tempo.
Ecco traguardi raggiunti e best practice in materia di sostenibilità di alcune tra le principali aziende del panorama italiano, raccolte dal Rapporto di Sostenibilità 2020 di Unione Italiana Food.
MENO EMISSIONI DI CO2 E CONSUMI IDRICI, PIÙ ENERGIA AUTOPRODOTTA E RINNOVABILE
L’abbattimento delle emissioni di CO2per contenere, nei prossimi 9 anni, l’innalzamento della temperatura terrestre, entro la soglia limite di 1,5 gradi, è tra forse la più imponente e emblematica delle attuali sfide globali. Secondo un recente sondaggio Ipsos, per il 28% degli italiani la responsabilità di risolvere la crisi climatica ricade sulle aziende, che dovrebbero rivedere i loro processi produttivi.
Il rapporto di sostenibilità di Unione Italiana Food mostra che molte realtà del dolce e della pasta si sono fortemente impegnate a trovare soluzioni per ridurre i consumi di energia, acqua e le emissioni di CO2 o, addirittura, ad azzerarle raggiungendo la Carbon Neutrality per alcuni brand: un traguardo perseguito monitorando le emissioni di CO2 lungo il ciclo di vita dei prodotti, con la progressiva riduzione delle emissioni attraverso programmi di risparmio energetico, o l’acquisto di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili, progetti di logistica e di agricoltura sostenibile. Oltre alla compensazione delle emissioni residue grazie a progetti che riducono, sequestrano o evitano emissioni di gas a effetto serra.
L’innovazione e la scelta di energia “pulita” sono tra gli elementi chiave di questo percorso virtuoso intrapreso dai settori del dolce e della pasta. L’uso di energia da fonti rinnovabili supera nella maggioranza dei casi il 50%,per toccare punte del 100% nel settore del cacao e del cioccolato. Per esempio, i produttori di gelato hanno puntato sul fotovoltaico e su impianti di autoproduzione di energia, mentre si ricorre a sistemi di cogenerazione e trigenerazione nel settore pastario, che permettono l’autoproduzione di energia elettrica, termica e frigorifera e riescono a soddisfare anche fino all’80% del fabbisogno energetico.
… E ANCHE IL PACKAGING SI FA SOSTENIBILE
Gli imballaggi sono uno degli aspetti a cui sempre più italiani guardano nei loro comportamenti d’acquisto, anche nel food. Secondo una ricerca IPSOS, l’’87% degli italiani dichiara di voler acquistare prodotti che minimizzano il packaging, mentre il 31% ammette di aver smesso di acquistare marchi con un packaging non sostenibile. Su questo fronte, le associate a Unione Italiana Food sono veri e propri apripista. Secondo quanto riportato nel rapporto, ormai in quasi tutti i settori gli imballi dei prodotti e i contenitori utilizzati sono riciclabili al 100% o lo saranno presto. E in alcuni comparti, come quello dei gelati, si sta inoltre compiendo uno sforzo in più per rendere più sostenibili anche quei supporti necessari al consumo, per esempio eliminando del tutto cucchiaini, cannucce, coppette e coperchi in plastica, o utilizzando per ghiaccioli &co stecchi di legno certificati, ricavati da foreste gestite in maniera sostenibile.
NULLA SI CREA, NULLA SI DISTRUGGE, TUTTO SI TRASFORMA! LE ESPERIENZE DI ECONOMIA CIRCOLARE E SMALTIMENTO RIFIUTI
Secondo l’ultimo Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia l’Italia è leader in Europa per l’economia circolare. E il food dà il suo contributo a rafforzare questo primato.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma…in qualcosa di buono! Sembrano prendere ispirazione dalla Legge della Conservazione della Massa alcune esperienze innovative in materia di economia circolare e smaltimento dei rifiuti analizzate nel report di sostenibilità di Unione Italiana Food. Nel settore pastario gli scarti diventano sottoprodotti a uso zootecnico o vengono recuperati e come ingredienti base per nuovi e gustosi impasti destinati alle nostre tavole. Nel settore del cacao, c’è chi converte i residui in risorsa energetica per creare “Solid Ecopower”, un materiale che viene utilizzato in impianti esterni di biodigestione per produrre metano ed energia elettrica. E c’è anche chi, tra le aziende dolciarie, promuove l’economia circolare recuperando persino i materiali usati per le proprie attività pubblicitarie, come la cartellonistica stradale. In generale, le percentuali di riciclo, riuso o compostaggio, sono molto alte: superano il 90% in tutti i settori merceologici.
MATERIE PRIME CERTIFICATE, PER TUTELARE LE FORESTE E SOSTENERE L’AGRICOLTURA LOCALE
Dal 2014 a oggi la richiesta di un maggior impegno in sostenibilità verso le aziende e i marchi preferiti è cresciuta del +65%. Inoltre, secondo un’indagine recente di Sap e Qualtrics, il 45% dei consumatori ritiene importante che i brand puntino a un approvvigionamento sostenibile.
Negli anni la sensibilità delle aziende rispetto ai temi della responsabilità sociale e dell’approvvigionamento sostenibile è andata crescendo. Molte aziende puntano a restituire valore ai territori da cui traggono le materie prime e alle comunità che li abitano, supportando, per esempio, progetti sviluppati da organizzazioni locali o internazionali. Altre realtà, invece, acquistano responsabilmente e utilizzano solo materie prime provenienti da agricoltori certificati: una garanzia che la produzione sia gestita correttamente, salvaguardando l’ambiente e migliorando le condizioni di vita e lavoro di agricoltori e popolazioni locali. Alcune aziende, poi, hanno fissato obiettivi ambiziosi per la realizzazione di catene di approvvigionamento a impatto zero sui processi di deforestazione, un tema caldo, questo, al centro del dibattito nel recente vertice COP26 di Glasgow. Tra le aziende analizzate nel report di Unione Italiana Food, qualcuna sembra essere già molto vicina al traguardo, poiché dichiara di utilizzare in percentuali elevate – superiori all’80%- materie prime provenienti da foreste gestite in modo responsabile e sostenibile.
Infine, il food è motore della crescita sostenibile e della competitività dell’agricoltura: nel settore pastario promuove contratti di filiera con gli agricoltori del grano duro e la stessa associazione si è fatta promotrice di un protocollo d’intesa che ha coinvolto tutte le parti in causa, dal campo allo scaffale, fornendo agli agricoltori strumenti e conoscenze per rendere più sostenibile e di qualità il loro grano, tra agricoltura di precisione e buone pratiche agricole tradizionali, come le rotazioni colturali lunghe, che permettono di ottimizzare costi, rese e qualità dei prodotti, tutelando al contempo la biodiversità e salvaguardando l’ambiente.