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Mer. Nov 20th, 2024

 La Commissione europea ha da pochi giorni presentato una proposta legislativa per la revisione del sistema UE delle Indicazioni Geografiche.

Secondo il Presidente di ISIT, Lorenzo Beretta, il Regolamento proposto rappresenta una prima base di partenza su cui lavorare, dal momento che pur presentando alcuni aspetti migliorativi non appare tuttavia sufficiente a dare quel “booster” che il sistema di indicazioni geografiche necessiterebbe per rimanere in maniera competitiva sul mercato di domani.

Appaiano migliorati, ad esempio, secondo il Presidente, alcuni aspetti di tutela legati ai domini internet ingannevoli e all’uso dei prodotti DOP e IGP come ingredienti, che andrebbero comunque ulteriormente implementati. Un altro aspetto migliorativo è la facoltà per i Consorzi e i disciplinari di prevedere pratiche di sostenibilità ambientale, che potrebbero essere così progressivamente e volontariamente introdotte per aiutare, ad esempio, i salumi tutelati ad effettuare una maggior e più veloce transizione ecologica.

Valeva però la pena osare di più nell’ambito della tutela e della valorizzazione, in particolare sui poteri conferiti a questo proposito ai Consorzi; poteri che appaiono invece in parte confusi e comunque amplificabili per renderli veramente efficaci.

Bisogna che la Commissione prenda atto che i Consorzi di produttori sono le strutture in Europa che più di tutte hanno le competenze, l’esperienza e la titolarità per svolgere un’efficace azione di tutela e promozione delle IG.

I Consorzi dovrebbero, ad esempio, avere maggiori e più specifici poteri per evitare la progressiva erosione del valore e dell’immagine di molte DOP ed IGP (in particolare salumi) che rischiano nel tempo, ed alcune anche velocemente, di scomparire. La crisi dei consumi e lo sviluppo di politiche di comunicazione ma anche commercializzazione sempre più aggressive stanno danneggiando fortemente e velocemente l’immagine di questi prodotti, oltre che erodendo la marginalità per le imprese produttrici.

Ci saremmo inoltre aspettati, ha aggiunto Lorenzo Beretta, più pragmaticità e realismo per quanto riguarda la delicata questione degli alimenti per animali utilizzati per la produzione delle nostre Indicazioni Geografiche che, secondo l’esecutivo comunitario, devono provenire prevalentemente dall’area geografica tipica. Anche se si condivide la strategia positiva sottesa in questa previsione (che, va detto, è stata già inserita, anche se pochissimo applicata, anni fa in un atto delegato della commissione scavalcando così il parere del parlamento), bisogna anche essere realisti della situazione europea e in particolare di alcuni Paesi come l’Italia. Non solo l’Italia e l’Europa non sono autosufficienti per quanto riguarda le materie prime per mangimi[1], nel caso dell’Italia anche per oggettive difficoltà legate al paesaggio e al clima di alcune aree geografiche, ma molte aziende del nostro settore stanno affrontando sfide immediate legate all’approvvigionamento a causa della crisi in Ucraina, che stanno minacciando in alcuni casi la loro capacità di produrre a causa della carenza e/o alto costo di materie prime, energia ed alimenti per animali. Sarebbe quindi opportuno prevedere già nel testo del regolamento quantomeno delle deroghe a tale previsione in caso di oggettive difficoltà per alcuni Paesi e alcune aree geografiche.

ISIT non mancherà di collaborare proattivamente con le istituzioni italiane e comunitarie nel tentativo di migliorare ulteriormente la proposta legislativa che per noi rappresenta un’assoluta priorità strategica. L’Industria della salumeria tipica italiana, infatti, ha da tempo fatto della qualità, sicurezza e sostenibilità delle proprie produzioni, una scelta strategica importante per il successo sui mercati nazionali ed internazionali. I 37 salumi che a livello comunitario hanno ottenuto il riconoscimento di DOP ed IGP (2/3 dei salumi DOP europei sono italiani) testimoniano chiaramente che la strada della qualità intrapresa dalle aziende del settore è ampia, decisa e fortemente convinta nel salvaguardare e valorizzare al massimo tradizione e tipicità delle proprie produzioni. Il proseguire sulla strada della qualità, tuttavia, presuppone necessariamente un miglioramento della relativa politica comunitaria, ha concluso il Presidente.

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