Dopo il caso dei due euro per tagliare un toast in un bar in provincia di Como, arriva quello dei due euro in più sul conto per avere un piattino per condividere un piatto di trofie al pesto con la propria figlia.
È successo a Finale Ligure e il caso sta infiammando i social dopo che la vicenda è stata denunciata da Selvaggia Lucarelli su Instagram, pubblicando lo scontrino incriminato: “Liguria. Un piatto di trofie al pesto 18 euro – scrive la giornalista ripresa da GenovaToday -, la mamma chiede un piattino per farne assaggiare un po’ anche alla bambina di tre anni che ha già mangiato. Sul conto le mettono due euro per il piattino. Tra l’altro avendole già messo in conto il coperto”.
In serata è arrivato anche il commento del presidente della Regione Giovanni Toti: “Non voglio difendere il ristoratore perché ritengo quell’extra sbagliato, voglio difendere però i tanti ristoratori che ogni giorno lavorano seriamente in Liguria, offrendo un grande servizio a cittadini e turisti grazie alle nostre eccellenze enogastronomiche. Ristorazione che peraltro, oltre a creare migliaia di posti di lavoro, continua a crescere in qualità, con tanti giovani chef in ascesa che negli ultimi anni si sono conquistati importanti riconoscimenti. Non facciamo quindi di tutta l’erba un fascio per qualche situazione spiacevole che succede qui come altrove. La Liguria chiusa e contro i turisti non esiste più: siamo una regione aperta e ospitale e i numeri lo dimostrano, essendo la meta più ambita dell’estate 2023 in Italia. E vogliamo continuare su questa strada. La torta di riso non finirà più”.
Sui social esplode la polemica. “Galera!” Inneggia l’attore Gabriele Rossi, mentre la pasticcera Sara Brancaccio fa notare: “È come quando chiedi un bicchier d’acqua dopo il caffè. Domandi per gentilezza ‘quanto le devo?’ e ti rispondono ‘non importa’. Il mondo si divide in gente che non sta stare al mondo e poi tutti gli altri. Confido che siano di più questi ultimi”.
Dal tardo pomeriggio di lunedì 7 centinaia di persone si sono collegate alla sua pagina su Maps e hanno lasciato un giudizio pessimo, appunto da 1 sola stella, per mostrare la loro contrarietà nei confronti del ristorante. Non perché abbiano mangiato male ma perché non condividono questo modo di fare.
Il review bombing spiegato da Repubblica.it
Con il termine review bombing, entrato nel dizionario di Internet da più o meno 5 anni, si indica la tempesta di recensioni negative che colpiscono un prodotto, un film o appunto un ristorante, per azzopparlo e impedirne il successo a causa di qualcosa non necessariamente legato alle sue qualità e caratteristiche.
Il review bombing è una forma di shitstorm e riguarda gli ambiti più diversi: nel 2019 colpì Family Link, l’app di Google usata dai genitori per controllare gli smartphone dei figli, che mostrarono la loro contrarietà con centinaia di recensioni negative; sempre su Maps ne sono spesso vittima (per esempio) gli stabilimenti balneari che non accettano animali; durante la pandemia ci furono moltissimi casi di review bombing contro bar, ristoranti e negozi italiani che chiedevano il Green Pass ai clienti.
L’anno scorso, un celebre caso di review bombing fu quello scatenato (involontariamente?) da Elon Musk contro Gli Anelli del Potere, la serie tv di Amazon ambientata nell’universo del Signore degli Anelli, che sarebbe stata colpevole di non rispettare le opere originali di Tolkien, fra elfi dalla pelle nera e personaggi femminili ritenuti eccessivamente forti e dominanti.
Come si capisce, il review bombing colpisce a prescindere dalle effettive qualità del prodotto: si dà un voto basso o bassissimo a un film non perché quel film non sia piaciuto, ma perché (magari) il regista o lo sceneggiatore hanno preso su qualcosa una posizione non gradita.
Giusto o sbagliato che sia, il review bombing è una dimostrazione concreta di quanto grande sia il potere dei social network e di come quello che accade online possa avere conseguenze concrete nel mondo reale. Per un ristorante, avere su Maps una valutazione inferiore al 4, se non addirittura inferiore al 3, è un grosso ostacolo: molte persone fanno le ricerche filtrando per voti, e avere un giudizio così basso significa non comparire praticamente mai. Significa essere invisibili, non esistere per centinaia di potenziali clienti.
Nel caso specifico dell’osteria di Finale Ligure, nelle ultime ore stanno succedendo un paio di cose che cercano di riequilibrare la situazione: fra le notte e le prime ore del giorno, stanno comparendo numerose recensioni da 5 stelle, ugualmente di persone che magari non hanno mai mangiato lì ma vogliono mostrare “solidarietà nei confronti del personale”; inoltre, molte delle recenti decine di recensioni da 1 stella sono state chiaramente rimosse da Google. (…)