Senza investimenti sulla qualità non c’è futuro per l’olivicoltura italiana. Parola di The European House – Ambrosetti, che in occasione del Forum Food & Beverage di Bormio (9-10 giugno) ha realizzato un’approfondita disamina di uno dei settori più rappresentativi dell’agroalimentare nazionale, scegliendo Monini come esempio virtuoso di una filiera che necessita di un profondo cambiamento per mantenersi competitiva e sostenibile.
L’Italia, secondo dati dello studio La filiera olivicola e lo sviluppo sostenibile. L’impegno del Gruppo Monini per il territorio, curato da Nevia Andrisani e Giacomo Crespi e presentato al Forum, si conferma infatti uno dei player più importanti a livello internazionale nel settore dell’olio di oliva. Nel 2022 si posiziona come il primo Paese al mondo per consumi (con circa 8 kg pro-capite annui), il primo Paese importatore (con 617.000 tonnellate) e il secondo Paese esportatore (con 395.000 tonnellate che rappresentano circa il 20% delle esportazioni a livello globale, dopo la Spagna che detiene il 60%). La nostra olivicoltura sconta però una forte dipendenza dall’estero, con la produzione che, complice anche il clima e un “nanismo” produttivo (il 42% delle aziende ha meno di due ettari), continua a calare. Quest’anno, ha evidenziato The European House – Ambrosetti, con una riduzione della produzione del 26,7% l’Italia perde anche la seconda posizione a livello globale come Paese produttore, sopravanzato da Grecia e Turchia, oltre che dalla Spagna. “La lettura di questi dati di contesto – si legge nello studio – porta a fare una considerazione sul futuro dell’olivicoltura italiana e sulla necessità di adottare la qualità come elemento distintivo su cui costruire il vantaggio competitivo del nostro Paese”.
In questo quadro emergono esempi virtuosi, come quello di Monini, che “ha fatto della qualità del prodotto uno dei suoi tratti distintivi, ponendosi l’obiettivo di rendere la qualità accessibile ai consumatori”.
L’azienda è stata infatti selezionata dal think tank milanese per la coerenza del suo percorso, per l’attenzione e la cura con cui viene realizzata ogni bottiglia e per gli importanti investimenti (già spesi 12,8 milioni) attuati attraverso il Piano decennale “A Hand for the Future”, una piccola “rivoluzione” sostenibile che sta portando avanti l’impresa.
“L’olivicoltura italiana – ha spiegato Zefferino Monini, presidente di Monini S.p.a., intervenendo al Forum – non sta vivendo un momento semplice: i cambiamenti climatici incidono pesantemente su quantità e qualità della produzione, mentre la concorrenza internazionale si fa sempre più agguerrita e di alto livello. C’è bisogno di un cambio di rotta, di un’evoluzione verso una produzione moderna e sostenibile, che sia in grado di valorizzare la straordinaria ricchezza della nostra produzione. L’Italia dell’olio deve essere conosciuta e riconosciuta per la sua qualità, non possiamo pensare di competere sui numeri. Ma questa qualità va costruita e ricercata attraverso uno sforzo congiunto di tutti gli attori di filiera, dalla produzione alla distribuzione, e attraverso investimenti a nostro avviso non più demandabili”.
Uno dei principali investimenti realizzati dall’azienda di Spoleto si chiama Bosco Monini: un polmone verde che sta nascendo tra Umbria, Puglia e Toscana da oltre 1 milione di nuovi olivi piantati prevalentemente in aree abbandonate e che rappresenta il modello di olivicoltura moderna e sostenibile che l’impresa vuole condividere. Attualmente sono state messe a terra quasi 700 mila nuove piante coltivate ad agricoltura biologica, con l’obiettivo di raggiungere, se non superare, il milione di olivi entro il 2030. Un’impresa dalla valenza ambientale, che permette di sequestrare oltre 50.000 tonnellate di anidride carbonica l’anno, ma anche strategica, poiché consentirebbe di produrre, in maniera sostenibile e rispettosa delle risorse, più olio 100% italiano, biologico e di alta qualità.
“Monini – si legge nel rapporto The European House – Ambrosetti – storicamente attivo nel mondo dell’olio di oliva come imbottigliatore e distributore, ha deciso di integrare la sua filiera a monte per portare un’idea nuova di agricoltura, coerente con i tempi che stiamo vivendo e con le sfide che affrontiamo oggi e che dovremo affrontare anche in futuro. Le caratteristiche chiave dell’agricoltura del futuro ideata da Monini sono la biodiversità, la sostenibilità ed il biologico. Si tratta di valori che operano in sinergia e che si rinforzano vicendevolmente contribuendo in modo unitario a definire un nuovo modello, dirompente rispetto al modello tradizionalmente utilizzato”.
Oltre il Bosco: gli altri progetti di sostenibilità
Il tema del Bosco si intreccia con quello della tutela delle api: dopo aver raggiunto e superato l’obiettivo di adottarne 1 milione, Monini ha scelto di sostenere la ricerca scientifica in campo, con un progetto sperimentale che la vede al fianco di LifeGate e dell’Università di Bologna per studiare la vita delle api negli oliveti biologici del Bosco in Toscana, con l’obiettivo di garantire e mantenere nel tempo un habitat favorevole alla biodiversità.
Qualità e rispetto delle risorse non possono prescindere da un utilizzo responsabile della risorsa idrica: è per questo che Bosco Monini viene alimentato con sistemi di irrigazione goccia a goccia, che permettono alle piante di assorbire oltre il 90% dell’acqua somministrata. Non solo, per sviluppare ulteriormente l’applicazione del metodo di precisione, dal 2016 Monini sta studiando in campo nuove tecniche, avvalendosi di monitoraggio satellitare e sensori al suolo, con l’obiettivo di eliminare ogni spreco idrico. Nel 2022 è stato così possibile ridurre del 26% l’utilizzo di acqua negli uliveti sperimentali del Frantoio del Poggiolo (Spoleto), per un risparmio complessivo di quasi 195 mila litri.
In ambito ricerca è stata avviata una collaborazione con l’Università di Perugia per valorizzare uno degli scarti di lavorazione dell’olio, mentre si rafforza per il terzo anno consecutivo la partnership con Fondazione Umberto Veronesi per indagare, tramite il finanziamento della ricerca scientifica italiana d’eccellenza, le proprietà dell’olio extravergine di oliva sull’invecchiamento della popolazione e sulla prevenzione di numerose malattie. Prosegue inoltre l’impegno sull’educazione alimentare, con il progetto “Monini per la Scuola” che ha già permesso di raggiungere 900 mila bambini e ragazzi in Italia e Polonia. Spazio infine alla cultura, perché la sostenibilità è anche bellezza: da anni l’azienda, grazie alla Fondazione Monini, è al fianco del Festival dei Due Mondi di Spoleto per diffondere l’arte e la ricchezza del patrimonio culturale tra le persone.