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Dom. Dic 22nd, 2024

Diventare food influencer è una professione assai interessante che è riuscita ad emergere in modo preponderante grazie all’avvento dei social media.

Per molti si tratta puramente di un hobby goloso, ma in realtà queste figure professionali, come dice il termine stesso, sono in grado di influenzare i consumi dei loro followers.

Parleremo – scrive questoi interessante articolo di Trend online – dunque del significato di questa figura e, soprattutto, di come fare a trasformare un interesse verso il mondo del food in una vera e propria professione.

Chi sono i food influencer?

Il significato di una professione a dir poco golosa
In realtà, più che analizzare il lato gastronomico di questa professione, dovremmo capire che l’ambito di lavoro é senza dubbio il digital marketing.

Ormai il termine è stato completamente sdoganato, dimenticando spesso la vera importanza che esso riveste nella società. Non si tratta infatti di avere solo un numeroso seguito (ad esempio nei social), ma di una vera e propria capacità di influenzare opinioni e consumi dei propri followers.

Ecco quindi che il significato di questa professione è riposto soprattutto qui: il food&beverage, infatti, è uno dei settori che meglio riesce ad essere rappresentato dal mondo patinato di siti web e social.

Nuove ricette, nuove diete, consigli per persone intolleranti, per persone che scelgono diete vegane e vegetariane: il mondo del food influencer marketing è oltremodo variegato.

Dando uno sguardo più da vicino a questo mestiere, cosa troveremmo?

Questo mondo, ben nutrito di personalità di spicco, da Fatto in casa da Benedetta a Cucina Botanica, è costituito da persone con una forte credibilità seguite da una community assai solida che hanno saputo costruire nel tempo.

Se queste figure si fanno promotrici di brand o di particolari prodotti, in virtù del rapporto di fiducia che hanno con il loro pubblico, sono in grado di influenzarne la volontà di acquisto presso la propria nicchia.

Studi dimostrano infatti che un terzo dei giovani (18-34 anni) si fida di più di un particolare prodotto se è stato prima proposto dall’influencer ‘di fiducia’.

Quanto si guadagna?


Trattandosi di un lavoro che in buona parte è possibile svolgere nella comodità della propria casa, al giorno d’oggi è davvero molto ambito.

Gli influencer specializzati nel settore Food&Beverage possono guadagnare decine di migliaia di euro quando la loro community è solida con un investimento che è davvero minimo.

Per questo, molte persone, attratte dalle laute prospettive di guadagno, sono tentate di diventare food influencer a loro volta. La realtà dei fatti, però, è che il settore Food è già piuttosto ricco di personalità di spicco e quindi è sempre più difficile ritagliarsi la propria nicchia di mercato ed emergere.

Molti hanno iniziato diventando food blogger, ovvero aprendo un proprio sito in cui divulgare i propri contenuti e diffondere la propria creatività. Parallelamente, hanno aperto alcuni profili social, Instagram, Pinterest e TikTok in particolar modo, e hanno iniziato le collaborazioni. Possono essere collaborazioni con i brand, ma anche con altri content creator specializzati nel medesimo settore.

Quello che è importante comprendere è che il guadagno da decine di migliaia di euro si raggiunge solo nel tempo e con molta costanza. I risultati non saranno visibili immediatamente e bisognerà faticare molto per riuscire ad ottenere ciò che si desidera.

Infatti, per molte persone, questa attività all’inizio è semplicemente un side job, un secondo lavoro.

Riuscire a diventare un professionista del settore food può regalare grandissime soddisfazioni.

Come diventare food influencer: gli step preliminari


Come detto, diventare food blogger e influencer non è questione di poche settimane e nemmeno di pochi mesi. L’assoluta costanza è la parola d’ordine nel momento in cui si approccia il mondo dell’influencer marketing.

Ci sono però alcuni step che è necessario considerare ancora prima di iniziare a costruire la propria attività sul web. Qui abbiamo riassunto i 3 principali.

Definire quali sono i propri obiettivi S.M.A.R.T.;
Sembra una banalità, ma ancor prima di iniziare un progetto è importante capire dove vogliamo che questo ci porti. Non si tratta semplicemente di impostare degli obiettivi a lungo termine. Essi saranno piuttosto vaghi e verranno ritoccati con il tempo e con l’esperienza.

La cosa più importante è fissare obiettivi di breve termine che siano S.M.A.R.T.: Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Time-Based. In altre parole, specifici, misurabili, raggiungibili, realistici e circoscrivibili all’interno di un definito asse temporale.

Questi obiettivi di medio termine saranno utili perché saranno quantificabili. Es. numero di visite al sito entro una tale data, numero di followers entro fine anno, ecc.

Definire la propria nicchia di mercato;
Abbiamo detto che il settore Food&Beverage è saturo. Non è sufficiente aprire un blog che parli di ‘cibo’. Non è nemmeno sufficiente parlare di ‘cibo sano’ o ‘cibo vegetale’. Per riuscire ad emergere dobbiamo indagare a fondo su quali sono i bisogni del mercato e quali di questi non sono ancora stati coperti (o sono stati coperti poco).

In questo modo, anche se non costruiremo una community di milioni di persone, avremo una community molto più circoscritta e basata sugli stessi interessi.

Studiare l’immagine da dare al nostro brand.
In base a ciò che vogliamo comunicare e a chi vogliamo comunicarlo sarà importante costruire sin da subito un’immagine coerente e riconoscibile. Non si tratta solo della scelta dei colori aziendali (scelta comunque importante), ma anche di definire, in base a dove la nostra nicchia si trova, il tono di voce con cui raggiungerla.

Dovremmo basarci sulla tipologia di utenti, sulla tipologia di contenuto che vogliamo creare ma anche sulla tipologia di piattaforma in cui ci troviamo.

Tutte queste analisi sono preliminari e non possono essere dimenticate nel momento in cui vogliamo trasformare l’hobby di food blogger e food influencer in una professione attraverso la quale guadagnare.

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