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Dom. Dic 22nd, 2024

 Dopo essere stato un dicastero chiave per buona parte del XX secolo, il Ministero delle Politiche Agricole è oggi una realtà sempre più complicata da valorizzare, che deve per forza operare in sinergia con altri, in particolare con i ministeri dello Sviluppo economico e degli Esteri. Ma quale ruolo hanno giocato i suoi titolari in questi anni? Come (non) lo hanno rivitalizzato?
Lo spiega molto bene Alimentando.info, il periodico italiano del settore alimentare, che ancora una volta si è interrogato su tematiche care al Bel Paese, in particolare mettendo sotto esame gli ultimi dieci politici che in questi anni hanno ricoperto il ruolo di ministro delle Politiche Agricole.
 
Negli anni si sono avvicendati ministri di diverso spessore da presidenti del Consiglio e della Repubblica come Antonio Segni (a Palazzo Chi­gi dal 1955 al 1957 e al Quirinale dal 1962 al 1964) fino ad economisti di caratura internazionale. Sono però presenti anche nomi di cui, ancora oggi, non si conosce il vero motivo della loro nomina.
 
L’indagine, in particolare, si è focalizzata sugli ultimi 10 inquilini di via XX Settembre, da Paolo De Castro (2006) fino a Stefano Patuanelli attualmente in carica. In questi anni, come si può leggere a questo link, la poltrona del Mipaaf è stata occupata da figure che hanno sostenuto un comparto strategico come l’agroalimentare, ma anche da personaggi con competenze limitate.


 
La classifica vede al primo posto Paolo De Castro (Margherita-PD) che ottiene una valutazione di 8,5 grazie agli effetti a lungo termine del suo operato. Gran conoscitore delle dinamiche agricole italiane e internazionali, a lui si deve anche la storica direttiva Ue contro le pratiche sleali del 2019.
Conquista il secondo posto Luca Zaia con un 8 in pagella: laureato alla facoltà di Agraria dell’Università di Udine, ha unito competenza e passione risolvendo la grana del blocco all’export negli Usa del Brunello di Montalcino, vietato dopo la scoperta di alcune partite con certificazioni false. Suo anche il merito di aver presieduto il primo G8 agricolo, nel Castelbrando di un piccolo comune chiamato Cison di Valmarino (ovviamente in Veneto).
Terzo posto sul podio per Maurizio Martina (PD) che ottiene un 7/8. Martina ha equilibrato competenze tecniche e formazione politica; dalla sua ha anche un mandato particolarmente longevo: ben quattro anni con in mezzo un evento dalla risonanza planetaria come Expo 2015, gestito egregiamente, e una posizione chiara e netta sul Ceta, l’accordo di libero scambio Ue-Canada.
 
Chiudono invece la Top10, entrambi con un 4 in pagella, Francesco Saverio Romano (Popolari di Italia domani) e Nunzia De Girolamo (Popolo delle Libertà).
In carica per pochi mesi, Francesco Saverio Romano fa registrare una boutade su un logo per i ristoratori all’estero che utilizzano prodotti italiani e un’ora secca di ritardo alla manifestazione Cibus Tour 2011, fra il disappunto generale.
Poche note di rilievo anche per Nunzia De Girolamo: emerge solo una polemica, nel dicembre 2013, a seguito di una sortita al Brennero con la divisa della Coldiretti per una protesta organizzata al confine tra Italia e Austria per “difendere il made in Italy”. La sua presenza venne però criticata da Confindustria e da Federalimentare.


 
Tutte le posizioni e le loro motivazioni sono disponibili a questo link.
 
“Dall’indagine emerge quanto sia fondamentale la scelta del nuovo Ministro delle Politiche Agricole, e non solo quello” dichiara Angelo Frigerio, direttore di Alimentando.info. “La classe politica italiana deve valorizzare questo ministero che deve operare in sinergia con altri e affidare quindi ruoli cruciali a persone competenti, responsabili, formate e informate in quanto queste ultime hanno in mano la crescita di un intero Paese”.

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