In un pugno di terra ci sono più organismi viventi di quante persone sulla Terra; più di otto miliardi tra batteri, lombrichi, nematodi e tantissime altre specie. Un’ incredibile ricchezza e varietà di organismi viventi che assicura – oltre alla fertilità dei suoli e alla loro capacità di assorbire carbonio dall’atmosfera – anche la presenza e la disponibilità dei 18 micro e macro nutrienti necessari alla crescita delle piante alimentari e alla salute umana.
Senza le giuste quantità di calcio, ferro, sodio, zinco, manganese e degli altri elementi presenti nei suoli fertili, la qualità dei cibi si impoverisce drammaticamente: la Global Soil Partnership della FAO stima che sono oltre 2 miliardi le persone che soffrono specificamente di una carenza grave di micronutrienti. “Un suolo povero di nutrienti – ribadisce l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura – è incapace di produrre un cibo sano, con tutti gli ingredienti principali per la salute delle persone”. A minacciare la fertilità e la ricchezza dei suoli agricoli, anche la presenza di sostanze chimiche di sintesi, in parte provenienti dalla stessa agricoltura intensiva.
“La Compagnia del Suolo”
Presentazione-risultati-finali_compressedCambia la Terra, il progetto di FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e WWF, ha realizzato una campagna di informazione, “La Compagnia del Suolo”, che ha esaminato la quantità di pesticidi presenti nei campi, una delle cause dell’impoverimento dei suoli. In occasione della Giornata Mondiale del Suolo del 5 dicembre, presenta i risultati della campagna nel talk “Solo un suolo fertile ci darà sicurezza alimentare”, durante la Festa del Bio a Palazzo Re Enzo, a Bologna. A intervenire, Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio; Franco Ferroni, WWF Italia, Coalizione #CambiamoAgricoltura, Gianumberto Accinelli, Entomologo; Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica; Marco Santori, Consigliere AssoBio. Patrizio Roversi, autore e conduttore televisivo, modera lo scambio di idee e visioni.
“L’agricoltura bio trae la sua forza e la sua ragion d’essere proprio dalla cura del suolo”, ha detto Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio. “Proprio perché si tratta di un’agricoltura che non usa sostanze chimiche di sintesi, favorisce la cura del suolo mantenendolo sano e vivo, per fornire alle piante gli elementi essenziali per la loro crescita, elementi che non possono essere sostituiti da apporti estranei all’ecosistema agricolo naturale. È un dato di fatto che la quantità di carbonio organico, che dipende sia dalla biodiversità del suolo che dalla presenza di microelementi, è maggiore nei campi non trattati con chimica di sintesi. In questo senso, l’agricoltura bio rappresenta un riferimento possibile anche per il resto delle pratiche agricole: la desertificazione sta colpendo fortemente i suoli di tutto il mondo. In Italia un terzo dei suoli è in stato di degrado, e non si potrà continuare a fare affidamento solo sul continuo apporto di fertilizzanti chimici, prodotti con spreco di energia e sistemi altamente inquinanti, collegati a un mercato mondiale che negli ultimi anni ha mostrato tutta la sua fragilità”.
Secondo il “Global Assessment on soil pollution” (Fao e Unep, 2021) “l’analisi dei suoli agricoli in Europa ha dimostrato che l’80% contiene residui di pesticidi, con il 58% che presenta una mistura di varie sostanze”. I pesticidi più comunemente rilevati sono il glifosato con i suoi sottoprodotti, il DDT e i suoi residui, e i fungicidi.
Si tratta di dati perfettamente in linea con le rilevazioni della “Compagnia del Suolo”. La campagna ha analizzato 12 campi convenzionali comparandoli con altrettanti vicini terreni biologici con le stesse colture, in un monitoraggio a carattere dimostrativo su un totale di 24 aziende agricole. Nei campi convenzionali sono state ritrovate ben 20 sostanze chimiche di sintesi tra insetticidi, erbicidi e fungicidi. La sostanza più rilevata è stata il glifosato, che compare in 6 campi convenzionali su 12, seguito dall’AMPA, un acido che deriva dalla degradazione del glifosato. Si tratta dell’erbicida più usato al mondo che ha effetti sulla salute degli ecosistemi e su quella umana, sul cui uso la Commissione Europea deciderà ufficialmente entro metà dicembre. Delle altre 18 sostanze chimiche di sintesi ritrovate, ben 5 risultano revocate da anni: due, il famigerato DDT e il suo metabolita DDE (sostanza che proviene dal degrado della molecola originaria), resistono in quel campo presumibilmente da 44 anni, in quantità non trascurabili. Le altre (permetrina e imidacloprid), vietate rispettivamente nel 2001 e nel 2018, ritrovate in un campo di pomodori; l’ultima (oxodiazon) revocata nel 2021, in un pereto.
Per quanto riguarda i campi biologici, le sostanze di sintesi rilevate sono tre, tra cui un insetticida contro le zanzare probabilmente proveniente dalle abitazioni vicine e in uno stesso campo DDT e DDE. In altre parole, le contaminazioni accidentali da cui il bio cerca da sempre di difendersi.