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Lun. Dic 23rd, 2024

L’Agricoltura Simbiotica, un innovativo sistema di produzione agroalimentare certificato che sfrutta i benefici della relazione fra il microbiota del suolo – ovvero l’insieme dei microorganismi che lo popolano – e i vegetali che vi crescono, porta a Eataly il primo paniere di prodotti certificati.

Questo sistema di produzione si pratica utilizzando tecniche agronomiche non invasive che prevedono di arricchire il suolo con funghi, batteri amici e minerali zeolitici (cabasiti) che hanno l’obiettivo di favorire la vitalità dei microorganismi del terreno. I benefici principali di questo modello sostenibile riguardano suolo, piante e ambiente. Il suolo risulta più sano, fertile e pulito; le piante sono più resistenti alle malattie, più capaci di assorbire le​ sostanze nutritive e meno bisognose di acqua e di trattamenti; l’ambiente ne beneficia perché questo modello consente al suolo sano di trattenere più anidride carbonica (CO2).

I benefici si estendono anche agli alimenti coltivati secondo i principi dell’Agricoltura Simbiotica. Ad esempio, uno studio del British Journal of Nutrition ha evidenziato che la simbiosi ha influenzato positivamente la crescita e il contenuto di nutrienti minerali delle piante di pomodoro e ha migliorato il valore nutrizionale e nutraceutico dei frutti di pomodoro attraverso modifiche del metabolismo secondario delle piante, che ha portato ad un aumento dei livelli di licopene nei frutti*.

Un modello produttivo che Eataly ha preso a cuore perché crede nel valore e nelle proprietà dei prodotti che una terra sana può dare, e che ha già iniziato ad interessare piccole e medie aziende della filiera agricola. Tra gli scaffali di Eataly oggi è possibile trovare i primi prodotti certificati Agricoltura Simbiotica: il latte Erbalatte (Azienda Agricola La Corte), la toma (Caseificio Ceirano & Villosio), la mozzarella e primo sale (Coop Tesori bio), le confetture e composte di frutta (La Sandrina), le insalate (Azienda Agricola Gambaro), le uova (Azienda Agricola Alessandro Varesio) e l’hamburger Giotto de La Granda (Azienda Agricola Ponso e Azienda Agricola Prato). Hanno abbracciato il progetto anche la Commerciale Agricola Bodrero e il CAP Nordovest, fornitori di materie prime e alimenti per il bestiame e Genagricola. Una tangibile testimonianza dell’impegno dei più piccoli e virtuosi protagonisti della filiera alimentare che Eataly continua a valorizzare fornendo ai clienti sempre nuove opportunità di scelta di prodotti che rispondono a criteri di rispetto del cibo, dell’ambiente e della biodiversità.

“L’Italia agricola del cibo è costituita da una moltitudine di piccole e medie aziende. Questa frammentazione deve essere vissuta come una forza distintiva del nostro Paese, nonché la conseguenza inevitabile della biodiversità dei nostri territori – commenta Nicola Farinetti, Amministratore Delegato di Eataly – Fin dal primo giorno Eataly lavora per creare una rete e permettere alle piccole aziende di confrontarsi con il grande mercato. Accogliamo questo nuovo modello agricolo con entusiasmo credendo che il piglio pionieristico degli attori più piccoli della filiera possa contagiare i più grandi, contribuendo ed elevare gli standard produttivi, la qualità dell’ambiente e della nostra alimentazione.”

Di tutto questo si è parlato a Eataly Smeraldo durante la tavola rotonda “L’Agricoltura Simbiotica dal campo alla tavola” che ha raccontato, attraverso autorevoli testimonianze, un modello di pratiche agricole destinate alla cura del suolo e capaci di migliorare tutta la filiera produttiva.

“Ciò che mangiamo è strettamente legato alla terra e al nostro secondo cervello: l’intestino – spiega Sergio Capaldo, Fondatore del consorzio La Granda e ideatore della Certificazione Agricoltura Simbiotica – e poiché un suolo in salute produce piante più forti e sane, queste tratterranno più carbonio nel suolo, saranno più resistenti allo stress idrico, alle malattie e meno bisognose di trattamenti, con conseguenti benefici per l’ambiente, per gli animali e per l’uomo​. La simbiosi è il più grande successo di relazioni e collaborazioni tra microbi, microfauna, funghi e piante.”

Per comprendere bene ciò che accade nel suolo occorre studiare la rizosfera, la porzione di terra che circonda le radici delle piante: “Le pratiche agronomiche, la selezione varietale e i cambiamenti climatici hanno un impatto importante sul microbiota della porzione di suolo a stretto contatto con le radici – spiega Alessandra Salvioli, Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università degli Studi di Torino – una gestione del campo più consapevole di questo enorme capitale naturale può favorire la biodiversità delle comunità microbiche del suolo, con effetti positivi sulla resa e sulla qualità delle colture.”

Anche l’essere umano ha un microbiota, la cui biodiversità deve essere preservata agendo sulle nostre abitudini alimentari e non: “Gli studi sul microbiota umano sono in continua crescita – racconta Maria Rescigno, professore di Patologia Generale e ricercatrice dell’Humanitas University – e le ricerche stanno evidenziando come un microbiota sano possa influenzare positivamente il sistema immunitario di ciascuno di noi. Purtroppo, un’alimentazione scorretta, una vita frenetica e l’abuso di farmaci possono influenzare negativamente la composizione del microbiota e contribuire allo sviluppo di diverse patologie o disturbi.”

“Nutrire il pianeta garantendo a tutti un cibo buono, pulito e giusto è possibile solo ripartendo dalla biodiversità e invertendo un modello di produzione che ha generato disastri ambientali e sociali – sono le parole di Serena Milano, Direttrice di Slow Food Italia. – Ma la biodiversità poggia su un fondamento imprescindibile, il suolo. Questa consapevolezza è l’anello di congiunzione fra Slow Food e l’agricoltura simbiotica ed è il filo conduttore dei progetti realizzati in collaborazione e con il sostegno di Eataly. In particolare, stiamo per lanciare insieme una iniziativa che ha l’obiettivo di salvare i prati stabili, cioè quei prati naturali ricchi di biodiversità che purtroppo stiamo perdendo. Da un lato, il progetto valorizzerà il latte e i formaggi degli animali allevati grazie a pascoli ricchi di essenze, dall’altro, accompagnerà quegli agricoltori di pianura che decideranno di rigenerare terreni sfruttati, ripristinandone la biodiversità.”

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