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Dom. Dic 22nd, 2024

Il Prosciutto di Parma raccoglie la sfida ecologica e porta a termine una ricerca che individua alternative più sostenibili rispetto al packaging tradizionale del prodotto preaffettato.

Spinto da abitudini di consumo che si sono rafforzate notevolmente durante il periodo pandemico, negli ultimi anni il Parma in vaschetta ha fatto registrare performance di vendita eccezionali e, nonostante le scelte di acquisto dei consumatori siano tornate a premiare il banco taglio dopo le limitazioni imposte dal Covid, nel 2022 sono state oltre 90 milioni le confezioni vendute complessivamente in Italia e nei paesi esteri, dato ben superiore a quello registrato nel 2019.

Il Prosciutto di Parma preaffettato rappresenta una soluzione d’acquisto verso cui il mercato continua ad essere particolarmente sensibile, grazie alla comodità e alla versatilità d’uso che lo caratterizzano, aspetti che incontrano le abitudini del consumatore moderno. Il grande successo del prodotto in vaschetta pone ora una nuova sfida: ridurre l’impatto ambientale del packaging.

«Il comparto del Prosciutto di Parma svolge da sempre un ruolo fondamentale per la tenuta sociale ed economica dell’area pedemontana e collinare della provincia parmense, e tale ruolo deve necessariamente comprendere anche l’aspetto ambientale, tanto più importante per una DOP come la nostra, unita da un legame inscindibile con il suo territorio d’origine; compito del nostro Consorzio deve essere quello di investire nella ricerca e coordinare l’impegno e gli sforzi delle aziende del comparto al fine di ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività produttive», afferma Alessandro Utini, Presidente del Consorzio.

Ed è proprio con l’obiettivo di rafforzare la sostenibilità ambientale e l’economia circolare del Prosciutto di Parma che il Consorzio ha realizzato un’approfondita ricerca in collaborazione con la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari di Parma (SSICA), per testare materiali alternativi e più sostenibili rispetto a quelli tradizionalmente impiegati per il confezionamento del preaffettato.

In questo contesto, sono state effettuate prove di shelf-life con imballaggi provenienti da più fonti e con differenti modalità di riciclaggio, quali la carta, il PET riciclabile e le bioplastiche compostabili.

L’impiego di questi materiali nasce dalla volontà di garantire un approvvigionamento di materie prime di origini rinnovabili sostenibili per il pianeta, e dall’esigenza di favorire ogni possibile forma di riutilizzo o recupero dei rifiuti dopo il consumo. I materiali selezionati sono stati combinati in diverse tipologie di confezioni e impiegati per prove di confezionamento in atmosfera protettiva con Prosciutti di Parma di diversi produttori e stagionature variabili da 16 a 20 mesi.

«Al termine del periodo di monitoraggio, le confezioni, sottoposte ad analisi chimico-fisiche, sensoriali e microbiologiche, ci hanno restituito risultati estremamente significativi. Segnaliamo i pack costituiti da vassoio e top in carta (con o senza finestra trasparente), che hanno dato, anche in termini di durata, performance di conservazione addirittura superiori ai materiali tradizionali. La carta rappresenta pertanto un’ottima soluzione per il packaging del nostro prodotto preconfezionato, grazie alle sue caratteristiche di riciclabilità, facilità di riutilizzo e origine da fonte rinnovabile», commenta Alessandro Utini. Ma anche gli altri materiali testati non hanno deluso le aspettative: il vassoio in PET, con shelf-life inferiore alla carta, è adatto per la vendita in confezione trasparente, mentre le confezioni a base di bioplastica compostabile garantiscono una durata più contenuta, compatibile con la formula di vendita “take away”.

«La ricerca, portata a termine con successo dal nostro Consorzio, ha il merito di aver individuato valide alternative ai packaging tradizionali e ha fornito ad aziende produttrici e confezionatrici importanti strumenti a supporto del loro già consistente impegno di sostenibilità. La transizione verso materiali alternativi e più sostenibili, anche in un contesto macroeconomico e produttivo che richiederà impegno e tempo per la sua piena realizzazione, è dunque non solo auspicabile ma finalmente possibile», conclude il Presidente Utini.

La ricerca verrà illustrata dal Consorzio del Prosciutto di Parma nell’ambito del Festival della Green Economy, durante l’evento “Il packaging sostenibile nel food: il caso Prosciutto di Parma”, in programma sabato 6 maggio alle ore 15 presso APE Parma Museo.

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