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Mer. Nov 20th, 2024

Comunicare efficacemente in un’epoca caratterizzata da uno scenario geopolitico complesso e da grandi cambiamenti economici, sociali e ambientali, è una delle sfide principali per le aziende, siano esse multinazionali e corporation che PMI o start-up. Mai come quest’anno, i migliori professionisti della comunicazione hanno fatto la differenza lavorando in un contesto mediatico attraversato da discontinuità e mercati instabili.

Chi sono i 100 comunicatori aziendali più influenti al mondo del 2022?

A stilare la classifica ci pensa ogni anno, con il suo report The Influence 100, PRovoke Media, la media company che produce analisi, insight e news sulle tendenze più importanti del mondo della comunicazione d’impresa. Un ranking che rappresenta la più completa mappatura dei direttori della comunicazione e marketing più influenti, che hanno il maggior peso in termini di reputazione, anche perché nella maggior parte dei casi a diretto riporto di alcuni dei CEO più autorevoli del mondo

Nella classifica c’è anche Lorenza Pigozzi, Direttore comunicazione e relazioni istituzionali di Mediobanca. Si tratta dell’unica italiana presente nel ranking nonché dell’unico corporate brand italiano.

Cosa emerge dal report? Innanzitutto, che le donne sono più numerose rispetto agli uomini per il terzo anno consecutivo, 57 contro 43. Una presenza femminile che è in continuo aumento nel tempo (erano 47 nel 2019, 54 nel 2020 e 55 nel 2021). A livello geografico, il 53% dei migliori direttori comunicazione lavora negli USA, seguiti dall’Europa (24%), dall’Asia (13%), dal Medioriente e dall’Africa (7%) e dall’America Latina (3%). In un’era sempre più tecnologica e digitale, non sorprende che il settore più rappresentato sia proprio quello della tecnologia /telecomunicazioni/elettronica (17%), seguito da finanza e i servizi (16%), beni di largo consumo (15%), healthcare (11%) e food e drink (11%).

Passiamo al background e alle esperienze professionali. In media i 100 comunicatori in classifica lavorano nella loro attuale azienda da 8,2 anni, con alcune personalità che hanno superato addirittura i 30 anni di servizio nella stessa società, come il recordman Masayoshi Shirayanagi, in Toyota da 38 anni, Conny Braams, in Unilever da 31 anni, Jan Runau, in Adidas da 30 anni e Bea Perez, in Coca-Cola da 28 anni. Il 97% dei nomi in lista ha almeno una laurea, con il 30% che ne possiede anche una specialistica. È interessante notare che la percentuale dei non laureati è in lieve aumento (il 3% contro il 2% del 2021). Chissà, forse nel tempo le competenze sempre più digitali ed eterogenee richieste per aver successo nelle pubbliche relazioni potrebbero avere un peso superiore rispetto ai titoli di studio. Per quanto riguarda il percorso formativo, i corsi da cui provengono i 100 sono per lo più: comunicazione, giornalismo, pubbliche relazioni, scienze politiche, relazioni internazionali e marketing.

A livello di budget gestiti, gli Influence 100 spendono per le pubbliche relazioni oltre $4,8 miliardi, in lieve aumento rispetto $4,7 miliardi del 2021, anche se ancora inferiore ai $6,5 miliardi registrati nel 2012, il primo anno del report. La reputazione è al centro della spesa: per il 66% sarà la priorità per il 2023. Seguono poi le iniziative di corporate and social responsibility/ESG (59%), lo sviluppo di contenuti anche per il marketing (56%), per i social e per il coinvolgimento dei collaboratori (entrambi 49%). Oltre un terzo (69%) gestisce poi team da oltre 100 persone, in aumento rispetto al 52% del 2021.

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