Le birre chiare leggere, quelle più acquistate, passano le nostre analisi in laboratorio e soprattutto il severo assaggio dei giudici. Migliorabili le informazioni in etichetta ma, ad eccezione di alcune birre straniere (sulle quali si è risparmiato sulla materia prima), il resto delle birre Lager del test esce a testa alta. Ecco la classifica completa e i prodotti premiati da Altroconsumo.
Di poco piacevole, pare ci sia soltanto il prezzo: il costo delle birre Lager – ne abbiamo provate trenta in questo test, risultate buone sia in laboratorio che all’assaggio – è aumentato di ben il 13,9% rispetto all’anno scorso (Istat, maggio 2023). Tanto, se pensiamo che l’inflazione è al 7,6%: vuol dire che il prezzo di queste birre a bassa fermentazione (in cui i lieviti, cioè, fermentano a basse temperature e più lentamente) è cresciuto più di tutto il resto; e anche più di quello delle altre bevande alcoliche (che sono a +7,4 %).
Se vogliamo fare un esempio, il prezzo di una Moretti da 66cl (la birra più venduta in Italia secondo i dati IRI del 2022) è passato da circa 1,10€ del 2022 (rilevazione inchiesta supermercati 2022) a circa 1,25€ nell’inchiesta di quest’anno: l’aumento è del 14,4%. Prendendo invece la birra Miglior Acquisto del nostro test sulle birre 2023, una bottiglia di Finkbrau da 66cl è passata ca circa 0,79€ a 0,99€, con un aumento del 25%.
La classifica di Altroconsumo delle migliori birre Lager
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Probabilmente i costi in forte salita sono dovuti anche al fatto che la birra lager è il tipo di birra più acquistato. Evidentemente piace, nonostante l’amaro che resta nel portafogli; ed è un piacere al palato del consumatore comune che, nelle nostre prove, trova conferma anche in quello degli esperti. I dieci assaggiatori del test hanno dato ottimo o buono a tutti i campioni. E pensare che non si tratta di marchi ricercati o artigianali, che tanto vanno di moda, ma di brand molto commerciali, da supermercato se non “persino” del discount. Ecco la classifica completa con tutti i risultati dei nostri test.
I prodotti non sono stati sottoposti a una semplice degustazione, ma a un’analisi sensoriale, cioè a una prova che stabilisce con metodo scientifico quanto piace la birra e perché, delineandone il profilo organolettico. A ogni giudice è stata servita una diversa sequenza di marchi per evitare influenze reciproche e, a ognuno, veniva anche proposto lo stesso prodotto più di una volta, a sua insaputa: se riceveva voti diversi, la prova incoerente veniva scartata.
All’assaggio cosa è piaciuto?
Le birre più apprezzate sono state quelle più corpose, cioè con più viscosità, densità e pastosità al palato; sono state premiate anche quelle con maggiore intensità dei profumi, persistenza degli aromi percepiti per via retronasale e con un certo grado di amaro. Quanto agli aromi, i più ricercati sono stati: lievito (note odorose riconducibili a fermenti, lieviti e pane), fruttato (profumi di frutta fresca, come gli agrumi, ma anche secca e cotta), cereale (frumento e malto), speziato (liquirizia, tabacco, vaniglia…), tostato (affumicato, caramello, caffè…) e, infine, floreale (miele, oltre che fiori).
Tra le birre che hanno ottenuto cinque stelle all’assaggio c’è anche la Migliore del test, Corona Extra. La cosa ci ha incuriosito perché nell’ultimo test sulle birre, del 2018, aveva invece ottenuto solo la sufficienza (tre stelle) dagli assaggiatori. Di ragioni ne potremmo ipotizzare diverse: potrebbero esserci stati miglioramenti nei processi produttivi o nuovi fornitori di materie prime; quello che sappiamo è che, rispetto a cinque anni fa, sono cambiati gli ingredienti e anche questo potrebbe aver inciso sul gusto. Nel 2018 erano acqua, malto d’orzo, granoturco/riso, luppolo, antiossidante E300 e addensante E405; mentre oggi sono solo acqua, malto d’orzo, granoturco e luppolo; sono stati quindi tolti i due additivi e il riso.
Detto ciò, le cinque stelle all’assaggio le ha ottenute non solo la Migliore del Test, di una marca molto nota e costosa, ma anche il Miglior Acquisto ad esempio, Finkbrau Lager, meno conosciuta e meno cara, ma evidentemente altrettanto gradevole.
Alla prova ok, ma etichette da migliorare
Quasi tutte le birre escono a testa alta anche dalle analisi di laboratorio. Fanno eccezione quattro prodotti di produzione belga e olandese: quelli in fondo alla classifica e Heineken Silver. Con le analisi abbiamo rilevato una quantità di malto e altri cereali inferiore a quanto previsto dalla legge italiana sulla birra che – però
– non è valida per i paesi esteri: il fatto che sia inferiore, comunque, non pare incidere sul gusto, ma indica comunque un risparmio sulle materie prime.
Per il resto dei parametri valutati, il grado alcolico è sempre risultato in linea con il dichiarato in etichetta e con la normativa; bene anche l’andamento della fermentazione (indice di quanti zuccheri del malto o altri cereali utilizza il lievito e quindi di quanto alcol ci sarà: per le Lager meglio che sia entro certi livelli); bene infine l’acidità (che poteva indicare contaminazioni microbiche), il colore (legato all’appartenenza alla categoria Lager) e l’anidride solforosa (conservante praticamente sempre assente).
Quanto alle etichette, le informazioni obbligatorie (grado alcolico, data di scadenza…) sono sempre presenti; è con le indicazioni facoltative sulle confezioni che si potrebbe fare uno sforzo in più. Gran parte delle birre ottiene solo tre stelle (sufficiente) perché riporta solo una minima parte delle informazioni ricercate, facoltative ma utili al consumatore: tra queste, ad esempio, la lista degli ingredienti (l’unica sempre presente), i valori nutrizionali, l’origine delle materie prime e la data di produzione, indice della freschezza del prodotto.