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Ven. Nov 22nd, 2024
 Guendalina Graffigna Guendalina Graffigna

 Sapevi che l’umore influenza quello che scegliamo di mangiare? Che cosa ci spinge in certe situazioni a scegliere una buona bibita gassata e zuccherata, piuttosto che un più salubre succo di frutta? Perché, se ci si sente un po’ giù, un buon dolce ci rincuora maggiormente di una più salubre mela? Chi è curioso di sapere come e perché i nostri stati d’animo possano influenzare la scelta del cibo da mangiare, può offrirsi come volontario per sottoporsi al test per la ricerca che il centro EngageMinds Hub dell’Università Cattolica, diretto da Guendalina Graffigna, sta conducendo presso il campus Santa Monica.

Per partecipare quale tester basta mandare la propria candidatura a lorenzo.palamenghi@unicatt.it oppure telefonare al numero 0372/499181.

E’ quanto riporta la Provincia di Cremona nell’articolo che riportiamo integralmente qui di seguito.

«L’obiettivo è quello di cercare di capire come l’umore e le emozioni che proviamo influenzino le valutazioni che facciamo del cibo e quindi le scelte alimentari — spiega Lorenzo Palamenghi —. La ricerca parte dal presupposto che compiere scelte alimentari sane è fondamentale per la salute, ma che il nostro umore può influenzare le nostre decisioni: in particolare un umore deflesso può spingere verso comportamenti di alimentazione sregolata, per esempio attraverso l’uso di comfort food. Questo ha particolare rilevanza per i pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali, alle quali viene richiesto di evitare i cosiddetti alimenti trigger, ovvero quegli alimenti che rischiano di scatenare o peggiorare la sintomatologia del paziente».

La ricerca è ora al punto di analisi di tester senza particolari patologie intestinali, poi sarà la volta di un campione di soggetti con malattie infiammatorie cronache dell’apparato intestinale. I vari atteggiamenti che portano alla scelta dei cibi, più o meno sani, saranno poi confrontati in fase di elaborazione e analisi delle informazioni raccolte.

Così, accettata la sfida di fare da cavia, ci si ritrova davanti a un computer, lo sguardo misurato attraverso «l’eye tracker», tecnologia che permette di seguire lo sguardo dei partecipanti e fare inferenze sui processi attenzionali.

«A questa registrazione — spiega Palamenghi — facciamo seguire una serie di questionari per approfondire come, dopo una manipolazione dell’umore, persone con caratteristiche diverse reagiscano ai cibi e scelgano di conseguenza. Questo ci permetterà di approfondire la relazione tra scelte alimentari, motivazione, umore e caratteristiche psicologiche degli individui».

Il test dura una mezz’ora e parte con la visione di un video che ha come obiettivo quello di condizionare l’umore del tester, mettendolo in una situazione tale che la scelta del cibo possa in un certo qual modo compensare l’umore o la condizione psicologica in cui si è improvvisamente ritrovato catapultato e per lo più a stomaco vuoto. Si passa poi alla proiezione su video di alcuni alimenti, tutti molto colorati e invitanti, solidi prima e liquidi poi. Si spazia dai crackers alle merendine, dalla verdura a un panino, da una birra a un succo di frutta, da un bicchiere d’acqua a uno di Coca Cola.

L’osservazione e l’attenzione del tester vengono misurate, così come la scelta definitiva, con un colpo di clic del mouse. Alla carrellata di cibi e bevande fanno seguito due test, sempre da compilare online, in cui la ricerca tenta di indagare i perché delle scelte e le abitudini alimentari del tester. A compensare la disponibilità di chi si è sottoposto o si sottoporrà al test la possibilità di ricevere un buono Amazon di 5 euro.

«In questo momento stiamo lavorando sul cittadino comune, sano, per testare e raffinare la metodologia, ma contiamo presto di passare (grazie a una collaborazione con l’associazione AMICI, con cui abbiamo già lavorato in passato) ad un campione di pazienti con malattia infiammatoria cronica dell’intestino, per cui l’alimentazione sana è molto più rilevante e lo sgarro ha possibili conseguenze più gravi», conclude il ricercatore.

I risultati della ricerca arriveranno, con ogni probabilità, entro l’anno. 

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