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Cambiare nome ai prodotti a base vegetale confonderà i consumatori. UIF: sono sul mercato da più di 30 anni e non hanno nulla a che vedere con il cibo sintetico

Le aziende del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food esprimono profonda delusione e preoccupazione per l’approvazione in Senato dell’emendamento, inserito nel DDL cosiddetto “sul cibo sintetico”, che vieta l’utilizzo per i prodotti a base vegetale di denominazioni che si ispirano a ricettazioni e preparazioni alimentari utilizzate anche per la carne o il pesce, e/o a terminologie della macelleria, salumeria e pescheria.

“I prodotti a base vegetale sono di casa sulle tavole di oltre 20 milioni di italiani che li consumano regolarmente e che da oltre 30 anni sono abituati a chiamarli così. Si tratta di consumatori che li hanno provati, apprezzati e che hanno deciso di inserirli nella loro dieta.

Lo hanno fatto per esigenze di salute, per questioni etiche, per aumentare il consumo di vegetali, e per diverse altre ragioni, ben consapevoli di cosa sono fatti. Chi li sceglie legge bene le loro etichette e le valuta chiare, trasparenti e complete, sia sugli ingredienti, che sui valori nutrizionali.

Allora perché questo intervento? E perché inserire l’emendamento in un DDL che si occupa di cibo sintetico con cui i nostri prodotti non hanno nulla in comune, né per caratteristiche, né per materie prime usate (i prodotti a base vegetale sono realizzati, appunto, solo con materie prime agricole di origine vegetale), né per lavorazione? Questo crea un grave danno ai consumatori, che ora saranno sì confusi, e a un importante settore industriale, con le sue aziende e i suoi lavoratori”, dichiarano le aziende del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food.

“I prodotti a base vegetale sono sul mercato da più di 30 anni e non hanno nulla a che vedere con il cibo sintetico o coltivato in laboratorio. Nascono da materie prime agricole tradizionali, che fanno parte da sempre della nostra alimentazione: verdure, cereali e legumi. E aiutano a portare in tavola uno degli ingredienti – i vegetali – che è alla base della dieta mediterranea, considerata in tutto il mondo uno dei modelli alimentari più equilibrato e salutare”, precisa il Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food.

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Il livello di consapevolezza sulla composizione dei prodotti a base vegetale è oggi molto alto tra i consumatori: il 79,3% legge attentamente le etichette di questi prodotti (percentuale che sale fino al 92% presso i consumatori più fedeli). 8 consumatori su 10 le reputano ‘esplicite e chiare’, ‘facili da leggere e comprensibili’, ‘veritiere e non fuorvianti’[1].

“Questo divieto nelle denominazioni metterà a rischio un comparto in continua crescita (+10% nel 2021) e aziende (coi loro lavoratori) che operano in questo settore da decenni offrendo prodotti sani, naturali e sostenibili. Marche che comunicano i propri prodotti con modalità e denominazioni chiare, auto esplicative, nel pieno rispetto delle norme. Le nostre etichette permettono al consumatore di reperire e scegliere facilmente sugli scaffali, senza rischi di confusione, i prodotti che vogliono portare in tavola. Il divieto finirà, invece, per ottenere l’effetto opposto a quello desiderato, generando confusione e disorientamento per decine di milioni di Italiani, che consumano abitualmente questi prodotti nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, oltre che attenta all’ambiente. Sarebbe giusto continuare semplicemente a denominare i prodotti a base vegetale per come il consumatore è abituato a identificarli, lasciandogli la totale libertà di scegliere cosa, come e quando mangiarli”, è questo l’appello del Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food che contesta profondamente la nuova norma appena approvata al Senato e che ora sarà al vaglio della Camera dei Deputati.

Food ESG Affairs

TM

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