di Federico Pizzileo – Chef in Camicia
Oggi viviamo una vera inondazione: uno tsunami quotidiano di foto e di video: sui social, sui cartelloni pubblicitari e nelle chat di gruppo di famiglia, quando si condivide l’ultima creazione ai fornelli pronta per essere gustata.
Ciò che caratterizza queste creazioni? I colori, la disposizione degli elementi e le geometrie, ma anche i contrasti…tutti elementi ormai molto più importanti rispetto al gusto; almeno di primo acchito.
Questo fenomeno si chiama “food porn”, ed è diventato virale da qualche anno a questa parte, coinvolgendo anche gli influencer che amano condividere le immagini dei pranzi e delle cene sui propri canali, condendo con qualche filtro, inquadrature ad hoc e altri strumenti di editing che rendono la foto più invitante.
Ma c’è un altro lato della medaglia, perché per associazione siamo anche abituati a vedere il “food porn” collegato a “junk food”, ma non sono la stessa cosa e in questo articolo scopriamo alcune differenze e diverse curiosità che li riguardano.
Le origini del junk food
Il termine “junk food” che trova riscontro nella traduzione italiana “cibo spazzatura” è nato in tempi relativamente recenti: nel 1951.
Tuttavia, tutti gli alimenti e le merende prive di sostanze nutritive e spesso e volentieri commerciali e industriali esistevano in tutto il mondo già da molto tempo prima.
Poi, con l’ascesa e il miglioramento industriale si espansero sempre di più, coincidendo anche con lo sviluppo e l’arrivo dei più celebri fast food.
Hamburger, patatine fritte, snack al cioccolato e soprattutto ipercalorici che hanno tutti una caratteristica comune: sono prodotti processati con una presenza elevata di zuccheri e grassi idrogenati e raffinati.
Gli effetti del cibo spazzatura li possiamo vedere ogni giorno in TV e scrollando le pagine di informazione e divulgazione sui social: diabete, obesità, malattie cardiovascolari e, in casi estremi, anche depressione e disturbi alimentari di ogni tipo.
Il food porn fa male?
Sono stati lanciati centinaia di migliaia di hashtag con questo nome, ed è ormai l’espressione per eccellenza utilizzata quando si fotografa un piatto, una ricetta o un cibo particolarmente goloso da condividere poi sui social network.
L’origine del “food porn” però risale a qualche anno fa, definendo il cibo ricco di colori e fantasia che stuzzicano l’appetito con un aspetto clamorosamente fuori dai limiti.
Questo approccio al cibo si rispecchia perfettamente in quest’epoca del consumismo, in cui sui social e in generale cerchiamo più il piacere estetico che genera attesa, e non l’azione dell’acquisto diretta.
In certi termini potremmo dire che il “food porn” si differenzia dal “junk food” in modo sostanziale e per diverse ragioni, in primis per la percezione delle due categorie: la prima è vista positivamente, come voyeurismo del cibo; la seconda come qualcosa di aberrante anche se piacevole.