In questo periodo storico caratterizzato da una profondissima emergenza climatica, ogni attenzione deve concentrarsi sulla preservazione e difesa dell’ambiente naturale. La forza degli eventi atmosferici impossibili da prevedere, l’innalzamento delle temperature e la siccità sono solo alcune delle problematiche che stanno attraversando l’Italia e tutto il bacino del Mediterraneo e che coinvolgono tutti, a partire dai produttori.
Secondo l’ultimo report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, lo strumento delle Nazioni Unite che concentra tutte le relazioni scientifiche relative al cambiamento climatico nel mondo) pubblicato a febbraio 2022, infatti, l’agricoltura è – non a caso – fra i settori più colpiti dal riscaldamento globale, con risultati che hanno portato già a una significativa diminuzione della resa produttiva, causata “dall’attuale aumento di 1,1°C della temperatura media globale al di sopra dei livelli preindustriali. Se quel numero raggiungesse 1,5°C, valore identificato da IPCC come il grado limite prima di un disastro climatico totale, avremo circa l’8% dei terreni agricoli del mondo inadatti all’agricoltura” come conferma Debra Roberts, fra i responsabili del rapporto, in una conferenza stampa (https://time.com/6152615/ipcc-report-climate-change-agriculture/).
L’agricoltura biologica è fra gli alleati nel contrasto dell’emergenza climatica, perché si basa su pratiche che non solo proteggono la salute ambientale, ma si impegnano anche nel suo miglioramento, riducendo l’uso di sostanze chimiche di sintesi, promuovendo pratiche di difesa naturale delle piante, di conservazione della fertilità del terreno, di risparmio idrico e di rispetto della biodiversità, consumando meno energia e riducendo le emissioni di gas serra, oltre a presentare un maggiore sequestro di anidride carbonica, pari in media a 3.5±1.1 tonnellate per ettaro (Fonte: IFOAM 2022 https://www.organicseurope.bio/content/uploads/2022/04/IFOAMEU_advocacy_organic-benefits-for-climate-and-biodiversity_2022.pdf?dd).
Numerosi studi (Mäder, P., et al, 2002, Hole, D. Et al, 2005.) dimostrano che l’effetto positivo dell’agricoltura biologica è visibile anche sulla presenza di flora e fauna sul campo e nel sottosuolo con una media di oltre il 30% in più di specie e il 50% in più di impollinatori rispetto al convenzionale.
La sostenibilità e le potenzialità ambientali dell’agricoltura biologica sono state fra gli argomenti discussi dal Professor Giovanni Dinelli (Ordinario all’Università di Bologna e Direttore del Corso di formazione in Agricoltura Biologica) nel corso del workshop di presentazione del progetto It’s Bio, finanziato da Unione Europea e AOP Gruppo Vi. Va. con l’obiettivo di diffondere i valori di salute e sostenibilità dell’agricoltura biologico in Italia, Grecia e Belgio: “Sono numerosi gli studi che dimostrano l’importante ruolo del biologico per la sostenibilità ambientale”, ha affermato il Professor Dinelli, “cito ad esempio un recente lavoro sulla misurazione del LCA (Life Cicle Assesment) svolto in Belgio che mette a confronto produzione di porro convenzionale e biologica. Ebbene i dati parlano chiaro ed evidenziano tra le altre cose il 70% in meno di incidenza del bio sul globalfarming rispetto al convenzionale. I dati scientifici non mancano”, conclude Dinelli, “il biologico è una pratica agricola sostenibile”.
Per tutte queste ragioni l’agricoltura biologica è al centro delle politiche europee in fatto di contrasto al cambiamento climatico, come dimostra il Green Deal e, in particolare, il From Farm to Fork. Il progetto che punta alla conversione del 30% di tutta la superficie agricola europea da convenzionale a biologico. Questi risultati sono raggiungibili solo con il coinvolgimento dei consumatori e della distribuzione, sempre più attenti alla propria salute e alla tutela ambientale come dimostrano le ricerche di FiBL (2022), l’Europa è il secondo mercato mondiale di biologico (44 miliardi di euro, pari al 37%), e presenta 17.1 milioni di ettari destinati al biologico con una crescita del +3.7%, solo nell’ultimo anno.
“In questo contesto”, ha dichiarato Paolo Pari, Direttore di Almaverde Bio, “serve una comunicazione puntuale ed efficace sulla sostenibilità della scelta bio. È importante arricchire le informazioni sul biologico, oltre che sugli aspetti salutistici e di benessere della persona anche su quelli ambientali che hanno un impatto enorme sul futuro del pianeta e credo che il progetto europeo It’s Bio sia una grande opportunità per coordinare, con la distribuzione, una comunicazione che tocchi i punti chiave della sostenibilità.”
It’s Bio è un progetto finanziato da Unione Europea e AOP Gruppo Vi.Va., con la partecipazione di Almaverde Bio, Apofruit, Codma OP, Ca’ Nova, Coop Sole, AOP La Mongolfiera, OrtoRomi e OP Terre di Bari.