In Nord America e in Australia è molto più che una novità, tanto che due dei brand ad essere partiti per primi (KeVita negli USA, in California, nel 2009 e Mojo in Australia nel 2011) sono già finiti rispettivamente nell’orbita di PepsiCo e Coca Cola. E adesso il Kombucha, una bevanda fermentata, analcolica e salutare a base di tè, si candida ad essere il nuovo trend in ambito beverage anche in Europa, con un mercato stimato in 244 milioni di dollari nel 2021 e un tasso di crescita annuo del 24%*.
In Italia, a saziare la “sete” di Kombucha e a cogliere le opportunità di un segmento in crescita ma rappresentato ancora da piccole realtà artigianali, arriva MIA Kombucha: nata dall’idea di cinque Under35 e dalla fusione di due produzioni artigianali lombarde (MIA, appunto, nell’area di Varese, e Revolucha Kombucha nel comasco), MIA Kombucha (www.miakombucha.com) ha l’ambizione di portare la popolarità di questa bevanda al livello successivo anche in Italia, investendo su un laboratorio capace di sostenere una produzione di 10.000 litri al mese (equivalenti a più di 30.000 lattine) e su un brand fresco, inclusivo e contemporaneo. Oltre che, naturalmente, sulla qualità del suo prodotto.
“Mi sono innamorato del Kombucha in Australia, dove ho vissuto per sei anni lavorando nel mondo del F&B: lì questa bevanda era già molto popolare e apprezzata perché gustosa, dissetante e salutare. Così, tornato in Italia, ho iniziato i primi esperimenti di fermentazione – racconta Mattia Baggiani, co-founder di MIA Kombucha insieme agli amici Battista Maconi, Gabriele Mezzadri e Simone Vertemati. Ivan Parenti, che per il Kombucha ha lasciato una ben avviata carriera nel marketing, si è aggiunto poco dopo: “Ho lavorato nel marketing per quasi dieci anni, ma nel mio tempo libero coltivavo la passione per la fermentazione producendo e giudicando birre artigianali: un mercato, quest’ultimo, che ho visto esplodere. Nel Kombucha ho visto più spazio e le stesse potenzialità, così mi sono buttato”.
Una scommessa, quella sul Kombucha, che trova fondamento nel carattere salutare e benefico della bevanda, attributi che ne hanno determinato il successo commerciale prima in California e poi in tutti gli Stati Uniti. Ma perché il Kombucha è considerato un drink così salutare? La ragione principale sta proprio nel naturale processo di fermentazione, che libera degli acidi organici dalle grandi proprietà probiotiche; a questo si aggiungono quelle antiossidanti del tè, e la bassissima concentrazione di zuccheri. La qualità della materia prima (MIA usa solo tè bio, delle varietà Gunpowder e Rukeri), l’abilità del fermentatore e le scelte di aromatizzazione (MIA, ad esempio, è disponibile nei gusti Zenzero, Limone e Lampone) fanno il resto.
Con una campagna Crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd partita il 30 giugno, MIA Kombucha si candida così a diventare il primo brand italiano di Kombucha: “Il nostro Kombucha ha suscitato tanta curiosità nei primi 12 mesi, così abbiamo pensato che il crowdfunding fosse la scelta migliore per accompagnare MIA nella sua successiva fase di crescita; in questo modo, inoltre, vogliamo dare l’opportunità di partecipare al progetto alla community di appassionati del prodotto – conclude Mattia Baggiani di Mia Kombucha – con le nuove risorse lavoreremo principalmente sul brand, che consideriamo uno dei nostri asset e che vogliamo rispecchi i valori di inclusività, innovazione e freschezza di MIA, e sull’ampliamento dei canali di distribuzione, con la visione di portare una lattina di MIA in quanti più frigoriferi possibili in Italia”.
La campagna Mamacrowd, che è partita il 30 giugno e si concluderà il 30 agosto, è disponibile a questo link: https://mamacrowd.com/it/project/mia-kombucha