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I top 100 comunicatori aziendali più influenti al mondo nel 2023. Il 10% lavora nel food e drink

Affrontare con successo la sfida della comunicazione in un’epoca complessa, segnata da profonde trasformazioni geopolitiche, economiche, sociali e ambientali, rappresenta una priorità per le aziende, indipendentemente dalla loro dimensione.

Ma chi sono i 100 comunicatori aziendali più influenti al mondo del 2023? A stilare la classifica è, come ogni anno con il suo report The Influence 100, PRovoke Media, la media company che produce analisi, insight e news sulle tendenze più importanti del mondo della comunicazione d’impresa. Un ranking che rappresenta la più completa mappatura dei direttori della comunicazione e marketing più influenti, che hanno il maggior peso in termini di reputazione, anche perché, in molti casi, a diretto riporto di alcuni dei CEO più autorevoli del mondo

I top 100 comunicatori più influenti del 2023

Nella classifica c’è per il quinto anno consecutivo Lorenza Pigozzi, Strategic Communication Director – Executive Vice President di Fincantieri Group e fa il suo ingresso, per la prima volta, Claudio Monteverde, Global Director of Corporate & Internal Communications di Gucci. Pigozzi e Monteverde sono gli unici italiani presenti nel ranking; allo stesso tempo, Fincantieri e Gucci rappresentano gli unici corporate brand italiani della classifica.

Cosa emerge dal report? Innanzitutto, le donne sono più numerose rispetto agli uomini per il quarto anno consecutivo, 61 contro 39. Una presenza femminile che è in continuo aumento nel tempo (dalle 47 del 2019 alle 57 del 2022). A livello geografico, il 50% dei migliori direttori comunicazione lavora negli USA, seguiti dall’Europa (22%), dall’Asia (13%), dal Medioriente e dall’Africa (10%) e dall’America Latina (3%). In un’era sempre più tecnologica e digitale, non sorprende che il settore più rappresentato sia proprio quello della tecnologia /telecomunicazioni/elettronica (19%), seguito da finanza e i servizi (14%), beni di largo consumo (14%), food e drink (10%) e healthcare (9%).

Passiamo al background e alle esperienze professionali. Il 98% dei nomi in lista ha almeno una laurea, con il 27% che ne possiede anche una specialistica. Stabile la percentuale dei non laureati (il 2%; era il 3% nel 2022). Per quanto riguarda il percorso formativo, i corsi da cui provengono i 100 sono per lo più: comunicazione, scienze politiche, letteratura inglese, giurisprudenza e marketing. In media i 100 comunicatori in classifica lavorano nella loro attuale azienda da 8,1 anni, con alcune personalità che hanno superato addirittura i 30 anni di servizio nella stessa società, come il recordman Masayoshi Shirayanagi, in Toyota da 39 anni, Conny Braams, in Unilever da 32 anni, Jan Runau, in Adidas da 31 anni, Joseph Evangelisti, in JP Morgan Chase da 33 anni e Bea Perez, in Coca-Cola da 29 anni.

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A livello di budget gestiti, gli Influence 100 hanno speso per le attività di pubbliche relazioni $3,7 miliardi, in contrazione rispetto ai $4,8 miliardi del 2022. Parlando di budget di altissimo livello, il 17% ha avuto a disposizione risorse che superano i $100 milioni, mentre il 10% una cifra compresa tra i $75 e i $100 milioni. La reputazione è al centro della spesa: per il 68% sarà la priorità per il 2024. Nonostante rappresenti ancora uno dei temi più rilevanti per tutti i settori, la corporate and social responsibility/ESG perde tante posizioni e, se nel 2022 rappresentava un focus fondamentale per il 59% dei professionisti, ora è prioritario per il 32%. Sale vertiginosamente l’interesse per il posizionamento e la thought leadership passatadal 28% al 59%, con un balzo fino al secondo posto della classifica. Al terzo posto, l’engagement dei dipendenti e la gestione del cambiamento (53%), seguiti dallo sviluppo di contenuti anche per il marketing (50%). Quanto sono grandi i team? Oltre un terzo dei professionisti (41%) gestisce team da oltre 100 persone. Infine, 74 degli Influence 100 riportano direttamente ai CEO delle rispettive aziende.

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TM

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