Come emerso nel corso del G7, riunitosi il 13 e 14 maggio a Stoccarda (Germania), lo studio Allianz Trade (Gruppo Allianz) conferma ed evidenzia l’incremento dei prezzi dei generi alimentari.
Dopo aver assistito a un generale aumento nel 2021 (+31%), Allianz Trade prevede una ulteriore crescita dei prezzi fino a stimare un +23% nel 2022, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime come il carburante, l’elettricità e i fertilizzanti. A incidere sui prezzi anche i modesti rendimenti agricoli, che si sono tradotti in basse scorte, e, più recentemente, l’’invasione russa in Ucraina, che ha avuto un impatto non solo sulla fornitura di generi alimentari, come grano e petrolio, ma ha anche prodotto effetti sui prezzi dei prodotti sostitutivi.
Il tutto avrà una ricaduta pesante sui consumatori finali.
Utilizzando la stima per la quale i rivenditori trasferiscono sui consumatori l’equivalente del 75% dell’aumento dei costi della produzione, Allianz Trade ritiene che l’inflazione alimentare inciderà sulla spesa del consumatore europeo in media di 243,00 Euro in più, per lo stesso paniere di prodotti alimentari, rispetto al 2021.
Analizzando questo maggior esborso, tra i Paesi presi in analisi, si stima che gli italiani, nel 2022, dovranno mettere a budget 229,00 Euro in più per la spesa alimentare, rispetto al 2021. In Germania si arriverà addirittura a spendere 254,00 Euro in più, in Francia +224,00 Euro, in Spagna +200,00 Euro, mentre, in Polonia l’incremento sarà contenuto a +152,00 Euro.
“In Italia – afferma Luca Burrafato, Responsabile Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa per Allianz Trade – tutti i principali beni alimentari acquistati dalle famiglie sono in aumento. La pasta, dal 2021 a oggi, ha segnato il maggior incremento con un +12,5%, olii e grassi sono a +10,3% e le verdure +10%. Seguono, con incrementi appena al di sotto la doppia cifra, la frutta, la carne e le bevande”.
I produttori di alimenti e bevande dell’Eurozona hanno già provveduto ad apportare rincari in media del +14%, dall’inizio del 2021, con maggiori aumenti riscontrati soprattutto nei prodotti in uso nella vita quotidiana, inclusi oli e grassi (+53%), farine (+28%) e pasta (+19%).
Tendenza diversa quella dei prezzi al dettaglio degli alimenti, che hanno registrato solo un modesto +6%; il che significa che i rivenditori hanno per ora trasferito meno della metà dei costi più alti di produzione sui consumatori finali.
Gli episodi passati dimostrano, infatti, che quando si è registrata un’elevata inflazione alimentare, l’adeguamento dei costi nei confronti del consumatore finale è avvenuta sempre con un certo ritardo.
Tenuto conto di un aumento generale del costo della vita (carburante, elettricità, affitti, cibo fuori casa, ecc.), è probabile che questo incremento dei costi darà luce a dibattiti su possibili interventi del welfare, per alleviare l’onere nei confronti delle famiglie maggiormente in difficoltà.