In Italia il settore vinicolo ha retto bene durante il periodo del Covid e oggi mostra una crescita che apre anche ai giovani imprenditori grandi opportunità di business. Lo studio “Il business vitivinicolo in Italia: Export, sfide future e nuove professionalità” della Rome Business School, curato da Valerio Mancini, evidenzia come il settore vitivinicolo italiano si confermi maggior produttore al mondo, nonostante l’aumento dei costi (+35%) conseguente alla guerra in Ucraina. Nel corso del 2021 l’Italia è stata il secondo esportatore di vino con 22,2 milioni di ettolitri (+7,3% sul 2020) per un fatturato complessivo di 7,1 miliardi di euro (+12,5%). E anche il 2022 non è da meno: il 91,7% dei principali produttori italiani conferma un incremento dei ricavi, addirittura a due cifre nel 23,3% dei casi.
In Italia – riporta Agenfood – il mondo del vino dà lavoro a circa 1,8 milioni di persone in 18 settori diversi: agricoltura, industria, trasformazione, commercio e ristorazione, vetro per bicchieri e bottiglie, lavorazione del sughero per tappi, trasporti, assicurazioni, credito, finanza, accessori come cavatappi, sciabole ed etilometri, vivaismo, imballaggi come etichette e cartoni, ricerca, formazione, divulgazione, enoturismo, cosmetica, benessere e salute con l’enoterapia, editoria, pubblicità, informatica e infine bioenergie. Ma attenzione: per essere più competitivi i produttori dovranno guardare sempre più alla sostenibilità e soprattutto all’innovazione di marketing e di prodotto.
Per poter competere e differenziare la propria azienda dalle altre, si devono quindi cercare sempre più elementi distintivi e unici. Dal punto di vista produttivo, uno di questi elementi è quello di presentare ai consumatori selezioni di vini particolari che possono avere però un grande limite: il tempo per il loro consumo ideale, spesso troppo lungo, dopo la stappatura, ed indefinito.
Quella di un vino “pronto” è un’esigenza frequente e mai risolta e da questa sfida cruciale parte la ricerca di Wine Design (https://www.decanterino.com), impresa fondata dall’architetto Carlo Benati, di Verona, che si occupa di studiare e realizzare idee innovative collegate al mondo del vino.
L’azienda sviluppa soluzioni di design anche per altre realtà aziendali partendo dall’intuizione dell’idea, seguendo la sua realizzazione progettuale, il confezionamento dei prototipi, fino alla realizzazione artigianale o industriale, per proseguire poi con l’eventuale tutela intellettuale del risultato, nonché il relativo brevetto:
Ecco un esempio di quanto appena detto in termini di idea innovativa: il Decanterino Cult, risposta e soluzione a quell’ esigenza, accennata prima, frequente e mai risolta legata ai “tempi troppo lunghi ed indefiniti per la degustazione ottimale di un vino”;
Fiore all’occhiello dell’azienda, Carlo Benati ama definire il Decanterino Cult : ” il nostro biglietto da visita” e racconta come sia nato e che cosa sia :”Ricordo bene – spiega Carlo – ero al ristorante con un caro amico, produttore di vini e parlando, osservavo per l’ennesima volta, la somministrazione di un vino da parte del sommelier: ho constatato in maniera forte la necessità di avere un vino “pronto subito” e la voglia da parte dei commensali di ritualità e di celebrazione, osservandoli girare il bicchiere per ossigenare il vino servito mentre contemplavano il sommelier nell’espletazione delle sue mansioni durante il servizio. Ed ecco l’idea: accessori che rendessero tutto ciò possibile, un vino “pronto subito” attraverso un processo scenografico”.
Il Decanterino Cult (l’INO finale sta per Innovativo Nella Ossigenazione e CULT è l’acronimo di Che Unisce La Teatralità) è un oggetto d’arte realizzato a Murano in 999 pezzi ogni anno. Il Design, un fiore e parimenti una clessidra, rimanda ai concetti di natura e di tempo. Anziché la sabbia però, per misurare il tempo, ci sono delle microsfere all’interno di una “Calla”, la parte superiore del Decanterino. Il passaggio del vino attraverso le stesse, tecnicamente chiamato “percolazione” è il tempo che serve per la sua corretta micro ossigenazione.
Il Sistema, brevettato negli Stati Uniti, in Europa ed in Asia, ha ricevuto l’endorsement di università prestigiose quali Udine (nella persona del Prof. Zironi), Parma (nella persona del Prof. Doria), di centri studio di analisi sensoriale quali Brescia (nella persona del prof. Odello), unitamente a molti professionisti e produttori del settore che, una volta provato, dicono di non poterne più fare a meno.
Questo perché, conclude l’Architetto: “L’utilizzo del Decanterino comporta ottimi benefici ai tre attori principali legati al mondo del vino. Il privato, perché unitamente alla bellezza dell’oggetto e del suo utilizzo scenografico, potrà degustare un vino senza attese. Il Sommelier di un ristorante, che, in virtù di quanto appena detto, potrà fornire un servizio innovativo, coinvolgente ed emozionale, generando un aumento delle vendite di vini di pregio ed un miglioramento della fidelizzazione del cliente. Il produttore, il cui vino verrà valorizzato al massimo, onorando il duro lavoro fatto in cantina dall’ Enologo per ottenerlo.
Il passaggio del vino attraverso le microsfere, la “percolazione”, è di fatto la prima forma di “dinamizzazione controllata” per il servizio dello stesso. Azzera i tempi d’attesa unitamente ad un effetto scenografico fatto di suoni, colori, profumi che stupiscono, sorprendono, emozionano, portando la degustazione ad un livello superiore, multisensoriale.
Funzione, emozione ed arte lavorano assieme generando bellezza, che firma il ricordo della circostanza conviviale.