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Sab. Nov 16th, 2024

È bastato un tweet proveniente da un account parodia, che tanti non hanno capito, per far scattare la polemica e lanciare Esselunga in tendenza su Twitter. Il motivo: un gioco di parole tra “finocchio” e “pinocchio”, per una campagna pubblicitaria in cui l’ortaggio è stato rappresentato con un cappello e un naso che richiamano quello del celebre personaggio creato dalla penna di Carlo Collodi. L’immagine è stata ritwittata e tacciata ironicamente di omofobia dal profilo @frampagna e da quel momento è iniziata la bagarre. E’ quanto scrive HuffPost.

“Siamo nel 2022, siamo in Italia; questo dovrebbe voler dire il trovarsi in un luogo civile E invece no. Dopo l’affossamento del Ddl Zan, ora le bustine omofobe distribuite da catene con rimandi fallici nel logo. A me? Fa schifo”, ha twittato l’account parodia, scatenando le reazioni social. Solo alcuni utenti, più avveduti, hanno colto e sottolineato la natura ironica delle frasi, mentre la maggior parte ha preso il cinguettio molto seriamente. “Bisogna avere un’ossessione per leggere omofobia qui”; “Sono anni che Esselunga porta avanti questa campagna… peraltro simpatica e di successo. vedere il male ovunque è un atteggiamento autolesionista e decisamente poco intelligente”; “Se lo lasci dire, Lei ha una fissa se vede malizia ovunque e non capisce che è un riferimento a Pinocchio”: sono solo alcuni dei commenti al post.

Insomma: un vero e proprio cortocircuito social, scatenato dalla mancanza di comprensione di un tweet ironico. “Non è vero, non si è offeso nessuno. Era un account parodia che con un tweet ha scatenato un orda di ‘e allora non si può dire nulla’. E ora esselunga è treinding topic. Verificate prima di indignarvi e twittare, o vi create una realtà alternativa assurda e folle”, ha riassunto un utente.

Nella discussione social è intervenuto anche Giuseppe Caprotti, figlio di Bernardo, fondatore storico di Esselunga, spiegando che la campagna pubblicitaria è nata diversi anni fa ed è stata realizzata in collaborazione col grande pubblicitario Armando Testa.

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