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Sab. Dic 21st, 2024

(…) Il mercato degli influencer in Italia è in crescita costante: nel 2022 ha raggiunto i 308 milioni di euro, e si stima che nel nostro paese siano circa 350.000 i professionisti in questo settore. Non solo content creator, però, ma anche tutte le figure di collaboratori, videomaker, consulenti che vi ruotano intorno, circa 150.000: parliamo di agenzie di talent scouting, social media manager, membri dei diversi staff coinvolti, e le percentuali continuano a crescere, per un volume d’affari di circa 280 milioni di euro.

E’ quanto scrive Sofia Li Crasti per lastampa.it e di cui di seguito riportiamo alcuni estratti.

Tra i più ricchi influencer italiani, Chiara Ferragni, alla quale si deve la creazione di una vera e propria professione a sé, quella dell’imprenditrice digitale: per un singolo post può guadagnare fino a 72.000 euro circa. In seconda posizione, il Tiktoker più seguito del mondo, Khaby Lame, attorno ai 70.000 euro per post. Terzo in classifica Gianluca Vacchi, che arriva a guadagnare 69.500 euro per un post.

Il rapper Fedez, marito di Chiara Ferragni, con 14 milioni di followers su Instagram raggiunge i 43.600 euro: merito della coppia l’ideazione di quello che si classifica quasi come un vero e proprio brand, quello dei Ferragnez, specializzato nella produzione di contenuti inerenti alla loro vita privata, che di privato mantiene poco o nulla. Entra poi in classifica Mariano Di Vaio, influencer e fashion blogger che per un post guadagna fino a 20 mila euro circa, e Giulia De Lellis, che con 5 milioni di follower per un post sponsorizzato arriva a ottenere anche 16mila euro.

Considerate queste cifre, allora, dove sta l’inganno? Anche se i numeri parlano di un settore in crescita, i guadagni sono in realtà estremamente variabili: molto dipende dal canale utilizzato, dal format, dal tempismo e dalla capacità di intercettare e anzi anticipare le tendenze, per arrivare a un grande pubblico.

I fattori principali che incidono sui compensi sono il numero di follower, l’engagement rate (ossia, la capacità effettiva di raggiungere e coinvolgere un certo numero di persone) e il tasso di conversione, cioè la percentuale delle persone che interagiscono con i contenuti rispetto al numero totale di visite sulla pagina.

A questi si aggiungono la qualità dei contenuti e il settore in cui si opera, oltre al grado di autorevolezza presso il pubblico e il canale su cui si lavora. Considerando la variabilità di questi fattori, in generale un influencer, con un numero di follower che supera i 300.000, può arrivare ad incassare anche 20.000 euro a post su Instagram, 30.000 euro su YouTube e fino a 7000 su TikTok. Facebook, invece, perde terreno, con compensi nettamente più bassi, dato che un mega influencer raggiunge un massimo di 3000 euro a post.

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La vera fonte di guadagno, nel complesso, sembrano essere gli adv: ossia, le collaborazioni con le grandi aziende, che si avvalgono della capacità degli influencer di orientare le abitudini dei consumatori. E tuttavia, paradossalmente, troppi advertisement potrebbero irritare la community degli influencer in questione: sembra infatti che il popolo dei social sia particolarmente suscettibile di fronte alla pubblicità, la quale sembra minare l’illusione di veridicità e immediatezza dei social, compromettendo la fiducia della community, ancor più se il prodotto oggetto di sponsorizzazione non dovesse soddisfare le attese del pubblico.

Nel complesso, dunque, l’industria digitale sembra regolata da delicati equilibri difficili da controllare e da regole precise che gli influencer sono severamente tenuti a rispettare, pena l’esclusione dall’Olimpo dei social, in una situazione di perenne precariato troppo legata ai capricci della community e ai meccanismi di funzionamento dei vari social network.

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