Un fornelletto sul balcone di casa, materie prime semplici e una frase che ormai è un tormentone: «Aò, che te voi magnà oggi?». Questi sono gli ingredienti del successo di Ruben Bondì, lo chef ventiquattrenne che chiede a vicini i loro piatti preferiti, li realizza e poi glieli fa assaggiare. Un format che lo ha fatto guadagnare 1,3 milioni di follower sul profilo TikTok (@cucinaconruben) e più di 650mila su Instagram.
Il Corriere.it spiega il segreto del suo successo.
Ma come è nata l’idea?
«Gennaio 2022, torno da una vacanza a Madrid e…sono risultato positivo al Covid. All’epoca casa mia era in ristrutturazione, quindi sono stato costretto a tornare a casa dei miei genitori e fare la quarantena nella mia vecchia cameretta. Ma io non riesco a stare senza cucinare, quindi ho montato un fornelletto sul balcone e mi sono messo all’opera. Pensa che il primo video di questo genere non l’ho nemmeno pubblicato, perché era il periodo in cui se eri positivo ti guardavano male!».
E poi ha iniziato a chiedere cosa volessero mangiare i vicini?
«È stato un processo graduale: inizialmente cucinavo quello che andava a me, poi ho iniziato a chiedere ‘Aò, che te voi magnà’, ma alla fine quello che ‘magnava’ ero solo io e non mi pareva giusto. Allora un giorno ho chiesto a un operaio in pausa pranzo di cosa aveva voglia. Lui mi ha chiesto un panino e poi ce lo siamo mangiato insieme. Una bella esperienza, del cibo amo proprio questo: il senso di condivisione e credo che sia anche uno dei motivi per cui i miei video piacciono».
In che senso?
«I miei tiktok rievocano i condomini del passato, quando ci si passava le cose dalle finestre e si condivideva cibo e tempo con i vicini».
Hai preso un aspetto del passato e l’hai portato sul social «del futuro», cioè TikTok, come mai?
«Tutto è nato per una sfida che ho lanciato a mia sorella durante la seconda ondata di Covid: ‘Scommettiamo che in una settimana faccio più follower di te?’. Beh, ho vinto: ho raggiunto 10mila follower in sette giorni».
Secondo te come mai questo format funziona così bene?
«Perché mi rappresenta a pieno. Io sono un ragazzo a cui piace cucinare e parlare con la gente, nei video mi comporto come nella vita reale. La gente questo lo nota. Poi sui social c’è tutto un filone di video virali dove le persone cucinano in luoghi strani con attrezzi rudimentali, come nelle foreste. Io per raggiungere una foresta, da Trastevere, devo farmi 45 minuti di macchina. Solo un matto come me poteva scegliere il balcone!»
Il piatto più strano che hai mai preparato sul balcone?
«Una ragazza una volta mi ha chiesto un hamburger e mi sono detto: ‘ok, ma famolo strano’. L’ho preparato con l’ananas, molto figo».
Nella vita «reale», come direbbe qualcuno, fai il personal chef. Come è nata la passione per la cucina?
«A quattordici anni ho iniziato ad appassionarmi a questo mondo: guardavo trasmissioni e leggevo solo libri di cucina. Chiesi a mia madre di lasciare la scuola per lavorare in qualche ristorante, ma per fortuna mi disse di no. Lasciai quindi il liceo scientifico per l’alberghiero. Ho iniziato a lavorare all’«Osteria Le Coq», dove affiancavo lo chef stellato Roberto Franzin e per un breve periodo sono stato stagista al ristorante “Il Pagliaccio”».
Hai fatto anche esperienze all’estero?
«Ho lavorato al «The Ned» di Londra, un hotel con dieci ristoranti al suo interno, un’esperienza bella ma impegnativa. Ero giovane, in una città nuova, spaventato dalle lavatrici e dal ferro da stiro. Mettici pure che non sapevo una parola d’inglese. Poi, come tutti, ho subito un po’ di nonnismo dagli italiani con più esperienza, che invece di aiutare cercano di far rivivere ai nuovi arrivati quello che hanno subito loro. Per fortuna non sono tutti così e ho legato con diverse persone. In qualsiasi caso, questo è il mondo della cucina e io amo cucinare».
E se dovessi scegliere tra cucina e social?
«Non credo che uno escluda l’altro. Sui social racconto la mia più grande passione, la cucina. Tolta quella, non sarei io. E poi, con la mia agenzia (Capital Innova) abbiamo già in mente delle sorprese…».
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