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Dom. Nov 24th, 2024

Lo spreco alimentare è identificato innanzitutto come spreco di denaro in famiglia: dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Germania, dal Regno Unito all’Olanda, i cittadini del mondo identificano lo sperpero del cibo come un ‘crash’ per le loro economie. Sono le prime anticipazioni del Rapporto globale sul rapporto fra cibo e spreco: un’indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food&Sustainability, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos, realizzata in 8 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan.

Giovedì 28 settembre, in occasione dell’evento programmato a Roma, dalle 11.30 nello Spazio Europa della Commissione Europea, saranno diffusi i nuovi dati del Cross Country Report su cibo e spreco nel mondo, in occasione della IV Giornata internazionale di sensibilizzazione sulle perdite e sprechi alimentari promossa dalle Nazioni Unite.

Secondo le anticipazioni Waste Watcher, dunque, “nelle settimane dell’inflazione alimentare, quando gli alimenti hanno registrato un aumento medio del 10,7% in Italia e si prospetta un aumento di 205 euro, fra settembre e dicembre, rispetto al 2022 (dati Assoutenti, agosto 2023), prevenire lo spreco alimentare equivale a sostenere concretamente la famiglia, oltre ad essere un presidio per la salute dell’ambiente”. Fra i cittadini più preoccupati a livello internazionale per l’impatto economico dello spreco del cibo – si rileva – ci sono certamente gli statunitensi che legano al fenomeno ben tre impatti negativi legati al denaro: 81% spreco di denaro, 62% conseguenze economiche per la mia famiglia, 59% conseguenze economiche e sociali.

I dati del terzo Cross Country Report offrono una panoramica globale sulle abitudini di consumo e spreco intorno al pianeta, “un monitoraggio – spiega il fondatore Spreco Zero Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher International Observatory – certamente essenziale per potenziare la consapevolezza sui comportamenti e le abitudini di fruizione e gestione del cibo, sulla dieta adottata e sugli alimenti realmente consumati, in chiave di prevenzione dello spreco. Il Rapporto diventa così concreto punto di partenza per promuovere politiche pubbliche e private e iniziative internazionali di sensibilizzazione finalizzate a concretizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare al punto 12.3 dove si prevede di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030”.

All’indagine hanno preso parte 8mila cittadini, con un campione statistico di 1000 interviste per ciascun Paese. Fra i primi dati che anticipano il Rapporto ci sono quelli dedicati alle misure pubbliche utili a ridurre lo spreco: una domanda che registra la risposta unanime dei cittadini dei Paesi indagati, puntare sull’istruzione nelle scuole, un obiettivo che da sempre è stato indicato come prioritario dalla campagna Spreco Zero.

Una rinnovata attenzione è anche quella per le etichette fronte pacco, di prima rilevanza nel dibattito europeo, considerate un elemento significativo per il contrasto allo spreco alimentare. Ci sono poi le strategia legate al dna dei Paesi interrogati: i cittadini di Italia e Spagna scelgono di prevenire lo spreco acquistando con maggiore frequenza i prodotti freschi, assecondando così i principi base della Dieta Mediterranea. La lista della spesa resta invece riferimento primario per Paesi come la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti.

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